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FORESTA UMBRA/ 48 KM DI TAGLI SENZA UNA VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE. SI PROGETTANO LE PISTE TAGLIAFUOCO MA NON SI FANNO I CONTI CON LE FAGGETE PATRIMONIO UNESCO

Quarantotto chilometri di piste tagliafuoco, larghe dieci metri, da realizzare in Foresta Umbra senza alcuna valutazione d’incidenza. Secondo il Siste­ma Informativo Territoriale della Regione Puglia, la zona di Coppa d’Umbra, nel cuore del polmone verde garganico, è interessata da questo intervento (presentato dall’Arif) con le finalità di prevenire gli incendi. Il problema na­sce dal fatto che non sia stata prevista una valutazione d’incidenza per questo rilevante intervento, in un’area che è la sede naturale delle faggete patrimonio dell’umanità Unesco. 48 chilometri di piste per 10 metri di larghezza si­gnifica una ferita gigantesca nel polmone verde.

È vero, l’intervento dovrebbe preservare la zona dalle fiamme, ma è anche vero che non si possa agire senza uno studio approfondito dell’area.

“Questo progetto presentato dall’ARIF in Foresta Umbra (ottenuto con un incredibile parere favorevole dell’Ente Parco Nazionale del Gargano), è l’ennesima “leggerez­za” registrata in questa area protetta. Un progetto del ge­nere – ha detto Maurizio Marrese,presidente del WWF Foggia – avrebbe degli impatti considerevoli sull’Intero ecosistema, soprattutto se consideriamo le specie rare che vivono in questi boschi quasi incontaminati. Pensate solo al capriolo italico, al gatto selvatico, al ghiro o a mol­te specie rare di uccelli come i picchi o i rapaci notturni. Ri­cordiamo che tali finanziamenti del PSR (2007/2013 mi­sure fra l’altro superate dal nuovo PSR, quindi teorica­mente non più utilizzabili) sono finalizzati alle aree a ri­schio d’incendio e noi nutriamo forti dubbi che la Foresta Umbra possa mai essere stata annoverata fra le aree che necessitano di tali interventi (o comunque non riteniamo sia prioritaria rispetto ad altre zone). Ricordiamo che que­sto non è l’unico progetto, ma altri progetti di diradamen­to sono in itinere nelle stesse aree o zone limitrofe alla Fo­resta Umbra. A questo punto ci chiediamo se la Foresta Umbra sia diventata un’area finalizzata a “ottenere bio­massa” o, come è, un’area protetta finalizzata a tutelare la biodiversità vegetale ed animale del Gargano? Anco­ra una volta, dopo la proposta del prolungamento della SSV 693 o la distruzione degli habitat dell’Oasi Lago Sal­so, ci troviamo a dover difendere la biodiversità del Parco Nazionale del Gargano da interventi che non hanno nulla a che fare con le finalità di un Parco Nazionale. Presen­teremo il prima possibile agli enti preposti le nostre os­servazioni”.

“Un grosso errore da parte della Regione Puglia. Un in­tervento del genere – ha detto Vincenzo Rizzi del Polo Museale di Foggia – necessitava di un approfondimento dal punto di vista dell’impatto ambientale questo anche per dare delle corrette indicazioni. Queste scorciatoie so­no probabilmente volute dagli enti che hanno proposto l’intervento e che evidentemente sono state accolte dalla Regione, ma non fanno bene l’ambiente, non fanno bene alla trasparenza, non fanno bene al rispetto delle regole e delle leggi, che alcuni soggetti più deboli devono rispet­tare, mentre a soggetti più forti si garantiscono delle stra­de differenti. Spero che la Regione Puglia, tramite l’as­sessore all’ambiente faccia un passo indietro rispetto a questa decisione in autotutela e receda da questa posi­zione. Parliamo di un’area assolutamente delicata e che necessita di una particolare attenzione”.

Una soluzione la suggerisce Fabio Modesti,ex direttore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, sul suo blog: “Sa­rebbe ora di fare sul serio in materia di tutela della biodi­versità e così, in Puglia come in altre Regioni che ancora non l’hanno fatto, approvare leggi organiche per i Siti Na­tura 2000, individuare nell’autorità di gestione dei Siti an­che quella competente per le valutazioni di incidenza e fa­re un grande passo verso il coinvolgimento dei vari de­tentori di interessi. Perché i cittadini siano a conoscenza completa e precisa di confini, norme di conservazione e di gestione degli ecosistemi più importanti da salvaguar­dare, al di là delle chiacchiere da bar con cui ci si riempie la bocca di sostenibilità, green deal e resilienza”.

Piero Russo

l’attacco