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9 NOVEMBRE/ LA STORIA DI OSCAR

Negli ultimi tre giorni, Oscar aveva posato un biglietto sul suo comodino. Credo che ti riguardi. Ci aveva scritto: «Solo Dio ha il diritto di svegliarmi».

ERIC-EMMANUEL SCHMITT

Per capire questa citazione è necessario che si racconti in sintesi la storia del libro che la contiene, Oscar e la dama in rosa di Eric-Emmanuel Schmitt. Oscar è un bambino leucemico di dieci anni: negli ulti­mi tredici giorni della sua vita egli scrive una serie di lettere a Dio, avendo accanto nonna Rosa, l’unica che ha il coraggio di parlargli della morte. È per questa via che egli comprende il valore della vita, il senso della morte e persino il fremito dell’amore. L’ultimo bigliet­to, scritto in un intervallo del sonno che le terapie inducono, è posto a suggello di ima lettera finale del libro, questa volta destinata dalla nonna al lettore del libro. Nello scritto del bambino c’era soltanto una frase che era una prefigurazione simbolica della pace eterna e della risurrezione: «Solo Dio ha il diritto di svegliarmi».

Questo bambino – che con la sua sofferenza insegna la verità di una frase del libro biblico della Sapienza dedicata a un ragazzo mor­to prematuramente: «giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera» (4,13) – ci insegna che ogni prova e oscurità del­la vita può divenire una via di liberazione e di luce. Oscar è un vero sapiente (della saggezza dei piccoli amati da Cristo) proprio perché è diverso dai suoi genitori che nascondono a lui e a se stessi la ve­rità. Egli si ritrova di più con la vecchia nonna che guarda con lui in faccia la morte. Il coraggio di pensare e di interrogarci con le doman­de ultime e capitali, se vissuto con pacatezza e libertà, non è fonte di terrore ma sorgente di speranza e di pace.

Gianfranco Ravasi