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SPIAGGE/ L’UE BLOCCA LA PROROGA AL 2033. LECCE DIFENDE QUELLA AL 31 DICEMBRE

«Nonostante da una parte dei balneari io venga ac­cusato di essere un avversario, considero questa proposta una mano tesa nei loro confronti». Quella a cui fa riferimento il sin­daco Carlo Salvemini è la deli­bera con la quale ha concesso una proroga di tre anni alle conces­sioni balneari in scadenza il 31 dicembre prossimo. Un provve­dimento, quello del Comune, giunto prima della messa in mora dell’Italia da parte dell’Unione europea proprio sulle proroga delle concessioni. E che ha por­tato un altro colpo di scena in una faccenda che viene considerata un vero e proprio garbuglio.

Ora, la Ue contesta la legge 145/2018, che prevede l’estensio­ne delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033. Tale legge, secondo l’Europa, sarebbe in con­trasto con la direttiva 2006/123/CE, la cosiddetta «Bolkestein» sulla liberalizzazione dei servizi, nonché con la senten­za della Corte di giustizia europea «Promoimpresa» del 14 luglio 2016, che aveva dichiarato illegit­time le proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni. Ma proprio sulla possibilità, data dalla legge 145, di arrivare con le concessioni sino al 2033, confida­vano i balneari, i quali erano già pronti ad impugnare al Tar la de­libera di Palazzo Carafa. Tempo tre giorni, ed è arrivato il pro­nunciamento dell’Europa, che ha portato il sindaco Salvemini a di­fendere con ancora maggiore con­vinzione la sua proposta.

Per l’opposizione, invece, le co­se stanno diversamente. Anzi: la minoranza arriva a chiedere il ritiro della delibera. Secondo Adriana Poli Bortone, consigliere di minoranza e già sindaco, la de­libera approntata dalla Giunta Salvemini infligge agli impren­ditori balneari «un vero colpo mortale, col chiaro intento di di­fendere il progetto del Piano delle coste». «Non vorremmo che la de­cisione di sindaco e Giunta, pe­nalizzante nei riguardi degli ope­ratori balneari – insiste Poli Bor­tone – nascondesse l’intento di ar­rivare all’approvazione, da parte della Regione, di un piano delle coste che apre le porte ad altri soggetti, magari privi di esperien­za del settore, e che le scelte non siano dotate di quella oggettività che la più volte celebrata “Am­ministrazione trasparente” do­vrebbe fare. Ma è solo un dubbio – conclude l’esponente del centro- destra – che vorremmo fosse fu­gato dal ritiro della delibera».