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PER UNA “BUONA COSA PUBBLICA”

Messaggio all’Arcidiocesi e ai Comuni prossimi alle elezioni in occasione della festa del 2 giugno

Carissimi fratelli e sorelle del nostro “amato Gargano”,

con questo messaggio desideriamo condividere con i cittadini del nostro splendido territorio qualche sentimento, approfondimento e provocazione che il riflettere sulla Festa della Repubblica annuale ci suggerisce.

Non vogliamo che questa occasione sia caricata di retorica o disquisizioni speculative di carattere teologico, filosofico o sociologico, ma aiutare a porre uno sguardo fatto di concretezza.

Ci sta a cuore come Chiesa la vita delle nostre città, del nostro Gargano, che sono una parte viva della Repubblica Italiana, quindi la prima riflessione ci viene proprio dall’etimologia della parola Repubblica: cosa pubblica.

Ci sta a cuore che la cosa pubblica delle nostre città sia buona e che l’aggettivo buona corrisponda a vari livelli di azioni concrete che stanno a cuore a tutti i cittadini, alle varie componenti della società, ciascuno nel suo protagonismo e ciascuno nella propria responsabilità.

Qualcuno forse si chiederà perché al cuore di un Vescovo, di una Chiesa, interessi parlare di Repubblica, di città. Qualcuno forse si chiede perché la Chiesa debba parlare di queste cose.

Rispondiamo con due pensieri che vengono dalla semplicità di un santo della nostra amata Puglia e dal Concilio Vaticano II.

Don Tonino Bello, già Vescovo di Molfetta, in una intervista televisiva rispondendo ad una critica in merito affermava: “E di cosa dovrebbe parlare un vescovo? Delle tovaglie dell’altare? Di quanti ceri vanno sull’altare? Del colore dei paramenti da indossare? Scusate, ma questi temi di cui sono accusato sono vitali per l’uomo”.

Con tale risposta faceva eco al n. 1 della Costituzione Dogmatica Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II che cosi recita: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

Se guardiamo storicamente al passato, consapevoli di non essere dei salvatori, ma “nani sulle spalle di giganti”, possiamo affermare che la Festa della Repubblica porta in sé due atteggiamenti: credere e avere coraggio.

Credere nella Repubblica, credere che la “cosa pubblica” sia prioritaria su tutto, che l’identità pubblica, l’unione di valori, cultura, tradizioni, sangue sia prioritaria. Credere che la fraternità italiana sia priorità da custodire, credere che il Bene Comune sia priorità da portare avanti e difendere su ogni personalismo.

Avere coraggio come i nostri padri, che nonostante la distruzione provocata dalla guerra, hanno lottato perchè il sogno italiano, il sogno della Repubblica, potesse ancora sussistere, certi che ogni ricostruzione richiede sempre un supplemento di coraggio e radicalità.

Si, cari fratelli e sorelle, crediamoci e abbiamo coraggio. Lo smarrimento post crisi economica, post pandemia, le crisi politiche nazionali e locali, le ferite inferte alla legalità, le lentezze nel ripartire dopo l’esperienza dei commissariamenti, non devono farci smettere di credere che esiste ancora il sogno di una buona cosa pubblica e che questo sogno è realizzabile con il contributo e l’impegno di tutti.

Ci siamo chiesti innanzitutto chi possa responsabile di una buona cosa pubblica? Chi concretamente può farla rinascere?

Individuiamo tre segmenti in cui dividere i cittadini: amministratori e dirigenti, cittadini singoli e corpi associativi, i cristiani dal clero a tutti i fedeli.

