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VIESTE/ CRONACHE DAL PALAZZO  “VIAGGIO FRA RICORDI, RIFLESSIONI, TESTIMONIANZE E CURIOSITÀ” (3)

FRANTOI OLEARI

Verso la metà degli anni ’70 esplose in tutta la sua gravità la problematica relativa allo scarico dei residui  della lavorazione dei frantoi per gravi ed accertati inconvenienti igienico sanitari.

In pratica la totalità dei frantoi ubicati nell’ambito del centro abitato versavano le acque di morchia di trappeto nella rete della fognatura cittadina; tale situazione impediva il regolare deflusso delle acque reflue  domestiche, intasavano le condotte  causando la fuoriuscita  di liquami nelle pubbliche vie ostacolando e deturpando il processo depurativo dei liquami nella zona a mare (San Francesco) dove le fogne trovavano il recapito finale.

A seguito di una insistente richiesta formulata dal Reparto dell’Acquedotto Pugliese è stato fatto un censimento dei frantoi operanti destinatari di ordinanze e diffide finalizzate a non consentire lo smaltimento delle acque di morchia nella fognatura pubblica e in qualsiasi terreno del tenimento comunale se non autorizzato.

I frantoi operanti nell’abitato e nella immediata periferia sono risultati i seguenti a seguito di censimento effettuato:

1) COGAR – Loc. Pietà;

2) Martella Domenico – Loc. Pietà;

3) Lopriore Angelantonio – Via San Francesco;

4) La Torre Giuseppe – Via Madonna della Libera;

5) Medina Andrea e Figli – Piazza San Pietro;

6) Donadio Ludovico e Spadea Luigi – Via Trieste;

7) Notarangelo Natale – Viale 24 Maggio;

8) Martucci Domenico – Viale 24 Maggio.

Con l’entrata in vigore di leggi specifiche nel settore lo sversamento nella fognature cittadina doveva rispettare i parametri previsti da tabelle della c.d. “Legge Merli” (n. 319/76) o da smaltire in terreni solo se autorizzati e senza vincolo idrogeologico.

Successivamente tutti i frantoi furono trasferiti  fuori del cento abitato.

P.R.G.: SCUSATE IL RITARDO

Una storia (triste) senza fine

    L’Amministrazione di Sinistra, che si insediò al Comune alla fine dell’anno 1976, ereditò, fra l’altro, anche l’incarico conferito dall’Amministrazione uscente agli ingg. Otto Dal Sasso e Domenico Medina per la redazione del P.R.G. di Vieste.

    Lo strumento urbanistico rappresentava una necessità più che urgente che avrebbe consentito l’avvio di una fase, si sperava, per una pianificazione territoriale programmata e ordinata.

    Con tali intenti fu organizzato un dibattito tenutosi nella sala congressi dell’Hotel Pizzomunno, domenica 13 Febbraio 1977, sul tema:

    “Piano Regolatore Generale — Proposte e prospettive per un nuovo strumento urbanistico per la rinascita economica di Vieste nella realtà del Gargano e della Puglia”.

    La relazione introduttiva fu dell’Assessore all’Urbanistica, Camillo Marchetti, e proseguita con i progettisti, ingg. Dal Sasso e Medina, e conclusa dal Vice-Presidente della G.R. e Assessore all’Urbanistica, Avv. Domenico Romano.

    Per completezza di informazione si dirà che l’iter procedurale fu seguito solo dall’ing. Dal Sasso, a seguito di rinuncia dell’ing. Medina.

    Fra illusioni e delusioni, gli atti del P.R.G. arrivarono alla fase dell’adozione, il 7 Maggio 1983, con l’Amministrazione guidata dal D.C. Ludovico Ragno, nell’ultimo giorno valido per deliberare con i poteri del Consiglio Comunale.

    Qualche anno dopo, gli organi regionali restituirono gli atti del P.R.G. perché ritenuti non rispondenti alle prescrizioni di legge; lo strumento urbanistico andava, pertanto, riprogettato, adeguando la cartografia su idonee ipotesi pianificatorie.

    Una nuova adozione del P.R.G. avvenne verso la fine dell’anno 1988 con la delibera n. 464; l’approvazione definitiva e l’entrata in vigore, molto sofferta, avvenne nel Febbraio 1994 e si concluse prematuramente nel mese di ottobre 1995, a seguito di ordinanza di annullamento da parte del TAR Puglia, conseguente ad un ricorso prodotto da privati.

