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IL BATTESIMO DI CALENELLA. E’ PARTITA L’AVVENTURA DELLA RETE DEL GARGANO

Sono un centinaio sulla carta le adesioni alla Rete Garganoche si è messa in cammino sui percorsi della conoscenza promossi da Nello Biscotti. L’operazione ha ricevuto il battesimo ufficiale lo scorso 18 giugno in occasione della prima giornata di studio che ha visto la partecipazione di una ventina di relatori che si sono dati appuntamento al Villaggio Turistico Calenella.. Come da tabella di marcia del programma si sono succedute le relazioni nell’arco dell’intera giornata con alcune defezione è comunque risultata fitta di contributi e apporti utili ad entrare nel vivo dell’operazione. L’idea che muove l’intrapresa è quella di riabilitare conoscenze e competenze in un lavoro di ricucitura – innanzitutto culturale – dei tanti presidi che faticano a dialogare fra loro. Si tratta di una scommessa che reclama un’assunzione di responsabilità condivisa e che chiama a raccolta studiosi di storia, letteratura, poesia, dialetti, natura, beni culturali, pae­saggio, informazione, ambiente, archeologia, sociolo­gia, pianificazione del territorio, protagonisti attivi del mondo delle professioni, della scuola, della ricerca e del­l’università. Il summit di Catenella è stato il punto di ini­zio per rinsaldare i rapporti tra i protagonisti della rete, che hanno presentato con brevi interventi introduttivi il proprio campo d’indagine e di studio.

Come ha spiegato Biscotti la finalità è quella di determinare scenari di pro­spettiva che possano arricchire le strategie interdiscipli­nari di approcci concertati, dando al territorio del Garga­no – senza precludere collegamenti al sistema della Pu­glia intera – un manifesto ragionato di uno sviluppo so­stenibile. Come in una grande biblioteca, le aree tema­tiche sono state catalogate in cinque grandi gruppi: bio­logia – medicina – chimica; educazione – storia – arte- archeologia- letteratura; fisica – geologia – geografia- scienze naturali; antropologia – sociologia – economia – diritto-pianificazione territoriale; botanica – agraria -fore­stale- scienze ambientali. “Abbiamo cominciato a mi­schiare questi saperi diversi superando quelle che io chiamo le solitudini di ciascuno di noi, chiuso nel proprio ambito disciplinare – ha spiegato Biscotti -. Oggi più che mai c’è bisogno di far incontrare questi sa­peri per provare a lavorare insieme. Soltanto con un ap­proccio integrato delle competenze riusciamo a risolve­re questioni sulle quali oggi il territorio, e non solo su scala locale, deve cominciare a spendersi, io non posso ac­cettare che ci siano tante competenze che rimangono inu­tilizzate.

Il mio tentativo è quello di metterle insieme”. A Michelangelo Manicone, nume tutelare dell’Iniziativa, è sta­ta dedicata la prima relazione, un tributo per esaltare pro­prio l’eclettismo della sua opera e metodologia che oggi si prova ad attualizzare nei percorsi della Rete.

