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REGIONE/ IL TAR TOGLIE DUE SEGGI A EMILIANO MA FINO ALL’ESTATE RESTA TUTTO COSI’. SI AI RICORSI DEL CENTRODESTRA

La prima certezza: la maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale scenderà a 27 seggi. La seconda: entreranno Vi­to De Palma (Fi), Antonio Scalerà (Puglia Domani, civica di centro-destra) e (quasi certamente) Do­menico De Santis (Pd). La terza: nulla di tutto questo avverrà pri­ma dell’estate. Perché la decisio­ne del Tar di Bari, che ieri ha accolto i ricorsi presentati dagli entranti, ha rinviato la nuova proclamazione all’udienza dell’8 luglio. E non per caso: deve an­cora esaminare gli altri ricorsi pendenti (a maggio) e deve dare a tutti il tempo per presentare ap­pello al Consiglio di Stato.

La soluzione, dunque, è ancora lontanissima. E in attesa delle motivazioni delle decisioni di ieri (Terza sezione, relatori Dibello e Serlenga), si può dire solo una cosa: accogliendo i ricorsi di De Palma e Scalerà (avvocati Sabina Di Lecce, Gianluigi Pellegrino e Luciano Ancora), quello di De Santis (avvocati Pierluigi Balducci, Piero De Nicolo e Saverio Sticchi Damiani), ma anche il ri­corso incidentale di Michele Mazzarano (avvocato Fabrizio Cecinato e Mario Soggia), -il Tar ha annullato la proclamazione degli eletti dicendo che l’Ufficio elet­torale centrale non ha applicato correttamente la normativa in materia di premio di maggioran­za. E cioè che, esattamente come fatto nel 2015, i voti delle liste che non hanno superato il 4% non concorrono alla percentuale di coalizione (da cui si determina il premio di maggioranza), né alla cifra elettorale con cui si calcola il quoziente. Ne consegue che Emi­liano scende dal 40,93% a poco più del 29%, e dunque ha diritto a 27 seggi e non più a 29. Ne consegue che bisogna rifare i conti, ma non è ancora possibile.

IL REBUS – Il Tar ha nominato verificatore il Prefetto di Bari, cui spetterà il compito di rifare i con­ti. Ma la prefettura quei conti li ha già fatti: sono quelli pubblicati su «Eligendo» (il portale del mi­nistero dell’Interno) all’indoma­ni del voto del 20 e 21 settembre. Solo che prima di riaccendere il computer ci saranno i ricorsi al Consiglio di Stato, per i quali ci sono 20 giorni: la decisione ar­riverà non prima di giugno.

COSA ACCADE – Proviamo, applicando i dispositivi delle sen­tenze di ieri, a fare la mappa del nuovo Consiglio. Per l’opposizio­ne è semplice. I grillini restano con 5 seggi, mentre il centrode­stra sale da 16 a 18: guadagnano un seggio Forza Italia (da 3 a 4) e Puglia domani (da 3 a 4). Per il centrosinistra è invece molto più complicato.

LE IPOTESI – Bisogna, come detto, tornare a Ebgendo ma con i voti accertati dall’Ufficio elettorale. Scendendo da 29 a 27 seggi, la suddivisione vedrà 16 seggi al Pd (che oggi ne ha 15), 5 ai Popolari (7) e 6 a Con (7): questo è quanto chiedeva il ricorso incidentale di Mazzarano. Mettere i nomi è pa­recchio più complicato. Le cer­tezze: perdono il posto in Con­siglio il sesto i graduatoria della lista Con (Peppino Longo, Bari) e il sesto e il settimo dei Popolari (Francesco La Notte, Bat, e Mario Pendinebi, Lecce). Il Pd deve gua­dagnarne uno: l’accoglimento del ricorso De Santis dovrebbe far scattare il suo seggio, il quarto a Bari, ma solo se verranno accolti i ricorsi sugli scorrimenti (ora ne parliamo). In quel caso, il Con­siglio si completa così: due seggi alla Bat, due a Brindisi, tre a Fog­gia, tre a Lecce, due a Taranto.

LO SCORRIMENTO – A maggio si discuteranno davanti al Tar i ricorsi di Sergio Blasi e Teresa Cicoleba (Pd). Riguardano l’asse­gnazione interna dei seggi Pd, che l’Ufficio elettorale centrale ha fat­to con una interpretazione inno­vativa della legge, che non è l’in­terpretazione data dalla Prefet­tura di Bari (Ebgendo) né quella delle scorse elezioni. Se si tor­nasse a Ebgendo, i consiglieri del Pd sono questi: Piemontese, Cam­po, Cicolella (Foggia), Caracciolo, Ciliento (Bat), Amati, Bruno (Brindisi), Metallo, Capone, Blasi (Lecce), Pentassuglia, Di Grego­rio (Taranto). Se invece reggesse il meccanismo di scorrimento at­tuale, non entrerebbero De Santis (resterebbe Michele Mazzarano, Taranto) né Blasi (resterebbe Ruggiero Mennea), entrerebbe invece Carmelo Grassi (Brindisi) e non Cicolella. Per capirlo bi­sognerà, oltre che aspettare mag­gio, leggere le motivazioni delle sentenze di ieri.

Massimiliano Scaguarini

gazzettamezzogiorno