   Si ripiombò nel vecchio Programma di Fabbricazione che, ovviamente, aveva esaurito tutte le potenzialità edificatorie, ad esclusione dei fabbricati rurali che erano gli unici interventi possibili.

   Nel frattempo l’impugnazione dell’ordinanza del TAR, da parte del Comune, presso il Consiglio di Stato non sortì alcun effetto, poiché da un lato respinse le istanze di sospensiva e dall’altro verso non fu emessa sentenza di merito.

   In soccorso dell’Amministrazione, però, arrivò la legge statale n. 265 dell’agosto 1999 che consentiva alle comunità locali, la cui posizione giuridica era equiparabile a quella del Comune di Vieste, di adottare gli atti conseguenti; nella fattispecie il Comune approvò nuovamente il P.R.G. con un atto definito di “riviviscenza” nel maggio del 2000 e definitivamente approvato anche dagli organi regionali.

   Le speranze sono state ancora una volta deluse per una nuova ordinanza del Consiglio di Stato adito dagli stessi privati che, nel luglio 2003, accolse il ricorso e sospese un’ordinanza del TAR, che in 1° grado aveva visto vittorioso il Comune.

E’ CALATO IL SIPARIO

Finalmente è stata posta la parola fine alla definitiva approvazione del P.R.G. in seguito alla sentenza pronunciata dal Consiglio di Stato, che in sede giurisdizionale, nella  seduta del 5 aprile 2005 ha preso atto della rinuncia  al ricorso prodotto dal ricorrente avverso la sentenza  del TAR Puglia nella seduta del 10 aprile 2002 facendo rivivere i contenuti dello strumento urbanistico.

La notizia, molto attesa, ha fatto tirare un sospiro di sollievo alle numerose categorie della imprenditoria edile locale, tale decisione ha consentito di operare per la realizzazione di edifici compresi nei piani di lottizzazione di cui si è prima parlato.

LA FONDAZIONE TURATI

La Fondazione “F. Turati” di Pistoia, presieduta com’è noto dal nostro concittadino Antonio Cariglia, presentò, negli anni 1979/80, il progetto per la costruzione di un centro sociale di soggiorno per lavoratori anziani sul terreno in loc. Macchia di Mauro.

L’intervento rappresentava un importante contributo finalizzato alla soluzione del problema dell’assistenza agli anziani ed un incen­tivo alla valorizzazione delle risorse locali.

La costruzione fu autorizzata in data 26.06.1982, sviluppantesi su di una superficie coperta di 6.000 mq. e per una volumetria complessiva di circa 40.000 me. L’opera, ispirata da una progettazione squisitamente architettonica, è articolata in padiglioni concentrando tutti i servizi generali a piano terra, quali: direzione, amministrazione, ristorante, cappella, infermeria, sale per terapie e sala congressi. L’edificio, completato nell’anno 1985, può essere definito una delle pii! belle e funzionali infrastrutture mai realizzata nel Meridione d’Italia, ubicata com’è tra ulivi secolari e a quattro passi dal mare. Benché finanziata con il contributo della Regione Puglia e del Fondo di Ristabilimento del Consiglio d’Europa, la struttura non è vissuta sotto buoni auspici.

L’estate 1987 è stata contrassegnata da una violenta polemica iniziata con un manifesto fatto affiggere dalla locale Sezione del P.C.I. che accusava la Fondazione di aver trasformato il centro di soggiorno in albergo privato; i dirigenti, naturalmente, si sono affrettati a smentire categoricamente sostenendo che le argomentazioni dei comunisti, cui si sono associati anche i dirigenti del M.S.I., non corrispondevano al vero, anzi venivano liquidate come assurdità. I controlli che l’Amministrazione effettuò successivamente con la polizia urbana e la U.S.L. non evidenziarono situazioni di illegalità. Fra alti e bassi il centro “Turati”, a tutt’oggi, svolge la propria attività nell’assistenza agli anziani e in quella di riabilitazione in regime di convenzione con l’A.S.L.

Resta, tuttavia, il rammarico dell’intera popolazione perché il complesso avrebbe meritato una migliore sorte e la più legittima aspirazione dei viestani ovvero l’OSPEDALE!!

