Dopo le sentenze che hanno tolto due seggi alla maggioranza. A chi subentra spettano gli arretrati. Ma se ne parla dopo l’estate.
La nuova proclamazione degli eletti al Consiglio regionale ordinata dal Tar di Bari potrebbe arrivare anche oltre l’8 luglio, data fissata dai giudici amministrativi per la correzione del premio di maggioranza. A 24 ore dai provvedimenti che hanno accolto i ricorsi di Vito De Palma (FI), Antonio Scalerà (Puglia Domani), Domenico De Santis e Michele Mazzarano (Pd), e in attesa delle motivazioni, emerge un elemento di stallo: i ricorsi al Consiglio di Stato, per quanto teoricamente possibili già ora, non potranno che essere presentati all’indomani della conclusione del procedimento. Cioè quando il Prefetto di Bari, incaricato dal Tar, avrà stabilito chi entra e chi invece dovrà lasciare il posto. Il risultato è che i tempi potrebbero allungarsi anche a dopo l’estate. E che l’incertezza potrebbe costare cara alle casse del Consiglio regionale: quasi certamente a chi verrà reintegrato dal giudice amministrativo bisognerà pagare l’indennità dal primo giorno della legislatura, quindi dalla data della prima proclamazione. E se dovesse trattarsi di cinque consiglieri (i due del centrodestra, che già possono considerarsi sicuri, e tre del Pd), un anno di stipendio porta il totale a 600mila euro. I soldi erogati a chi fino a quel momento resterà in Consiglio regionale, infatti, non dovranno essere restituiti, perché si tratta di seggi legittimamente assegnati. Ma, anche su questo, è probabile che verrà chiamata in causa la giustizia.
Il problema, ora, è lo stallo. Il centrosinistra deve scendere da 29 a 27 seggi per far entrare i due ricorrenti di centrodestra. Ma ciò che avverrà all’interno del centrosinistra dipende da un lato dalle motivazioni delle sentenze di giovedì e dall’altro dall’esito degli altri ricorsi pendenti davanti al Tar (Blasi e Cicolella, a maggio). Se è ipotizzabile che i tre consiglieri di centrosinistra «perdenti» (vale a dire Peppino Longo, Mario Pendinelli e Francesco Lanotte) possano presentare da subito il ricorso al Consiglio di Stato, dall’altra è quasi certo che quelli oggi «in bilico» (Michele Mazzarano e Ruggiero Mennea) attenderanno, come è logico, l’ultimo momento utile: attenderanno la decisione di maggio (che li riguarda direttamente), e poi vedranno ciò che deciderà il prefetto di Bari. Il Tar ha finora annullato il verbale delle operazioni del 30 ottobre, ordinando di ripetere i conti eliminando dal totale dei voti di Emiliano quelli ottenuti da 12 delle sue 15 liste (cioè da quelle che non hanno superato il 4%), e di ricalcolare «la ripartizione interna dei seggi spettanti alla coalizione di maggioranza»: saranno 16 al Pd (+1), 5 ai Popolari (-2) e 6 a Con (-1). Nulla si può dire di certo su come verranno assegnati i seggi ai Dem, anche se non si può non notare che all’indomani delle elezioni del 20 e 21 settembre la Prefettura di Bari (tramite il sito Eligendo) aveva già fatto i conteggi nel senso oggi indicato dal Tar. E – salvo appunto che a maggio i giudici amministrativi non confermino la scelta della Corte d’appello sulla ripartizione interna dei seggi – non c’è motivo per ritenere che i conteggi saranno diversi rispetto a quelli del 23 settembre.
Massimiliano Scagliarini
Gazzetta mezzogiorno