IN MARCIA VERSO IL MANIFESTO

TRA PASSATO E FUTURO, TORNA LA VOGLIA DI STARE INSIEME NEL TERRITORIO

Tra le definizioni possibili quella di Re­te del Gargano è parsa la più appro­priata ad indicare il senso di un’ope­razione che ha l’ambizione di riscrivere un capitolo nuovo nella storia del territorio così vasto, complesso ed articolato nella sua composizione identitaria. Chiara a tutti è parsa l’esigenza di fare tesoro della lezione del passato, quella di un tempo remoto che viene da padre Michelangelo Manicone, nume tutelare dell’iniziativa, ma anche di Matteo Fusilli, primo presidente del Parco Nazionale del Gargano che ha animato la grande stagione di riconoscimento e pro­mozione di un patrimonio tanto bello quan­to fragile, tanto da richiedere una protezio­ne speciale. A ricordarlo è stata Menuccia Fontana che con il suo impegno in Italia No­stra, insieme ad Antonio Cederna, Gianluigi Ceruti e Sabino Acquaviva è stata protagonista dell’istituzione dell’area pro­tetta: “Questa è una giornata importante per il Gargano che fa riaffiorare la memoria di ciò che è stato fatto; 25 anni fa in questo stesso luogo ci fu il primo, grande convegno appe­na il Parco fu istituito, era il 1994 per l’esat­tezza. Purtroppo devo dire che in tutti questi decenni non è accaduto quello che speravamo, avevamo altri progetti all’inizio, pensavamo in grande, e invece sotto tanti aspetti è stata una delusione. Non si è capi­to il vero spirito di un Parco e chi doveva di­rigerlo aveva il dovere di amare questi luo­ghi, la sua natura, per capire quello che an­dava fatto per conservarlo. Uno solo ha ca­pito questa terra, ed è stato Matteo Fusilli, con il quale abbiamo fatto cose molto inte­ressanti, che rimarranno per sempre. Dopo di lui c’è stato un grande vuoto, con grande amarezza devo constatane a politica è entrata a gamba tesa nell’istituzione del Parco e ne ha distrutto il senso vero con cui era sta­to istituito”. Parole sentite e appassionate quelle di Fontana che non indeboliscono il senso dell’iniziativa di Calenella, anzi, ne tracciano la direzione giusta per non repli­care gli errori del passato: “Questa di oggi è un’operazione meritoria, tuttavia credo che sia opportuno anche procurare delle spon­de istituzionali affinchè questa iniziativa non resti affidata soltanto a 30, 40 studiosi di buona volontà, senza tradursi in politiche territoriali che riguardino la cultura, l’am­biente e la conoscenza scientifica, rischian­do così di non andare lontano – ha spiegato Saverio Russo,docente del­l’Università di Foggia, autore di un interven­to nella giornata del 18 giugno-.Occorre avviare azioni incisive che riguardino i temi dello sviluppo sostenibile e più in generale i presidi che fanno del territorio un lembo di terra non marginale”. E’affiorata dunque sin dal primo incontro la consapevolezza di de­finire un riconoscimento degli obiettivi da condividere, come chiaramente espresso da Salvatore Ritrovato,docente all’Università di Urbino Carlo Bo che oltre ad intro­durre gli elementi di uno studio sulla Geo­poetica del Gargano e letteratura “meridia­na” ha avuto proprio il compito di indicare le prospettive per il gruppo: “Penso che questa sia un’iniziativa coraggiosa che va accom­pagnata e favorita, bisogna trovare però il modo di concertare tutte le voci, le prospetti­ve che scaturiscono da punti di vista diversi, in maniera di non trovarsi di fronte ad un mo­saico le cui tessere sono sparpagliate e di cui non riusciamo più a ricomporre il disegno – ha spiegato -. Il disegno c’è perché c’è il luogo, c’è il territorio, c’è l’ambiente; i tanti apporti vanno in qualche modo ricom­pattati, con il confronto, con il dialogo, lo consiglio di adottare un punto di sintesi che mi suggerisce la lezione di Franco Cassa­no,e cioè smettere di vedere il sud come un nord mancato. Invece la dialettica centro- periferia si può non solo rovesciare ma ad­dirittura evadere, grazie agli effetti della glo­balizzazione che permette una riscrittura dei rapporti”. Sapersi ridefinire attorno ad una fisionomia identitaria è una delle sfide della Rete che si è messa al lavoro lo scor­so 18 giugno, a Calenella. L’idea di svilup­po si riconcilia anche all’Importanza di una narrazione di storia e bellezza di un mosai­co di genti e città vicine ma diverse, come multiforme è la geografia dei suoi paesaggi che si rincorrono dalla Foresta al mare, dall’entroterra alle coste. Identità che va ricer­cata anche nella vitalità dei molti dialetti e nelle esperienze fatte sul Gargano da arti­sti, viaggiatori, giornalisti e scrittori che han­no descritto e raccontato luoghi e popola­zioni in reportage, cronache e diari che sono specchio di una terra ancora oggi densa di suggestioni e contraddizioni.

Daniela Corfiati

l’attacco