CENTRO DIREZIONALE DI CAMPI:

Una Cattedrale nel Deserto?

Nell’area della Baia di Campi, inserita nel comprensorio turistico di Testa del Gargano, è sorto il complesso denominato

“Centro Pilota per il Turismo in Puglia”,

meglio noto come Centro Direzionale, affidato dalla Regione Puglia, nella qualità di Ente appaltante, all’arch. Paolo Portoghesi.

     La struttura è sorta in località “Campi” su suolo messo a disposizione dall’Amministrazione della Regione Puglia, su di una superficie complessiva di circa 35.000 mq

     I lavori vennero affidati alla ditta ITALSCAVI S.p.A. – Società capogruppo di Campobasso con la direzione dei lavori affidati all’arch. Paolo Portoghesi in base a concessione edilizia rilasciata nell’anno 1985.

    Il lotto è a forma poligonale con misure medie per il lato lungo di 250 m. e lato corto di m. 160 per una volumetria complessiva pari a circa 54.000 mc.

Il complesso risulta così articolato:

CORPO ALBERGO: E’ costituito da 171 camere di circa 20 mq. cadauna e si sviluppa su 3 piani fuori terra;

PIAZZA DISCOTECA: E’ costituita da una discoteca con bar e servizi per una capienza di 400 persone e si sviluppa su di un unico piano;

PIASTRA HALL – RISTORANTE: Il corpo di fabbrica si sviluppa su di un unico piano fuori terra e comprende: Hall – Portineria per 275 mq. – Servizi vari; composti da sale TV, guardaroba, deposito clienti, boutique e parrucchiere, telefoni, servizi igienici per 160 mq. – Sala ristorante per 400 posti e relativa cucina con magazzini e depositi vari – Sala conferenze per 400 posti a sedere con annessi servizi;

PIASTRA AZIENDALE: E’ costituita da una struttura occupante una superficie di mq. 6.000 ed è stata prevista su di un unico piano   seminterrato. Comprende una zona lavanderia, garage, zona cottura e preparazione cibi, zona celle frigorifere, zona magazzino, servizi generali, spogliatoi;

SCUOLA ALBERGHIERA: Si sviluppa su due piani, più un piano porticato e comprende aule scolastiche, laboratori, sala riunioni, biblioteche e centro calcolo. Inoltre, sono previste camere per l’alloggio del personale e del direttore.

    L’intero complesso è stato dichiarato ultimato nell’anno 1997 con dichiarazioni di conformità nella realizzazione degli impianti e delle certificazioni di collaudo delle relative strutture. Importo dell’opera realizzata circa 78 miliardi.

    La costruzione non ha avuto vita facile ad iniziare dal sequestro avvenuto il 26 Ottobre 1990 per iniziativa della Procura della Repubblica di Foggia per talune difformità accertate nella realizzazione della piastra aziendale e per inadempienze relative alla procedura burocratica amministrativa seguita dal rilascio della concessione edilizia. Chi scrive ha materialmente eseguito l’ordinanza disposta dal magistrato unitamente al Comandante dei VV.UU.

    Al di là dei casi specifici, tuttavia, l’ordinanza riguardava il complesso nel suo insieme per effetto anche di un esposto presentato dalla Presidenza Nazionale di Italia Nostra. Conseguentemente alle iniziative innanzi esposte, la Procura inviò informazioni di garanzia

a tutti i componenti della Giunta Regionale, al Sindaco di Vieste e al rappresentante legale della Società appaltatrice dei lavori.

   Le vicissitudini sono proseguite con un contenzioso durato qualche anno presso la Pretura di Vieste e che ha visto contrapposti i legali di Italia Nostra da una parte, promotrice del ricorso e la Regione Puglia, quale Ente promotore del progetto. A vario titolo furono chiamati a testimoniare consulenti tecnici d’Ufficio a livello universitario, dirigenti della Regione Puglia, del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dell’Ambiente presso l’Avvocatura dello Stato, quest’ultimo quale parte offesa. Si iniziò nei primi mesi del 1993; la conclusione avvenne qualche anno dopo con sentenza che stabili la corretta procedura nel rilascio dei provvedimenti autorizzativi. Ma non mancarono condanne penali arrivate nei primi giorni di Dicembre 2003 nei confronti di ex amministratori regionali dell’epoca per una presunta corruzione.

