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IL COVID TORNA A CORRERE IN PUGLIA: CRESCONO I CONTAGI

Gli esperti: «No agli allarmismi ma niente sottovalutazioni». Timori in vista del picco dell’influenza. Il professor Rezza: «Vaccinazioni e mascherine a difesa dei più fragili»

Non fa più rumore ma corre in silenzio. E con l’arrivo della stagione fredda rischia di accelerare e creare problemi. Il Covid-19 ha rialzato la testa nelle ultime settimane e gli esperti tornano a consigliare prudenza.

In Puglia l’impennata è evidente: nella settimana 16-22 novembre la Fondazione Gimbe ha registrato 1.727 nuovi casi, con un aumento del 21,4%. Mentre negli ultimi 14 giorni (9-22 novembre) è stata registrata un’incidenza di 81 positivi per 100.000 abitanti. La crescita delle infezioni è di poco superiore a quella dei primi giorni dello scorso febbraio.

Passando alla situazione per province, è in quella Lecce che i nuovi casi positivi sono stati più numerosi nella settimana 16-22 novembre: 59,1 ogni 100mila abitanti. Seguono Brindisi (57,8), Bari (43,3), Foggia (36,7), Bat (32,7) e Taranto (26,8).

Ma si tratta di dati ampiamente sottostimati, perché «basati su test che non fa quasi più nessuno», avverte Gianni Rezza, l’ex direttore della Prevenzione al ministero della Salute, ora professore straordinario di Igiene all’Università San Raffaele di Milano. «Il Covid gira parecchio – sottolinea – sapevamo che con il primo vero freddo avrebbe rialzato la testa, come fanno tutti i virus respiratori. L’importante è che non faccia troppi danni». E ribadisce: «Omicron ha una virulenza minore rispetto a Delta, però tra persone debilitate, anziani soprattutto se più in là con gli anni e immunodepressi può fare ancora danni seri quando si è persa la protezione del vaccino». Rezza aggiunge: «Per ora registriamo un lento aumento delle ospedalizzazioni, ma la situazione potrebbe peggiorare se i contagi continueranno ad aumentare e le vaccinazioni non decolleranno». Ecco perché consiglia «ai più fragili l’uso delle mascherine in situazioni di promiscuità».

E la preoccupazione aumenta anche in visto del picco dell’influenza stagionale. Secondo Rezza oggi l’influenza è sotto controllo. «Tosse e mal di gola che osserviamo in giro in questi giorni – sostiene – sono provocati soprattutto da rinovirus e altri virus parainfluenzali. L’ondata di influenza arriverà più tardi, probabilmente dopo Natale. Il problema è che potrebbe sommarsi al picco del Covid».

Niente allarmismi ma cautela anche secondo Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia. «L’incremento continuo dei casi di Covid-19 in Italia, anche se su dei livelli ancora contenuti – sottolinea – rende necessario un monitoraggio costante e nuovi strumenti come, ad esempio, delle indagini di prevalenza dei casi di positività».

«I casi notificati di Covid, ormai da un mese – spiega l’epidemiologo – aumentano di circa il 30% la settimana, e aumentano anche ricoveri e decessi. L’incremento è sicuramente reale e la circolazione del virus è in aumento. I dati relativi ai contagi sono però inaffidabili e sottostimati dal momento che ormai la stragrande maggioranza delle persone tende a fare dei tamponi fai da te e non notifica la positività». Insomma, rileva Cislaghi, «anche se la malattia non pare essere grave come negli anni scorsi, va tuttavia ricordato che muoiono attualmente circa 200 persone ogni settimana e i ricoveri sono circa 5mila su un media di 50mila casi di positività notificati a settimana. Non bisogna fare allarmismi ma non bisogna neppure sottovalutare la situazione».