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IL LIBRO DELLA SETTIMANA – IL GARGANO SENSUALE DI VAILLAND. NERI POZZA PUBBLICA UNA NUOVA EDIZIONE DEL ROMANZO «LA LEGGE»

A quasi 70 anni dalla sua prima uscita, trasuda appieno sensualità, erotismo e sesso esplicito, benché nient’affatto gratuito e di grande im­patto stilistico, La legge, di Roger Vailland, ambientato su un Gargano vero, sanguigno e viscerale anche nella reinvenzione romanzesca.

Lo ripropone oggi Neri Pozza ed è una bomba narrativa nel paesaggio inaridito della letteratura contemporanea, dove contenuti e lessico si piegano al politicamente corretto.

Tanto più straor­dinario provenendo da un autore francese, capace di captare e trasmettere l’anima dei luoghi, come la de­finisce James Hillman.

Porto Manacore, l’immaginario paese del promontorio, ha i crismi di una location ricreata per esaltarne le potenzialità da saga. Vengono in mente il Wessex di Thomas Hardy, la contea di Yoknapatawpha di William Faulker e la Sicilia di An­drea Camilleri.

Versioni in prosa di una geografia con­creta, rimodellata dagli autori che l’hanno vissuta sulla pelle da nativi. Vailland non è pugliese e tanto meno garganico eppure esplicita le cadenze, gli sfondi e le atmosfere con un’aderenza mediterranea che rimanda all’Albert Camus del pensée de midi, trasposto da Franco Cassano nel pensiero meridiano.

Proprio sulla controra incandescente per il solleone si delinea l’incipit, che provoca in chi legge un impatto a fior di pelle. La piazza del paese è un’incudine del sole in miniatura rispetto al deserto attraversato da Lawrence d’Arabia. Sulle mura abbaglianti delle case si addos­sano disoccupati che con la loro inerte disperazione rappresentano un sud condannato al sottosviluppo.

Die­tro le persiane covano voglie di rivalsa, disegni ven­dicativi e soprattutto desideri. In primis quelli di Donna Lucrezia, la moglie insoddisfatta del giudice Alessan­dro, che spasima per Francesco, il figlio di Matteo Brigante, deciso a espropriare Don Cesare del dominio locale; I due conducono una lotta di trappole, inganni e soperchierie per «fare la legge» su Porto Manacore e dintorni.

L’amore impossibile fra Donna Lucrezia e Francesco Brigante s’intreccia subito con gli interessi contrap­posti del parvenu criminale e del vecchio latifondista. Tra di loro emerge dallo sfondo Marietta, la procace e rorida diciassettenne cognata di Tonio, l’uomo di fi­ducia di Don Cesare, acceso peraltro dal forte impulso di possederla.

Sì, perché nel Gargano, nella Puglia e nel sud del 1957, l’anno della prima edizione de La legge, Vailland rav­visa un’arretratezza barbarica, fatta di sopraffazione, di brutalità, di sessismo 4.0, che fa pensare a una storia di secoli prima. Circolano vespe e lambrette, si comprano televisori, si indossano sulla spiaggia costumi da bagno di lastex, tuttavia dietro le pareti domestiche «la promiscuità scalda l’immaginazione ma impedisce di sod­disfarla. E il timore del peccato muta l’insoddisfazione in angoscia». Specialmente a causa dei feromoni che irradia Marietta, e colpiscono Tonio, Matteo Brigante, il vecchio Don Cesare e il corrotto commissario Attilio. Anche Enrico, un agronomo sceso dal nord per bo­nificare le paludi, inviso ai proprietari del posto, che fra i canneti vanno a caccia, e al popolino, che vi consuma amplessi perfino con le capre. Lui concupisce Marietta, la vorrebbe sua cameriera e amante, senza sposarla.

Inesorabilmente, l’indomita ragazza conquista le pas­sioni virili e diventa il Graal profano dell’umanità di Porto Manacore. Le donne la odiano, gli uomini la bramano. Lei ne approfitta per assurgere a regina del circondario, forte del mezzo milione rubato a un in­genuo turista svizzero e dello sfregio a forma di croce che infligge a Matteo Brigante, quando tenta di vio­lentarla.

Sarà lei l’unica vera trionfatrice della “legge”, che prende il nome da un gioco che i paesani fanno nell’oste­ria e consiste in una variante selvaggia della “pas­satella”: ogni bicchiere di vino si paga al prezzo di umiliazioni imposte dai “padroni” e dai “sottopadro­ni”.

Jules Dassin trasse dal libro di Roger Vailland un film girato sul Gargano nell’estate del 1958. Il cast stellare comprendeva Yves Montand, Melina Merkouri, Paolo Stoppa, Pierre Brasseur, Marcello Mastroianni, del qua­le si dilatava il ruolo dell’agronomo, e Gina Lollobrigida, che, già trentenne, conferiva maturità e realismo alle ambizioni di Marietta. La pellicola apparve nelle sale l’anno dopo e, malgrado il lieto fine non proprio calzante, all’inizio della pellicola, per «delocalizzare» la visione tutt’altro che oleografica dell’Italia meridio­nale, venne sovraimpressa la scritta «in Corsica, oggi».

enzo verrengia

• Roger Vailland, La legge (Neri Pozza, tr. di M. Ramadoro, pp. 272, euro 16,50)