Menu Chiudi

DA CHARIE, UNO DEGLI ANTICHI NOMI DI VIESTE, INCONTESTABILE PATRIA DI OMERO, L’ORIGINE DEL RECIPROCO SALUTO ITALIANO “CIAO”.

Su un giornale di tiratura nazionale di qualche decennio fa comparve un articolo sulla provenienza e significato del saluto “ciao” tipico degli Italiani. L’autore scrisse che ciao derivava dall’adattamento dei Veneti del nome schiavo in ciavo e quindi ciao. Ma è un’ipotesi poco credibile poiché per quanto i Veneti sono alleati dei Troiani, detti da Omero Oinetoi, o Heneti, che da oinè, o da oìnos portano al vino che nei tempi antichi a Uria, cioè Vieste, si produceva e si esportava nella migliore qualità, che quindi diventano un’altra forma del nome degli Oinotri. Enotri, produttori di vino poi noti come Pugliesi che come antichi Viestani trasmigrarono, oltre che nell’attuale regione del Veneto, anche in Calabria guidati dal loro mitico re Enotrio. Mentre l’omerica alleanza degli Heneti con i Troiani, che sono Viestani proprio come lo sono gli Argivi, gli Achei e gli Elleni, viene determinata dal gr. oinòs (lat. unus) che dall’equivalente monios, o monos: solo, unico, diventa un solitario, un selvaggio, che porta al latino singularis e quindi a un cinghiale (diz. Gr. Rocci) e nel nostro caso alla sua femmina detta Troia. Che per quella di Omero si trova tuttora nel toponimo di Caprareza, rocca sovrastante la viestana sepolta dal fango città di Merino, che dal greco capra(ina) e capraò, rezò indica una troia sacrificata, o data in sacrificio. Rocca contenente il Pergamo di Priamo, valevole da solo a identificare Troia come una Polis: città, dalla cui strada e affacciati al suo muro di protezione, secondo Omero, Elena indicava a Priamo i principali eroi Achei. Rocca sulla quale Seneca (IV sec. a.C.) segnala una sola Torre rimasta in piedi della grande Troia; sulla quale nel 1400 c’era un Castellum Marini (A. Russi) come punto di divisione tra i territori di Vieste e Peschici; sulla quale nel 1680 il Giuliani segnala i resti di un grande fabbricato e di una comoda strada per raggiungerla. Ma identità troiana che però passa pure a Vieste per via del monios, o monos, del Montarone, che se fatto pervenire dal gr. moun(az)-tauro(s)-one(m) diventa un “peduncolo isolato ma non distaccato dalla forma di corna di un toro possente”, in rappresentanza del sito sul quale è situato il centro storico di Vieste,perciò e non solo per questo, patria incontestabile di Omero. Il più grande poeta di tutti i tempi e del Mondo che ha tratto ispirazione unicamente dal territorio viestano per la creazione di due poemi, cioè poesie di grandi dimensioni, l’Iliade e l’Odissea, con tutti i suoi Inni. Sintomatica della creazione degli Oinetoi da Vieste è la postuma venerazione dei Veneti, alleati dei Troiani, per il loro acerrimo nemico Diomede. Eroe acheo, lo stesso di argivo, perché nato nell’omerica Argo, bianca, per le calcaree punte (acis) da cui gli omerici Achei, del Montarone che è lo stesso sia della bianca Creta e sia di Micene.

