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6 DICEMBRE/ OLTRE LA PORTA

Non ho mai aperto una porta per errore, senza scoprire con sorpresa uno spet­tacolo che mi ha fatto provare per l’umanità pietà o disgusto oppure orrore.

ANATOLE FRANCE

S’intitola La vita in fiore ed è l’ultimo romanzo di quel prolifico e popolare scrittore che fu Anatole France (1844-1924). La scena di chi apre per sbaglio una porta e sorprende ima persona in una situazio­ne imbarazzante è quasi imo stereotipo cinematografico. Quella che propone il romanziere francese è, invece, una considerazione gene­rale pessimistica: se alzi il velo sulle vicende umane, scopri tali mi­serie da rimanere abbacinato. Certo, c’è un eccesso in questa visione così amara. Ma la verità essenziale a essa sottesa è indiscutibile. Quante volte è accaduto di conoscere più a fondo una persona che si ammirava e, all’improvviso, veder crollare un mito.

Mi sembra significativa l’immagine della porta. L’uscio di casa, spesso blindato, cela infatti non di rado una sorta di termitaio di mi­serie, angosce, liti, frustrazioni e persino tragedie. Per questo è necessario essere cauti nell’invidiare certi apparati esteriori solenni. Sono celebri i versi del Metastasio nella sua opera Giuseppe ricono­sciuto: «Se a ciascun l’interno affanno / si leggesse in fronte scritto, / quanti mai, che invidia fanno, / ci farebbero pietà!». Similmente ci sono persone a cui ci affidiamo come a guide sicure che si rivelano poi ingannevoli e false. La prudenza nel giudicare è, quindi, una virtù capitale perché spesso è solo la superficie che noi vediamo, l’apparenza, mentre è nel segreto dei cuori e della vita, a noi preclu­so, che si ha la verità, bella o brutta che sia.