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25 NOVEMBRE/ UN ICTUS


II buio negli occhi, i piedi di piombo, il corpo morto che cade: di colpo la mia coscienza se n’è andata. Non ricordo le voci di casa, i figli che fermano il taxi, la corsa all’ospedale. Di quella sera la mia memoria è vuota… Aprire gli occhi, riemergendo dal sonno profondo dell’anestesia… Ci volle qualche momento prima che mi fosse chiara la realtà. Giacevo in un letto con l’ago della fleboclisi inserito nel braccio.

GIANNI BONADONNA

Me l’ha inviato lui, con la sua firma affaticata e riconquistata: è un libro breve, essenziale ed emozionante che Gianni Bonadonna, un medico notissimo non solo a Milano ma a livello internazionale, ha voluto destinarmi con quell’affetto implicito che ci unisce, nonostan­te le poche occasioni esteriori di incontro. Il senso ultimo di questo libro è nel suo titolo, Coraggio, ricominciamo (2005): sì, perché questo illustre oncologo è stato colpito anni fa da un’emorragia cerebrale, e da quello sprofondamento abissale è risalito con tutta la consapevo­lezza della drammaticità del suo stato ma anche con una passione dirompente per la vita.

Farsi capire, tentare di annodarsi la cravatta, riprendere faticosa­mente a parlare, rieducarsi a camminare, reimparare a scrivere (è commovente la copertina del libro che ripropone un foglio ove il pa­ziente aveva iniziato a tracciare una linea modulata): sono alcune tappe di questo cammino che riparte da zero, ripescando frammen­to per frammento tutta la propria identità dissolta. Sono tante le ri­flessioni che mi affiorano mentre leggevo quelle pagine. Ne vorrei lasciare qui una sola, ovvia eppur sempre necessaria. È solo dalla perdita di una realtà viva e amata che si riesce a intuirne il valore. Ebbene, il libro di Bonadonna, tra le molte cose che insegnerà a tan­ti, è un invito a ringraziare sempre e comunque per il dono unico della vita, della conoscenza, dell’amore.

Gianfranco Ravasi