Creta anche perché il loro re Minosse viene destinato a giudicare le anime nel Regno dei Morti di Omero, che è certamente la viestana Necropoli della Salata dove tuttora sgorgano tre anonime sorgenti, chiamate da Omero Stige, Cocìto e Piriflegetonte che fondendosi danno origine all’altrettanto anonima corrente chiamata da Omero Acheronte, che tuttora sfocia nel mare di Scialmarino. Micene che dal gr. mycos conduce a un’insenatura portuale qual’ è il porto viestano del Pantanella, toponimo di origine greca che da panta-ne(a)-el(os)-la(às) indica una “completamente nave approdo rupe” e la cui grande e antica civiltà micenea (XIV-XII sec. a.C.) è di durata inferiore a quella del viestano Montarone, da Omero immaginato spuntare come un micete, o un fungo. Ma Montarone che viene già da Omero individuato come Pizzomunno, Pizzo del Mondo che, prendendo origine dall’approdo, indeur. sker, fa diventare Vieste il luogo di approdo di Odisseo col nome di Skeria, presentata come capitale del Continente Apeira, aperta, che poi diventa Europa, vasta vista. Skeria che, allo stesso modo del Montarone, Omero qualifica come isolata in mezzo ai grandi flutti del mare (lat. aestus contenuto negli attuali Vestysane) situandola all’estremo del mondo, sinonimo di Pizzomunno. Potenza del Montarone che come Pizzo di Pizzomunno è sinonimo sia di atlante, infaticabile, da cui Vieste quale Atlantide città, capitale del Continente Atlantide, tuttora vanamente cercato nell’Oceano Atlantico. E sia di angolo, da cui il grande Regno dell’Angoloculla di Nostradamus secondo il quale sarebbe tornato in vita il settimo mese dell’’anno 1999, e che dopo inevitabili polemiche sarebbe tornato a regnare. Il 1999 è l’anno di uscita del secondo libro dello scrivente riguardante la provata identità di Vieste come Atlantide città, che da atlante diventa sinonimo sia di Angoloculla e sia di pizzo di Pizzomunno per il Montarone il cui corno sinistro, visto da terra, si chiama punta di (S.) Eugenia, che come buona genìa sta per una buona culla dei popoli tra i quali gli Euganei. Ma anche perché, secondo Omero, dopo il Diluvio Greco (di nove giorni) il nipote di Zeus ed Europa e figlio del leggendario re di Creta Minosse, Deucalione che insieme con sua moglie Pirra con la loro Arca approdano sul Parnaso. Rocca marinara erroneamente accaparrata dall’attuale Grecia, poiché è il Montarone sul quale il giovinetto Odisseo, odiato, durante una battuta di caccia viene ferito al ginocchio dalla zanna di un cinghiale e da cui l’altro suo nome Ulisse, ferito. Inoltre il poetico Diomede è vissuto unicamente a Vieste dove è deceduto mentre stava cercando di tagliare l’istmo del Montarone col nome di Teuthria, biancastra, per renderlo una vera isola e venendo seppellito sull’isola disabitata (Strabone. Italia) che è lo Scoglio di (S.) Eufemia: la bene famosa, o di (S.) Eugenia: la buona genìa per una buona culla, toponimo appartenente pure al corno di sinistra del Montarone visto da terra e da cui tutto il mondo antico ha avuto origine, a cominciare da tutti i popoli Italici, tra i quali gli Euganei, ed Europei (Seneca) ivi compresa l’Irlanda = Terra di Iria, per la luminosa Vieste, che si trova pure nel greco Eire.

Premesso che il corno di sinistra del Montarone è ora più noto come punta di S. Croce (ubi maior minor cessat), la verità è che secondo lo scrivente il saluto <ciao> proviene dall’adattamento del gr. cairios, che da cairos indica un’idea di unione, o di armonia, che è ciò che si genera dopo questo reciproco saluto e che in ordine cronologico porta al tempo giusto, propizio, alla buona occasione che si trova pure nel greco ouros da cui Uria per Vieste, città chiamata Hestiache, oltre il significato di santuario, sacrario, altare, è il più antico e conosciuto nome greco di Vieste. Hestia generata dalla presenza dell’omerica bassa collina accessibile da ogni lato destinata ad altare, sacrario, tomba della molto balzante Myrina, che in realtà è il viestano “Munduncidde”: una minuta, o una monade dunetta, tuttora situata davanti alla sprofondata nel fango città di Merino, che è l’omerica Troia, il cui simulacro di (S.) Maria di Merino viene tuttora conservata nella Con-Cattedrale viestana, già Hestia. Non a caso la dea Hestia generava armonia pure tra i litigiosi Celesti. Da questo “Munduncidde” nasce il nome di Iapyga Mesapia, poi esteso a tutta la Puglia, ma che proviene dai gr. ia: unica, monade; pyga(h): troia; mes: centro; apia: che per lontananza di tempo diventa un’antichità, che conduce a un’unica, o monade Troia – centro dell’antichità. Non a caso Apina e Trika sono altri due nomi proverbiali (Plinio) di Vieste.

