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FOGGIA/ BEFFA PER I RINFORZI ALLA POLIZIA: ARRIVANO 15 AGENTI, MA 35 SONO ANDATI VIA

Nonostante le promesse dopo i diversi episodi criminali, gli organici rimangono ridotti. L’allarme del Sap.

«Avevano annunciato che, in provincia di Foggia, sarebbero arrivati cinquanta agenti di polizia in più. Invece, ne sono arrivati solo quindici. È come se avessero tappato un buco quando c’era una voragine». Silvano Ammirati, segretario regionale del Sap (il sindacato autonomo di polizia), poliziotto in pensione, è stato uno dei migliori investigatori della Questura di Foggia e conosce molto bene il territorio. Le sue emergenze e le sue criticità.

«Nel 2021 – spiega Ammirati al Corriere del Mezzogiorno – sono andati in pensione trentacinque poliziotti in servizio nella provincia di Foggia e, altrettanti andranno via entro il 2022. Non si può combattere la criminalità con gli slogan. Assistiamo, ormai da anni, a continue chiacchiere e parole al vento, in occasione di incontri pubblici che al più possono servire per farsi largo in prospettive di candidature politiche o per occupare poltroncine. Invece qui servono gesti concreti».

Il 17 gennaio fu proprio il ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, parlando con i giornalisti – al termine di un comitato in prefettura a Foggia convocato all’indomani di alcuni attentati a imprenditori e commercianti – ad annunciare che, in Capitanata sarebbe arrivato un contingente di cinquanta poliziotti in più. «Lo Stato – disse nell’occasione- non può che far sentire la sua presenza compatta mettendo risorse aggiuntive. Da qui arriva un messaggio chiaro: integreremo gli organici e daremo massima attenzione agli organici del territorio».

Dal quel 17 gennaio gli organici sono aumentati di quindici poliziotti, contro i cinquanta annunciati. E per giunta pare che per questi nuovi agenti – assegnati alla Questura di Foggia e ai vari commissariati del territorio – sia la prima assegnazione dopo aver frequentato la scuola di polizia.

«Questo – continua Ammirati – è un territorio difficile. Ci sono pochi uomini e mezzi. Non si può sbandierare la guerra alla criminalità organizzata senza uomini. Senza i mezzi necessari per combatterla. Qui, ormai da tempo, si conta solo sullo spirito di sacrificio degli agenti di polizia».

Eppure la Capitanata è il territorio della “Quarta Mafia”, classificata nel novembre del 2021 dall’allora procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, come una «emergenza nazionale». Dall’inizio dell’anno in provincia di Foggia ci sono stati nove omicidi. Di cui cinque negli ultimi due mesi: l’11 luglio scorso a Foggia è stato ucciso Alessandro Scopece, il 18 luglio a San Severo con una coltellata inferta da un sedicenne è morto Francesco Pio D’Augelli, il 31 luglio in una zona di campagna di Cerignola sono stati trovati i corpi di Gerardo Cirillo e del figlio Pasquale, freddati con un colpo di pistola alla nuca, il 13 agosto,infine, davanti al parcheggio di un lido balneare di Marina di Lesina è stato assassinato Maurizio Cologno.

Un territorio, quello di Capitanata, difficile e dimenticato, soprattutto dalla politica come denunciato dal consigliere regionale ed ex sindaco di Lucera, Antonio Tutolo che ieri si è incatenato dinanzi ai cancelli della Regione Puglia. Una protesta per portare l’attenzione della politica, regionale e nazionale, sulle problematiche, anche dal punto di vista criminale, della provincia di Foggia.

«Non c’è tempo da perdere – esorta Ammirati -. Non si possono attendere le elezioni politiche di settembre, poi passa ottobre ed arriva la fine dell’anno. Non si può continuare a calpestare la dignità della popolazione di Capitanata. Servono – prosegue il sindacalista – uomini e mezzi subito. Chi lo deve decidere? Chi ha dato fiato alle trombe nelle tavole rotonde con promesse non ancora mantenute».

corrieremezzogiorno