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“Realismo e neorealismo correnti involontarie” è l’ultima fatica letteraria di Angelo Piemontese

È uscito nei giorni scorsi presso la Genesi Editrice di Torino l’ultimo libro di Angelo Piemontese Realismo e Neorealismo Correnti involontarie, che analizza punti di contatto e differenze fra il Realismo dagli anni del fascismo e quelli postbellici, ricostruendo i tratti storico-culturali dell’Italia dalla fine degli Anni Venti alla metà dei Cinquanta del Novecento, con al centro l’esame di circa cinquanta fra romanzi e raccolte di racconti e i dibattiti che hanno accompagnato la loro uscita. Si parte da Gli indifferenti di Moravia del 1929 e si arriva a Metello di Pratolini del 1955. Di ogni opera viene fornito contenuto, struttura, lingua e critica. La narrativa realista diventa, così, il treno che percorre le tappe decisive della storia italiana dal momento della dittatura fascista – che oggi è completamente travisata, visto la distorta conoscenza che se ne ha – ai tragici avvenimenti della Seconda guerra mondiale, foriera di lutti e distruzione, alla lotta per la Liberazione dal nazifascismo e alle speranze suscitate dalla nascita dello Stato Repubblicano. I romanzi e i racconti esaminati disegnano, quindi, una Storia e una Geografia dell’Italia spesso finite nel dimenticatoio. Attraverso il confronto parallelo di elaborazione critica, polemiche e produzione narrativa, il libro vuole far emergere i caratteri peculiari di un’epoca fondamentale per la nostra cultura, ricca di enormi passioni, drammi e speranze, poi naufragate, oggi ignorata ingiustamente.

Invece, secondo il Prof. Tanzj, che ha firmato la Postfazione, Questo intenso e quanto mai complesso lavoro di Angelo Piemontese giunge in un periodo – quello dell’attuale pandemia – che purtroppo ricalca temi di distruzione e di ri-costruzione che amaramente riconducono gli anni 30/50 del secolo scorso ai tragici eventi che stiamo attualmente vivendo. Il dolore infatti della catastrofe subita e il conseguente anelito verso una possibile rinascita hanno attraversato e attraversano la storia dell’umanità e le opere letterarie riflettono i patimenti subiti, le ansie e la determinazione a percorrere – negli scritti e nella vita stessa – ogni ipotizzabile via di personale, ma anche e soprattutto collettivo, riscatto sociale e psicologico”.

A proposito del Saggio, Sandro Gros-Pietro, poeta, scrittore, critico letterario ed editore, ha scritto:  “Sono convinto dell’assoluta necessità di questo libro di Angelo Piemontese che concentra l’attenzione su due correnti specifiche della letteratura italiana, il Realismo e il Neorealismo, che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento, esaminate sia attraverso il vasto materiale creativo dei romanzi usciti in quel periodo sia attraverso l’ancora più ampia letteratura critica che si è sedimentata su tali novità, quest’ultima consultata con massima diligenza a principiare dalla fine degli anni Quaranta dello scorso secolo per poi arrivare fino a oggi. L’argomento è tanto più importante perché mette a fuoco come per la prima volta nei sette secoli dalla nascita della lingua italiana si sia verificato un dibattito sulle correnti di stile della letteratura dominato da autori principalmente di produzione narrativa e non più da soli poeti, innovando i secoli precedenti che hanno fatto di quella italiana la Letteratura dei Poeti per antonomasia. Il periodo d’oro della narrativa italiana è collocato nel trentennio che va dagli anni Trenta ai Cinquanta del Novecento, nel quale i romanzieri si sono affrancati in via definitiva e irreversibile dalla soggezione culturale patita verso i Poeti”.