Chaire (leggi Ciaire alla francese), derivante dai gr. cairios e cairos,di fatto haavutoorigine da Vi-este, che da Eòs di este diventa figlia del mattino, lo stesso di oriente e di aurora. Ciò viene confermato dal fatto che il megale chaire dei Romani era il salve mattiniero, l’ave mattutino e, quindi, l’attuale salve. Infatti Strabone (Italia) tramanda che è stato il saluto Chaire dato di primo mattino a Vieste da una sua sentinella di origine tessale alla richiesta del nome del luogo di approdo fatto dagli assalitori Lidi, che poi furono Thyrreni, a determinare il cambio del nome della città pelasgica di Iria,poi Thuria: porta, diventando per questa risposta la latina Caere (leggi cere), valido per qualche tempo come altro nome di Vieste nel cui antico territorio poi è nata Cere-nova, l’attuale Cerignola. Lidi poi diventati Thyrreni perché generati da Vieste col nome di Thuria, indeuropeo thura: porta, da cui nasce la Tiro dei profeti Isaia ed Ezechiele che secondo un loro scherno questa Thuria viestana scompare improvvisamente per la vita corrotta dei suoi abitanti, lasciando alla loro Tiro la sua favolosa eredità. Fine analoga a quella di Atlantide e di Uria che parte da quella della Troia di Omero e quindi sempre da Vieste, città che ha avuto un’incalcolabile caterva di nomi persino impossibili da elencare. Questi Tyrreni poi diventano Etruschi, da cui l’Etruria, che da eteros-uria conduce alla parte restante di Uria, per Vieste, città riconosciuta come Pizzomunno, Pizzo del Mondo, dalle cui trasmigrazioni tutto il mondo antico ha avuto origine (Seneca).

Come è noto, i Toscani hanno la erre moscia, un po’ muta, per cui Ciaire diventa Ciaie e quindi l’attuale Ciao equivalente al saluto “salve” di tutti gli Italiani. Infatti, secondo Erodoto, gli invasori Lidi, poi Thyrreni,sbarcano nello stesso territorio che prima era occupato dagli Umbri (gr. Ombricoi, da ombreò), i quali avevano per confine Marinum, fin dal.. (da dove nasce) …l’Adriatico. Cioè Vieste anche per la testimonianza della vicina Foresta Umbra, altro modo di identificare Uria che tra l’altro proviene dal greco oureò, equivalente di ombreò da cui gli Ombricoi con specifico riferimento all’emettere acqua delle tuttora presenti correnti viestane. Correnti che, ignorando il carsismo, si pensava partissero da una località distante: la Foresta Umbra, poiché dopo 130 stadi (circa Km 20) di scorrimento sottoterra riaffioravano a poca distanza dal mare nel quale subito tuttora sfociano (Strabone. Italia). L’origine viestana dei Thyrreni è denunciata sia dal nome di Etruria, derivante da eter(os)-uria, come i superstiti di Uria, sia dal nome acquisito dagli Ertuschi, in quanto già Thyrreni, indubbiamente derivante da Thyra, la porta del territorio italico che conduce alla antica funzione ed altro significato di casa comune di Hestia per Vieste. Sono quindi gli Umbri viestani a tramutarsi in Pelasgi, prossimi agli dèi come lo sono i Feaci, abitanti di Skerìa e altri viestani di Omero, poiché derivanti dalla luminosità (fai) delle punte (acis) dei corni del Montarone. Anche perché è da questa parentela che Caere diventa famosa come potenza marinara che ha bandito la pirateria ed era governata da buone leggi poi codificate nelle Tavole Ceretane rese valide in tutto il Mare Mediterraneo. Il resto è testimoniato dalla presenza in Caere del Tesoro degli Agillei, nome derivante dal gr. agylla: via maestra, che diventa un altro nome di Caere, città dedicata ad Apollo Pizio, o Delfinio. Appellativo quest’ultimo che avalla l’identità dell’omerica Troia con Vieste in quanto sprofondata Uria. In particolare per la presenza dello Scoglio di (S.) Eufemia che, oltre ad essere sia l’omerica famosa nave Argo, che sola riuscì a superare le Rupi Erranti, o Instabili, che sono le viestane “Murge Scufflète”, o Lesionate, tuttora visibili all’esterno del corno destro del Montarone visto da terra, che in effetti sembrano errare per il continuo movimento del mare che s’infiltra nelle lesioni facendole sembrare erranti, e sia la nave dei Feaci che al ritorno da Itaca, sempre Vieste, viene affondata e pietrificata con una manata del vendicativo Poseidone. Infatti, per tornare al delfinio, gli scogli solitari appena affioranti dal mare erano paragonati ai delfini che essendo di natura solitari, lat. singularis, al pari del Montarone erano paragonati a un cinghiale (gr. capros) e nel nostro caso alla femmina detta Troia (gr. capraina). Vedi l’isola di Capri.