   Si sviluppò, però, una polemica ed un dibattito che per molte settimane è stata all’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto per la vicenda giudiziaria, cui si è fatto cenno innanzi. Da una parte i professionisti rilevavano come l’opera dovesse offrire agli operatori

del luogo e del settore un modello di riferimento per promuovere e favorire l’ammodernamento dell’apparato ricettivo pugliese.

   Ed ancora: “Qualsiasi nuova edificazione modifica la struttura ambientale precedente ed interferisce con le preesistenze per cui è necessario valutare i progetti (urbanisticamente legittimi) in base alla qualità della loro architettura. La sacrosanta difesa dell’ambiente è un atto distintivo della coscienza delle responsabilità che abbiamo di tramandare alle generazioni future un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto in eredità; non dovrebbe mai dimenticarsi che l’unico modo di realmente conservare è quello di guidarne consapevolmente le trasformazioni necessarie.

   La conservazione fine a se stessa sembra essere soltanto il segno dell’incapacità di governare il destino dell’uomo con la conclusione:

“Ma è davvero un insulto al Gargano?”

   Fin qui le varie argomentazioni favorevoli all’intervento cui si sono contrapposte, ovviamente, le argomentazioni delle Associazioni ambientalistiche, tutte incentrate sulla demolizione della struttura che aveva “irrimediabilmente compromesso un angolo di pregevole valore ambientale e paesaggistico”.

    Nonostante le ricordate peregrinazioni sulla vicenda del centro direzionale è calato un silenzio assordante a vari livelli lasciando l’opera costruita, abbandonata alla mercé degli elementi fisici e dei malintenzionati con un alto tasso di degrado per la mancata utilizzazione. Tale situazione ha vanificato le aspettative della nostra società che, specie sotto il profilo occupazionale, confidava in una concreta rinascita. Purtroppo nessun messaggio è pervenuto da chi di dovere e le aspettative sono state, a tutt’oggi, frustate e deluse. Ma tant’è!!

    In un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, fra Natale e Capodanno del 2003, il Sindaco di Vieste, in una lettera indirizzata al Governatore Fitto, ricordava che non era più il tempo di comportarsi come “lo struzzo”, ignorando una discussione su di un complesso che rischia di determinarsi e di finire alla mercé dei vandali.

    Ricordava ancora il Sindaco che la classe dirigente regionale non è stata capace di trasformare un investimento pubblico in una opportunità di sviluppo.

    E’ veramente difficile non condividere le parole sopra riferite.

    Conclude l’articolo rilanciando al Presidente Fitto una proposta già in precedenza avanzata riguardante “un progetto per l’alta formazione di imprese per lo sviluppo sostenibile e per un laboratorio scientifico del Parco Nazionale del Gargano”.

    Della vicenda si è occupato anche il TG Satirico di Canale 5 “Striscia la Notizia”, che verso la fine del mese di maggio 2004 in un servizio ha posto in evidenza l’incuria e l’abbandono delle strutture oggetto, fra l’altro, di innumerevoli furti.

    L’auspicio è che tale vicenda non venga ulteriormente ignorata e che cada nell’oblio e nel disinteresse che, perdurando, potrebbe dar ragione a chi (e sono tanti) ritiene che il centro direzionale di Vieste sia da considerarsi un’autentica “cattedrale nel deserto”.

    Insomma che non sia un esempio da imitare nell’interesse di coloro che aspettano e sperano.

…………. Ed Ora?? …………..

La presenza di forze politiche regionali ai massimi livelli che hanno visitato il complesso nell’autunno del 2005, aveva suscitato interesse e grandi aspettative nella popolazione che, finalmente, sperava per una rapida conclusione della annosa questione completata da oltre un decennio.

La situazione è rimasta immutata come le acque limacciose dei pantani nonostante una seconda incursione effettuata in municipio dalla troupe del programma satirico di Canale 5 “striscia la notizia”.

Le chiacchiere, come spesso accade in queste circostanze hanno avuto il sopravvento e, allo stato, nessuno è in grado di ipotizzare il futuro di questo grande complesso sempre più destinato al degrado, all’incuria e ai furti malgrado le numerose sollecitazioni formulate dall’amministrazione comunale e rimaste senza risposte.

mario fabrizio 2008

3 – CONTINUA