  • Amministratori e Dirigenti: Ciascuno senta suo l’impegno e la responsabilità, senta ogni giorno in cui riveste questo ruolo istituzionale come un’occasione unica ed irripetibile per far vivere e sviluppare la buona cosa pubblica. Ogni giorno dal proprio ufficio, in mezzo alle mille burocrazie che spesso rallentano, ciascuno può fare la differenza, ciascuno può chiedersi nel concreto dove sono gli spazi in cui rimettere al centro il Bene Comune, come rigettare ogni logica strana che possa celare anche minimamente pseudo culture mafiose in cui curare interessi di parte al posto del Bene Comune, spesso più difficile da raggiungere, ma più prezioso ed impareggiabile. Ciascuno si senta responsabile della cosa pubblica evitando che patisca rallentamenti ed ingiustizie burocratiche, specialmente se queste sono causate non solo da superficialità o mancanza di strumenti, ma da difesa di interessi di parte.
  • Cittadini singoli e corpi associativi: Ciascuno non può più delegare nulla a nessuno e nessuno può più accusare solo gli altri delle negatività. Occorre chiedersi sempre se si è fatto tutto il possibile come singoli o come gruppi. Lo Stato, dai grandi apparati sino alla prossimità dei Comuni, non è chiamato a fare tutto, ma a favorire le responsabilità di tutti. Il contributo di ogni cittadino diventa fondamentale. Dalla cabina elettorale alle decisioni prese sulla gestione della famiglia, dai comportamenti personali al prendersi cura da soli o in gruppi di pezzi, spazi, persone della città; dalla capacità di riflessione e azione personale oltre la sterile critica al far comunità, discutere insieme, cercare sempre soluzioni; dalla capacità di sdegnarsi e denunciare ogni forma di illegalità e/o cultura mafiosa al saperne prendere le distanze, se queste possano anche portare benefico al piccolo feudo personale.
  • Cristiani dal clero a tutti i fedeli: Saper essere antenna ed agorà nella società. Diventare capaci di essere attenti ascoltatori di disagi, bisogni, povertà e fragilità. Offrire spazi, luoghi, in cui ascoltare, discutere, rimettere al centro temi di interesse comune. Offrire lo stile della condivisione e della fraternità che dovrebbe contraddistinguerci. Non aver paura del conflitto accogliendo l’invito di Papa Francesco a saper dialogare con tutti, cercare di condivide con tutti il sogno del Bene Comune anche se con vedute non sempre convergenti. Parrocchie aperte a dialogare con i territori, che si interrogano, siedono a tavoli di discussioni con altri soggetti.  Saper prendere le distanze da ogni compromesso e rimettere al centro la Dottrina Sociale della Chiesa in catechesi e momenti formativi. Come potranno nascere vere vocazioni alla politica se non si parla di questi temi nella quotidianità delle nostre comunità?

Qualche altra riflessione vorremmo condividerla con i fratelli e le sorelle dei Comuni della Diocesi che saranno chiamati alle elezioni nel prossimo autunno. Ad oggi contiamo Manfredonia, Vieste, Zapponeta.

Ogni città ha la sua storia, le sue vicende positive e negative. Vorremo sottolineare alcune urgenze comuni: clima della campagna elettorale e centralità dei temi, informazione e voto di coscienza, ruolo delle Comunità Parrocchiali, profili dei candidati.

  • Clima della campagna elettorale e centralità dei temi. Il rispetto del momento tragico di pandemia ancora in corso, la serietà delle urgenze che attendono i nostri territori, ci chiedono un profondo impegno di coscienza nel mettere da parte toni da campagna elettorale poco dignitosi, volti spesso a denigrare gli avversari e fomentare confusioni ed ostilità. Siano posti al centro i temi, le urgenze delle città, si abbia capacità e coraggio di sedersi a tavoli di discussioni e confronti. Si cerchino quanto più è possibile alleanze e coalizioni condivise più che moltiplicate frammentazioni.
  • Informazione e voto di coscienza: I cittadini si preparino al voto partecipando ad incontri e dibattiti, informandosi, evitando un voto dovuto solo per questioni personali, per legami di amicizia, parentela o interessi meschini. Si abbia il coraggio di scelte consapevoli di coscienza nel rispetto della vera Politica, del difficile momento presente e di tutti coloro che hanno perso la vita e per la “sacralità” del voto stesso.
  • Ruolo delle Comunità Parrocchiali: Siano attente a questi momenti, siano disponibili a offrire luoghi e spazi di confronto, dialogo, discussione con coraggio e capacità di moderazione. La Pastorale Sociale Diocesana è a disposizione per pensare e programmare tali azioni, come già sta cercando di fare.
  • Profili dei candidati: Gruppi, coalizioni e singoli promuovano la candidatura di aspiranti Sindaci, Assessori, Consiglieri che possano essere trasparente espressione della società civile nelle sue varie componenti, carichi di passione e competenze da spendere nei diversi settori pubblici, capaci di dialogo. Uomini e donne, giovani e meno giovani, che vivono già, oltre il possibile ruolo politico istituzionale, un loro impegno attivo e leale per la “buona cosa pubblica”, capaci di farlo a prescindere dal fatto che siano eletti o meno.

Concludiamo manifestando tutta la nostra disponibilità a collaborare in ogni modo per mettere al centro il Bene Comune e la formazione civile, e citando le parole di Paolo a Timoteo:

“Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (Tim 2, 1-4)

Buona Festa della Repubblica!