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Viieste – GIUSEPPE MONACIS, L’ORMEGGIATORE CHE HA SALVATO I DUE BAMBINI E RECUPERATO IL CORPO DELLA CUGINETTA CAMILLA

Giuseppe Monacis ha 28 anni, lavora come ormeggiatore sul porto per la «Vieste Ormeggi». Da quella tragica mattina il suo sonno è turbato dal pensiero per Camilla, la ragazzina di 12 anni che ha perso la vita nelle acque agitate di Marina Piccola.

Come ogni giorno d’estate, Giuseppe Monacis, d’inverno pescatore, lunedì mattina 8 luglio era al porto a Vieste.

L’allarme l’hanno dato alcune persone che da Marina Piccola avevano visto due bambini in difficoltò nel mare mosso per il vento da nord ovest. Il personale della Guardia Costiera fa scattare l’allerta per i soccorsi e, nell’immediatezza, chiede supporto per un salvataggio in acque dai fondali troppo bassi per andare con i loro mezzi. Due militari del locale presidio, Luigi Castriotta e Michele Travaglio, vanno sul porto per trovare un gommone. La «Nautica Vieste» si rende disponibile per il gomone e con loro sale a bordo anche Giuseppe Monacis: «Non ricordo l’ora precisa. Sono venuti a chiedere un gommone e sono uscito con loro a cercare questi bambini».

Il mezzo si dirige verso Marina Piccola. «Abbiamo individuato due bambini che si sbracciavano in acqua — ci racconta Giuseppe — Il grande galleggiava, il pic-olino andava su e giù, dentro e fuori dall’acqua, era stremato. Li abbiamo tirati a bordo ed il grande, nonostante lo shock, dopo poco ha gridato C’è mia cugina, andate a prenderla… C’è mia cugina». Per una mezz’ora, con i due bambini a bordo, il gommone cerca invano la bambina. Poi si dirige verso il porto per mettere in salvo i due bambini ed affidarli alle cure dei sanitari del 118 che erano giunti con l’ambulaza.

Subito dopo, insieme ad altre imbarcazioni, si rimettono in mare per perlustare il mare alla ricerca della bambina. Intorno alle tredici rientrano in porto per fare rifornimento di carburante e riconseganre il gommone, visto che nel frattempo numerose imbarcazioni si erano messe in mare alla ricerca della bimba dispersa. I due militari si aggregano così ai colleghi per proseguire le ricerche in mare con i mezzi di soccorso.

Intorno alle 14,00, si diffonde la notizia che era stato avvistato il corpo della bambina. Giuseppe allorsa si dirige verso la pompa di carburante ed incrocia Vincenzo Troisi (comandante della «Freccia Azzurra» per il collegamento con le Isole Tremiti) che stava lì con la sua barca per fare rifornimento dopo aver già partecipato alle ricerche. Giuseppe comunica la notizia del ritrovamento della bambina e decidono perciò di tornare in mare per dare una mano. Si dirigono dove sostavano i mezzi della Guardia Costiera.

Giuseppe vede emergere dalle onde i capelli della bambina. «Era a circa 200 metri dalla costa, nell’area di mare fra il faro, le rocce sotto il ristorante «Il Grottino» e gli scogli  sotto l’ex pizzeria «La Scogliera». L’acqua non era più limpida. Era diventata così torbida che non si vedeva più il fondo. E’ stato un attimo. L’ho vista salire in superficie e ritornare giù, inghiottita dalle onde. Sono quelli i momenti in cui i polmoni si riempiono d’acqua e si torna a fondo».

Giuseppe si tuffa in mare: «L’ho vista e l’ho presa. Aveva gli occhi chiusi e le labbra scure. Con l’aiuto di Vincenzo l’abbiamo portata a bordo: lui l’ha preaa da sotto le braccia ed io l’ho sollevata dalle gambe. L’ho stretta a me per evitarle i sobbalzi della barca nel mare agitato. Mi sono tolto la maglietta e l’ho messa su di lei».

Appena arrivati sul porto Giuseppe chiede ai sanitari un lenzuolo per coprire il corpo della bambina ed evitare la morbosa attenzione dei tanti curiosi che con i cellulari cercavano di fare foto e filmati.

Da quel momento non riesce a non pensare a Camilla. Non si può morire a dodici anni. Giuseppe si è confidato con il suo amico Leonardo Vescera, chef de «II Capriccio».

Giuseppe non si dà pace. Ha parlato con gli zìi di Camilla e anche il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, che  è andato al porto a trovarlo. «Sì, è venuto qui, a trovarmi. Ma non voglio onori. E’ un peso che porto dentro di me e che porterò sempre. Vedere una bambina morire a dodici anni è una cosa che ti tocca profondamente».