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FAMIGLIE/ ARRIVA L’ASSEGNO UNICO. AIUTI FINO A 217 EURO PER FIGLIO

Italia viva batte un colpo e in­cassa dal governo il via libera all’as­segno unico per i figli. Ieri l’ok del Consiglio dei ministro al decreto leg­ge-ponte che coprirà per ora il periodo luglio-dicembre 2021, un primo passo verso una riforma che – nelle in­tenzioni del legislatore – cambierà radicalmente l’assetto degli interventi in vigore. Non a caso Mario Draghi ha giudicato la misura «epocale», spinto da un incoraggiamento arrivato di­rettamente da Papa Francesco.

In realtà sono i renziani a premere da tempo in questa direzione con in pri­ma linea il ministro alla Famiglia, Elena Bonetti. E per ora si parte, un po’ a sor­presa per i tempi rapidissimi, con l’assegno tempora­neo alle famiglie che non hanno ac­cesso a sostegni, a partire dagli auto­nomi e i disoccu­pati. Poi nel 2022, con la riforma del fisco, il provvedi­mento diventerà strutturale e uni­versale.

I NUMERI E GLI IMPORTI

Dal primo luglio e fino a dicembre, anche coloro che non percepiscono assegni al nucleo familiare avranno un be­nefIcio medio di 1.056 euro per nucleo e 674 euro per figlio. A usufruire del nuovo assegno saranno circa 1,8 mi­lioni di famiglie per 2,7 milioni di figli miori. Ad ogni minore, in base al numero degli stessi per nucleo fa­miliare e alla situazione economica certificata con l’Isee, sarà corrisposto l’assegno. Con un Isee fino a 7mila euro l’importo sarà di 167,5 euro a figlio nei nuclei fino a 2 minori. In caso di almeno tre figli, l’assegno salirà a 217,8 euro. Il tetto massimo è fissato all’Isee di 50mila euro, nel qual caso l’assegno mensile sarà di 30 euro per nuclei con due figli e di 40 per quelli con tre. Inoltre l’importo dell’assegno è sempre maggiorato di 50 euro in caso di figli disabili. Oltre i 50mila euro non sa­rà dovuto nulla. Quando tutto sarà a regime, la legge de­lega votata dal Par­lamento prevede espressamente che l’assegno venga ero­gato con continuità dal settimo mese di gravidanza fino alla maggiore età del fi­glio e anche dopo, fino ai 21 anni, per motivi di studio.

COME PROCE­DERE

La domanda deve essere presen­tata in via telema­tica all’Inps o ai pa­tronati. Lo stesso Istituto di previ­denza, entro 20 giorni fisserà le regole. E comunque la decorrenza sarà dal mese di presentazione delle domande: se arriveranno entro il 30 settembre, saranno corrisposte le mensilità ar­retrate a partire dal mese di luglio.

PRIMI PROBLEMI

Uno dei passaggi chiave per chi avrà diritto all’as­segno «ponte» è, come visto, strettamente legato al calcolo del valore Isee del nucleo familiare. E la sca­denza ormai vicina del primo luglio ha fatto letteralmente lievitare le ri­chieste di assistenza da parte di cit­tadini e autonomi a tal punto che la stessa consulta dei Caf ha scritto alla ministra Bonetti, al ministro Andrea Orlando e all’Inps evidenziando che dall’inizio dell’anno i modelli elabo­rati sono stati 5,7 milioni con un incremento rispetto al 2020 del 26%.

L’EROGAZIONE DELL’ASSEGNO

Se in presenza dei requisiti, l’ero­gazione avviene mediante accredito su Iban del richiedente o mediante bonifico domiciliato, con l’eccezione delle famiglie beneficiarie di Reddito di cittadinanza. In caso di affido con­diviso dei minori, l’assegno può es­sere accreditato in misura pari al 50% sull’Iban di ciascun genitore. L’as­segno non concorre a formare la base imponibile dell’Irpef, sarà esentasse e compatibile con il reddito di citta­dinanza e con l’eventuale finizione da parte delle famiglie di altre misure di sostegno a favore dei figli a carico erogate da Regioni, Province e Co­muni.

GU ALTRI BENEFICIARI

Dei tre miliardi a disposizione la metà delle risorse è destinata a 4 milioni di famiglie che già incassano gli assegni familiari (lavoratori dipendenti). In attesa del nuovo regime che farà pulizia di detrazioni e assegni, questi nuclei avranno dal primo luglio ima maggiorazione di 37,5 euro al mese per figlio nel caso di famiglie con imo o due figli. E 55 euro in più per figlio per quelle con 3 o più figli. Un calcolo a favore in modo tale che quando saranno sostituiti dall’asse­gno unico, anche le famiglie con i redditi più alti non ci rimetteranno.