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VIESTE/ CADE DAL BALCONE, IL 118 ARRIVA DOPO 45 MINUTI. SEVIZIO ALLO SBANDO: “MEDICI POCHI E STANCHI”

Poteva finire molto peggio l’incidente occorso lunedì ad un cittadino di Vieste, precipitato accidentalmente dal balcone della propria abitazione. Un volo di qualche metro che ha procurato al malcapitato la frattura di un paio di vertebre lombari. Immediatamente è stato richiesto l’inter­vento del 118 ma l’ambulanza è riuscita ad arrivare sul posto solo dopo 45 minuti circa dalla chiamata. Il paziente tutto som­mato sta bene ma l’episodio apre molti interrogativi circa la te­nuta del servizio di emergenza urgenza. Perché tanto tempo per il soccorso?

Lo rivelano fonti interne al servizio che riferiscono di un diffu­so malessere tra i medici del 118, costretti a lavorare “in con­dizioni di cui nessuno parla e che nessuno conosce”.

Lunedì l’ambulanza di Vieste era a San Giovanni per un rico­vero e così il mezzo è dovuto partire da Peschici, la cui equi­pe aveva già svolto un turno di 24 ore fino alla mattina e avreb­be dovuto riattaccare lunedì sera, con la ovvia conseguenza che durante il giorno la postazione sarebbe stata scoperta, cioè non medicalizzata. Il velivolo per l’elisoccorso invece era a Bari e quindi non è potuto intervenire.

Una situazione che periodicamente si ripete ma essendo la zona disagiatissima, le carenze e i ritardi possono avere gra­vi ripercussioni. “Basti pensare che per portare un paziente da Peschici, da Vieste e da Rodi a San Giovanni complessivamente, tra arri­vo sul posto, collocazione del paziente nel mezzo e traspor­to possono volerci anche due ore. La situazione peggiore si verifica quando non c’è il medico in ambulanza e gli infermie­ri non possono somministrare nessun farmaco ai malati.

Il problema è che i medici sono sempre meno e di questo pas­so il 118 finirà per morire”. Che i medici in generale manchino è un fatto risaputo e ri­guarda tutta Italia ma i problemi del servizio 118 presso la Asl Foggia non fanno altro che peggiorare una già grave criticità. “Al netto di tutte le imposte, i medici del 118 riescono a gua­dagnare 10-12 euro l’ora, hanno contratti a tempo determi­nato, non hanno ferie e quindi se non lavorano non guada­gnano, non hanno Tfr e tutte le garanzie dei dipendenti -spie­gano fonti interne all’ambiente -. Se un medico del 118 va in banca a chiedere un prestito per comprare casa, sarà estre­mamente difficile che glielo concederanno. I turni sono este­nuanti: il contratto prevede 164 ore di servizio al mese ma me­diamente ne facciamo 300, solo cosi peraltro riusciamo a mettere insieme una retribuzione decente.

Per non parlare dell’aspetto psicologico e dei rischi che corriamo quando ci troviamo di fronte ai parenti dei malati che se la prendono con noi. La situazione è davvero insostenibile”. Ma è poi vero che non ci sono medici? “Non ci sono per l’emer­genza urgenza – la risposta di alcuni -, è stato evidente quan­do sono stati pubblicati i bandi per reclutare i medici per le Usca, ai quali hanno risposto decine di colleghi, invogliati dal compenso molto alto. Quando si tratta invece del 118 non se ne trovano.

Ma la spiegazione è tutta in quello che abbiamo descritto. Le condizioni non sono attrattive e fino a quando re­steranno tali, andrà sempre peggio. A tutti gli altri medici so­no state migliorate le condizioni contrattuali ma non a quelli che operano nel 118, anzi si sono prese decisioni che stanno di fatto destrutturando il servizio. Un esempio è la convezio­ne che consente ai medici del 118 di fare turni nei pronto soc­corso, retribuiti a 60 euro lordi l’ora, molto più vantaggiosi e molti ne stanno approfittando, lasciando scoperte le posta­zioni. Così le aree più disagiate vengono completamente ab­bandonate.

E’ quello che succede sul Gargano, dove non ci sono ospedali e non ci sono medici. La Asl non si è neanche preoccupata in questi anni di formare il personale paramedi­co, per quanto non possa comunque somministrare farmaci, in nessun caso”. La categoria aveva anche pensato di protestare con uno scio­pero ma l’emergenza è un servizio essenziale e non può es­sere sospeso.

“Ciò non di meno, la situazione non è più so­stenibile, non ci viene riconosciuto nulla e abbiamo un con­tratto immutato da anni, persino i medici delle Usca guada­gnano molto più di noi. Non ci è stato riconosciuto neanche il premio Covid, unici forse, nonostante abbiamo affrontato in prima linea la pandemia. E’ necessario ribadire questa di­sparità di trattamento, Asl e Regione devono correre ai ripari altrimenti questo servizio sparirà perché non ci sarà più un medico disposto a farlo.

Ci sono dottori di 50 e 60 anni che hanno ancora il contratto a termine, assurdo. Con l’arrivo del­le feste questo problema sarà ancora più evidente: resteran­no dappertutto turni scoperti nel 118 e anche nella guardia medica, le due attività meno pagate e più sacrificanti. E tutto questo non va altro che a discapito dei cittadini”.

Cinzia Celeste

l’attacco