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VIESTE/ CANTINE MERINUM NEL GRUPPO DELLE DONNE DEL VINO DI PUGLIA

Il profumo del vino, l’ab­braccio umido della terra, le tradizioni legate alla na­tura e alle spezie del territo­rio. Cantine Merinum sono il risultato di un sogno, lo stes­so che ormai da quatto anni spinge Cinzia Quitadamoe i suoi affetti ad orbitare attor­no al vigneto viestano che ormai è casa e fonte di ispi­razione. Un sogno che sem­bra aver viaggiato di genera­zione in generazione per conquistare infine “il sapore del Gargano”.

“Il vigneto si trova ai piedi della Foresta Umbra, nel cuore del Parco Nazionale del Gargano – racconta Quitadamo – Le Cantine Merinum si trovano all’interno della Tenuta Pa­dre Pio, dove offriamo il ser­vizio di degustazione di vini anche abbinati ai piatti del ri­storante della tenuta. La nostra azienda, unica del Gar­gano, è entrata a far parte dell’associazione Le Donne del Vino di Puglia. A livello vitivinicolo il Gargano sta fa­cendo un bel passo avanti anche a livello nazionale”. Associazione nata nel 1988, la più grande al mon­do di donne del vino, che ha come obiettivo quello non solo di far conoscere il vino e la sua cultura, ma anche il ruolo della donna nel setto­re vitivinicolo. “Merinum significa ‘io ven­go dal mare’ – prosegue – Abbiamo deciso di dare questo nome in quanto era una villa romana in cui si produceva il vino, ci siamo legati storicamente anche con il nome al territorio. Do­po la mia laurea, quattro an­ni fa, ho deciso di acquista­re questo vigneto ai piedi della Foresta Umbra, per­ché da bambina passavo molto tempo con mio nonno nel suo vigneto. Mi ha tra­smesso questa grande pas­sione. Una mattina, quasi come fosse una vocazione e qualcuno mi avesse detto di cercare questo vigneto, siamo andati con i miei non­ni e il mio compagno alla ri­cerca di questa vigna. È sta­ta lei che ha scelto me, per­ché è stato come rivedere il paradiso nel vigneto di mio nonno. È iniziata una gran­de avventura, lavoro diret­tamente in vigna e abbiamo dato vita a tre vini: Théos, Cinthya e Don Giovanni, un bianco, un rosato e una mal­vasia nera. I nomi sono col­legati tra di loro attraverso i disegni di Lorenzo Tomacelli, che raccontano come Théos, Dio in greco, tra­manda all’uomo attraverso il grappolo il dono della viti­cultura, l’uomo, Don Gio­vanni, lo tramanda alle nuo­ve generazioni. C’è poi Cinhtya, che mentre balla la tarantella ai piedi del Pizzomunno trasforma il ricordo in vino. Da quattro anni ad oggi i progressi sono stati tanti dal punto di vista vitivi­nicolo nel territorio. Attra­verso i nostri vini si può sen­tire la sapidità del mare, la pietra focaia, la Foresta Umbra e il sottobosco. Puntiamo anche sull’eccel­lenza di un buon servizio enogastronomico, le degu­stazioni sono possibili in lin­gua straniera, per far conoscere il territorio attraverso un altro punto di vista. Il Gargano non è più solo ma­re, è arrivato il momento di smuovere le acque”.

Un messaggio rivolto non solo alle realtà del territorio e ai suoi visitatori, ma anche ai giovani. “Ho iniziato a 24 anni e mi sono detta che vo­levo lasciare un segno sul territorio – dice – Tanti sono i riconoscimenti che sono arrivati. C’è la voglia di lan­ciare un messaggio e di dire ai ragazzi di svegliarsi. Vivo di questo tutti i giorni, non riuscirei a vivere senza le vi­ti e il mio vino e di come il mio intervento, e di chi mi sup­porta, si evolve ogni giorno in meglio”.

Conclude in merito al rico­noscimento de Le Donne del Vino: “La donna è molto più forte, riesce ad incassa­re meglio i colpi e ad essere più determinata. Nel mio ca­so è lasciare un segno, es­sere la pioniera nel mondo vitivinicolo garganico. Que­sta è la mia idea iniziale. Sto semplicemente facendo quello che Dio ha voluto per me. Le viti ti danno una sen­sazione di rinascita, è l’esempio materiale della morale umana, della rina­scita, della ricrescita, del non arrendersi. Il-Covid per tanti versi è stato devastan­te a livello morale, sentire tutte quelle brutte notizie, però abbiamo avuto la fortu­na di lavorare in vigna e in cantina, siamo riusciti ad essere più presenti e a capi­re quello che vogliamo. Ab­biamo prestato maggiore attenzione ai dettagli, più tempo per capire i tuoi erro­ri. Il Covid a livello sanitario e economico è stato deva­stante, ma penso che ha la­sciato tempo per pensare. Siamo inoltre rientrati nella Wine selection di Wine Tv e lì mi hanno chiesto come ve­do il futuro di Cantine Merinum. La vedo come una realtà solida e un’azienda d’eccellenza che smuove la gente a venire sul territorio, per improntarsi su una nuova fonte di turismo esperienziale”.

Silvia Guerrieri

l’attacco