Caere, o Agylla cui si aggiunge Albalonga,tre nomi provenienti dalla posizione nel mare del viestano solitario Montarone della cui potenza nasce sia l’infaticabilità di Atlantide e sia il gr. rome: forte, da cui Roma. Città che si considera miticamente nascente da Albalonga, o Alba lontana, che è uno dei nomi mitici di riferimento alla posizione di Vieste: figlia del Mattino, lo stesso di alba, e città che durante il 21 Giugno, giorno del solstizio d’Estate, vede il Sole nascere da lontano sul mare da dietro la punta Nord-occidentale dello scoglio di (S.) Eufemia o di (S.) Eugenia, che è lo stesso dell’alba lontana di Albalonga. Città mitica che viene erroneamente identificata con Castelgandolfo, poiché il nome alba, secondo le fonti, proviene dal latino albus, che significa bianco, mente longa significa lontana. L’Alba in quanto bianca di luce è lo stesso di aurora, di oriente, di primo mattino che si trova nel bianco delle omeriche Argo e Creta, sempre Vieste = figlia del Mattino. Il termine latino longa contempla il significato di: vasta, lontana, per cui il nome Albalonga equivale ad una aurora, o ad un presto mattino, o a un oriente spazioso da cui derivano l’omerico continente Apeira, aperta, ora Europa, vasta vista, e gli Urios Apertos di Catullo (ep. 36) per i Viestani. Il significato di lontana indica spazio, in riferimento al verbo gr. apiemi (= essere lontana) etimo iniziale di Ap-eneste, per Vieste, in quanto città situata all’estremità (gr. apeneuthe) orientale (este) del Gargano (Tolomeo). Ma questa longa vale soprattutto come tempo, poiché da questa Albalonga Roma trae le sue origini leggendarie. La prova più evidente viene fornita da Tito Livio quando afferma: “e nominò (Numa Pompilio!) anche le vergini di Vesta, sacerdozio, questo, originario di Alba e non estraneo alla stirpe del fondatore”. Fondatori viestani che da una parte è il figlio del troiano Enea, Iulo, da Ylio per Troia, da cui la Gente Giulia dei Romani, e dall’altra Turno, figlio di Dauno, suocero dell’acheo, o argivo Diomede.

A Vieste, dal cui territorio Omero ha tratto ispirazione per tuttele sue opere, va sistemata la rocca di Lamo, da cui la favolosa Gente Lamia genitrice di alcuni popoli italici, sui cui due corni, gli stessi del Montarone, Omero immagina la città di Telepilo Lestrìgonia. Tele-pilo significa la “lontana porta” che fa parte della tipica funzione di Vieste come Thura, porta, e poi traslocata a tutta l’A-pulia: senza porta, derivante dall’omerico Continente Apeira, aperta, ora Europa, vasta vista. Infatti, a dimostrazione di Omero quale incontestabile nativo di Vieste, questa Telepilo ha nel suo porto la corrente di acqua dolce chiamata Artachìa che, per esigenze poetiche, nel porto dell’isola di Itaca diventa la corrente di acqua dolce chiamata Aretusa, nel porto della terra dei Ciclopi diventa un’anonima polla d’acqua dolce che è la stessa che fa traboccare le acque del porto dell’Isola di Trinachia. Ma in rappresentanza della stessa corrente d’acqua dolce che tuttora scorre, da poco canalizzata sottoterra per esigenze abitative, nel viestano Canale della Chiatà che arricchiva le acque dell’antico porto naturale del Pantanella. Da quest’approdo, indeuropeo sker, unitamente al greco skeros, indicante la continuità delle rupi del Montarone che genera la vallata del Pantanella come uno dei due porti della Skeria archeologicamente esistenti ai lati dell’istmo del Montarone.

