Si svolgerà domani mercoledì 16 novembre alle ore 10, la cerimonia di scoprimento della lapide che ricorda il sanguinoso sacco dei Turchi avvenuto tra il 16 e il 18 agosto 1620, che ridusse la prospera città di Manfredonia ad un cumulo di macerie, gli abitanti fatti prigionieri o uccisi o dispersi. Una tragica pagina che ha segnato profondamente la storia della città erede di Siponto tanto da cancellare le sontuose opere di una città impostata da re Manfredi di Svevia e sviluppata da Carlo n D’Angiò. Un evento tanto crudele e disastroso che non ha avuto nei quattro secoli trascorsi, tanto probabilmente è stata l’onta, alcun cenno di memoria. A riannodare i fili della storia sia pure tanto dolorosa, ci ha pensato il Rotary club di Manfredonia che ha affidato ad una lapide in pietra il ricordo di quel triste evento, che sarà murata nel chiostro del municipio (ex convento domenicano ricostruito dopo essere stato distrutto nell’assalto turchesco) alla presenza della Commissione straordinaria e delle autorità civili, religiose e delle rappresentanze culturali cittadine. “L’iniziativa – hanno evidenziato Raffaele Fatane e Bruno Rinaldi, presidente e vice presidente del Rotary di Manfredonia – è volta a favorire e propagare nel mondo la pace e la comprensione reciproca dei popoli”. Un auspicio affidato alla frase riportata sulla lapide: “L’odio, la vendetta, la guerra eterna tra due fedi hanno bisogno di tempo perché gli uomini prendano consapevolezza della loro assurdità”;-, tratta dal libro di Cristanziano Serricchio “L’Islam e la Croce” nel quale l’Autore evidenzia i millenari rapporti culturali e fideistici tra la civiltà orientale e quella occidentale rilevandone i conflitti ma anche le affinità nella prospettiva del superamento delle divisioni e a sostegno del dialogo e della pacifica convivenza.
In questo contesto si inserisce una recente ricerca di Nicola Parisi condotta presso l’Archivio apostolico Vaticano e riportata dal periodico diocesano “Voci e Volti”, sul sacco turchesco di Manfredonia, che getta sinistre ombre sugli eventi che determinarono l’incursione turca. Citando numerose fonti tra cui quelle numerose della Nunziatura di Napoli, Parisi evidenzia gli intrighi politici tra il Regno di Napoli e la Corte spagnola, le connivenze e i tradimenti che favorirono l’intervento ottomano. Dalla documentazione si apprende che il duca di Ossuna disarmò il castello di undici pezzi e sei dalla Città per armare i suoi galeoni e fu mala fortuna per la povera Città che si trovò Castellano un Spagnolo huomo di nissun valore ed Governatore un altro Spagnolo huomo ordinario, i quali non fecero resistenza alcuna.
Emergono dai documenti le responsabilità del Castellano D. Ferdinando de Velasco e del Governatore D. Antonio Perez, per aver abbandonato nelle mani dei turchi la città senza opporre alcuna resistenza; “entrambi furono incriminati per fellonia, condotti a Napoli processati senza subire condanna alcuna”. Emerge altresì la responsabilità politica del duca d’Ossuna, accusato di ambizioni personali nella gestione del vice regno, artefice di ima strategia ostativa nei riguardi di Venezia che dominava sul mare e una contemporanea apertura nei riguardi dei Bassà ottomani;-.
Questioni fondamentali che meriterebbero opportuni approfondimenti storici di eventi sui quali gravano distorsioni e nebulosità.
ROTARY CLUB MSNFRADONIA.
Nella ricorrenza del 4° centenario del tragico sacco della città di Manfredonia perpetrato dalla soldataglia ottomana nei giorni 16-17-18 agosto 1620, il Rotary Club di Manfredonia affida alla memoria o al pensiero delle future generazioni il giudizio storico espresso dall’illustre concittadino, prof. Cristanziano Serricchio, nel libro “L’IsIam e la Croce” “L’odio, la vendetta, la guerra eterna tra due fedi hanno bisogno di tempo perché gli uomini prendano consapevolezza della loro assurdità”.
Manfredonia, i 16 agosto 2020
Michele Apollonio