Caere viene ora erroneamente identificata sia con la odierna Cerveteri, situata a circa 50 km a NordOvest di Roma e sia con Bagno del Sasso, cittadine che non si affacciano sul mare. Ma nei tempi antichi Caere era chiamata Agyllina. Agylla e Caere sono nomi di un’unica mitica città finora individuata correttamentedal solo scrivente con Vieste. Agylla, citata da Strabone, o l’Agyllina indicata da Livio, o l’urbs Agyllina per la rupe antica di Virgilio che parte dall’omerica Telepilo situata su una rupe marinara, per il possente Montarone, che è la stessa sulla quale era situata la viestana Adria, dal gr. adros: forte, dalla quale nasceva il Golfo Adriatico, che ora viene erroneamente fatto provenire dalla cittadina veneta di Atria, che si trova lontana dal mare. Caere, o Agylla,in quanto restia alla pirateria, opulenta, molto potente e famosa per la sua giustizia, diventa analoga di Tiro, da thura per Vieste come porta presente nell’omerica Telepilo.

Come si è avuto modo di notare Caere dedica ad Apollo Pizio, o Delfinio, il Tesoro degli Agyllei, da cui l’altro suo nome di Agylla. Un dato di fatto importante se si considera che il delfino, simbolo della vocazione marinara di un popolo solitario, isolato e quindi della reale posizione marittima di Agylla per il viestano solitario Montarone, appare ripetutamente sulle antiche monete uriatine, il cui essere solitario conduce pure allo Scoglio viestano, facente parte del Montarone, che col nome e per la sorte di Uria, scomparsa nel giro di una notte e un giorno, implica pure Vieste alla medesima sorte della vicina Troia.

Per chiarire meglio la questione si ricorre all’etimologia di Agylla, o Caere, poiché con il gr. agylla si indica la via maestra, con cui si identifica la luminosa città di Vieste col nome gr. di Iria e come città base del passaggio stretto del Laurento di Livio. Che sono altri modi di identificare l’Ellesponto tracciato nelle parole dell’indispettito Achille quando minaccia di volere tornare in patria a Ftia “facendo tre giorni di navigazione verso l’Aurora nel pescoso Ellesponto”. Ellesponto che dal greco elles è “antico” che diventa automaticamente “greco” ma soltanto, pena l’essere considerato barbaro che vale per l’attuale Grecia, se si considera ciò che si trova sul percorso del Sole nel giorno del solstizio d’Estate, che si trova pure nei significati del latino aestus facente parte dei soli Viestani che si autodefiniscono V(i-a)èst(y)s-ane (le lettere tra parentesi diventano mute come la dialettale e senza accento) cioè figli dell’aestus più alto. Secondo la descrizione di Omero e per l’attuale significato etimologico il greco pontos indica un “sentiero del vasto, o largo e profondo mare” che sempre per Omero “veniva chiuso dai Traci”. Da intendere il tratto della penisola balcanica, l’omerica Tracia, poi detta Illyria = di fronte a Yria, cioè di fronte a Vieste, nome che deriva dal trovarsi sulla linea della nascita del Sole sul mare verso l’aurora. Ma esclusiva linea di una rotta marittima dell’omerico Ellesponto che, insieme con gli Elleni capeggiati da Achille (= di fronte alla punta – del Montarone), dal VII sec. a.C. venne confuso da gente disattenta con un canale marittimo stretto da due terre qual’ è il Bosforo, che con il suo percorso Ovest/Sud-Est sfocia nel Mare d’Azof e infine nel Mare Nero senza andare né verso l’aurora, cioè verso il luogo da dove si vede sorgere il Sole nel giorno 21 Giugno, né verso la Tracia, che allo stato dei fatti viene geograficamente superata. Un dato di fatto che esclude il percorso dell’Ellesponto di Omero “verso l’Aurora” che trova coincidenza nel fatto che a Vieste nel giorno del solstizio d’Estate il Sole, tra l’altro, si vede nascere sul mare da NordEst, che è la stessa direzione annuale del vento di Grecale, o del Greco, tuttora detto dai Montanari “il vento di Vieste”.

Che il pontos abbia come capo Vieste ne è testimone il mai prima precisamente analizzato nome dell’antica Siponto, che non proviene dalle seppie pescate in abbondanza in questo golfo (Strabone), ma dalla fusione di si(nus)-pont(i) che identifica il golfo (ora di Manfredonia) del ponto Eusino (Cicerone e altri), che dal gr. eòs diventa diretto verso l’aurora che è lo stesso percorso dell’Ellesponto minacciato da Achille. Cioè di questo sentiero del vasto, largo e profondo mare che è lo stesso della via maestra di Agylla e del sentiero stretto del Laurento. Città di Siponto che, trovandosi alla radice del Monte Gargano, insieme con Apeneste, sua estremità orientale, come ultime due località marittime del Mare Ionio di fatto dividevano in due l’attuale intero Mare Adriatico con il Mare Ionio (cioè orientale a Vieste) e il Golfo Adriatico: forte, in adiacenza del quale c’è Hyrium (Tolomeo. VII sec. a.C.) sempre Vieste da identificare con il possente Montarone che è la rocca marinara dalla quale tutto ha avuto origine in quanto Pizzomunno.

Di più si ricava dall’analisi della divinità romana del bifronte Giano con i suoi epiteti di matutino, o di pater matutinus, che in realtà indica la funzione di Vieste come porta (ianua) unitamente alla direzione (ianus = passaggio) dell’Ellesponto verso l’Aurora di cui Vieste è figlia e che come Hestia, o Istia, dal gr. isthemi, diventa il sisto, il punto fermo, lo stesso di pizzo, di atlante, di angolopure di questo divisivo sentiero marittimo scoperto perché noto agli abituali frequentatori del mare.

Alcuni dati corografici dell’etrusca Caere sono tramandati da Virgilio quando scrive che: “è situata su un gelido fiume detto Cere presso un bosco sacro vastamente adorato con religione dai padri, circondato da colli che formano una valle concava”. Il gelido fiume di Cere è lo stesso delle sette sorgenti calde del Timavo, tutte salmastre ad eccezione di una di acqua dolce che tuttora scorre nel viestano Canale della Chiatà, facente parte della valle concava del Pantanella, che come porto dei Ciclopi, secondo Omero, aveva all’interno un bosco di nere abetine che circondavano l’anonima polla sorgentifera d’acqua dolce. Ma che potrebbe essere il bosco del Monte Sacro del Gargano che da gar-ganos diventa “per davvero luminoso”, ora per continuità Montagna del Sole, ma Monte presente in Omero come Gargaros, che da gargara (v. gargairò) indica il rigurgito, o gargarismi, delle gorgoglianti gole delle correnti viestane. Gargaria è uno dei nomi antichi dell’Italia (Aristotile). Sul confine del bosco del Gargano c’è tuttora la Foresta Umbra, che da ombreò indica l’emettere acqua che si trova pure nel verbo gr. oureò da cui Uria per Vieste come connessione alla predetta adorazione con religione dai padri. Infatti gli Uriatini una volta scacciati da Uria dagli Umbri pure loro vennero a loro volta scacciati da Uria, o Thuria, o Chaire, dai Lidi che poi furono Tyrreni e quindi Etruschi, derivanti da Etruria come confine di Uria. Queste storiche, poetiche e mitiche sette correnti tutte di acqua salmastra tranne una di acqua dolce del Canale della Chiatà, per il gelido fiume detto Cere, fanno parte pure delle sette correnti calde del Timavo, facenti parte del monumento a Diomede descritto da Strabone e Plinio. L’essere questo stesso fiume caldo e nello stesso tempo gelido nasce da Omero quando scrive che lo Scamandro, il fiume che scorre davanti a Troia e dallo scrivente individuato con il Canale della Macchia, che dal greco make è battaglia, luogo di battaglia, viene originato da due sorgenti, una fredda come il ghiaccio e l’altra di natura bollente.

Prof. Giuseppe CALDERISI, nato a Vieste il 01.02.1943