Menu Chiudi

RICORDARE LA SHOAH. OLTRE LA MEMORIA. SOLO LA STORIA CI POTRÀ SALVARE. LA PIETRA DI INCIAMPO IN ONORE DEL VIESTANO GIULIO LAGANELLA MORTO A DACHAU E NONNO RITROVATO

Il Giorno della Memoria si celebra ogni anno per non dimenticare cosa sia stata la Shoah e i milioni di vittime che produsse. La data si riferisce al 27 gennaio del 1945, giorno in cui l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento nazista di Auschwitz.….

òòòòòòòò

Deportato nei campi di concentramento e assassinato dai tedeschi, di lui si erano perse le tracce fino alla scoperta della nipote. “Emozione e orgoglio”.

Disperso in Germania: è tutto quello che la famiglia di Giulio Laganella, viestano chiamato alle armi durante la Secon­da guerra mondiale, come tanti giovani italiani, sapeva del proprio caro, senza altra informa­zione circa la sorte toccata all’uomo. La cui vi­cenda è rimasta nell’oblio fino a quando sua ni­pote, figlia della figlia, Donatella Paciello non ha deciso di aprire un varco nella nebbia della storia.

E così si è cimentata nella ricerca che l’­ha portata sui passi dei povero nonno, venendo così a scoprire che fu deportato dalla polizia se­greta della Germania nazista nel campo di Buchenwald e poi Dachau per poi essere assas­sinato il 3 marzo del 1945 perché oppositore del regime nazifascista.

L’ultima dimora di Giulio in Italia fu Trieste; pro­prio sulla scia di questa informazione Donatella Paciello entra in contatto con la comunità ebrai­ca della città friulana e viene a sapere che que­sta, con l’aiuto di studiosi, enti, associazioni e istituti di ricerca, tra i quali l’Associazione nazio­nale ex deportati di Trieste e il Centro di docu­mentazione ebraica contemporanea di Milano, da sette anni depone, su richiesta degli interes­sati, delle pietre d’inciampo per le vie della città, a memoria di coloro che hanno subito la stessa sorte di suo nonno. E così, poco più di un anno fa, è stata proposta una mattonella d’ottone an­che in ricordo di Giulio Laganella.

Martedì 16 gennaio scorso, è stata posata dunque la pietra di inciampo dedicata ai viestano, in vìa Trento 12 a Trieste, nei pressi della casa dove l’uomo cer­cò rifugio. Per rendere onore alla memoria di Giulio Laganella era presente la figlia, foggia­na, Carmela Laganella e le nipoti Micaela, Monica e Donatella Paciello, quest’ultima è in­tervenuta con la lettura di un breve pensiero per il nonno mai conosciuto.

Tredici le pietre d’inciampo installate dall’artista Gunter Demnig, nella settima edizione dell’iniziativa, che si ripete da anni in vista della Giornata della Memoria.

Le altre dodici mattonelle d’ottone sono state fissate in un percorso che si è snodato in diversi punti del centro e non solo, alla presenza delle autorità politiche e religiose.

La comunità ebraica nell’occasione ha annunciato che sono già pervenute nuove richieste per ulteriore pietre d’inciampo: il prossimo anno ne saranno installate altre 15.

“Trieste è tristemente nota per la risiera di San Sabba – ha illustrato Donatella Paciello a l’At­taccoin origine un complesso industriale che poi è stato trasformato in campo di concentra­mento nazista, utilizzato come luogo di deten­zione, nonché per il transito o l’uccisione di un gran numero di prigionieri, molti di coloro che sono passati da questo snodo hanno una pietra d’inciampo e nostro nonno è stato l’unico non triestino ad avere avuto oggi una sua mattonel­la, a parte una donna originaria di Costantino­poli, che però è tornata viva dai campi nazisti.

Questo momento per noi è stato molto emozio­nante: poter ricostruire un pezzo della storia della nostra famiglia, sebbene dolorosa, è sta­to importante. Non abbiamo mai conosciuto il nonno, nostra madre lo ha perso quando aveva circa 4 anni e non lo ricorda più ma abbiamo ri­tenuto fosse necessario fare luce sulla vicen­da. E’ il recupero delle nostre radici, una ope­razione di verità che ci ha permesso tra l’altro di ricordare la figura di nostro nonno con un mo­to di orgoglio”.

“E stata per me un’emozione molto grande, non saprei come altro definirla – il commento della figlia, Carmela Laganella -, vedere il por­tone della casa dove mio padre ha vissuto gli ultimi tempi, pensare a quanto può aver soffer­to per poi morire a soli 35 anni, mi ha commos­sa”.

“Una cosa molto bella della cerimonia, alla qua­le hanno partecipato una quarantina di persone. Compreso il rabbino della comunità ebraica e il sindaco di Trieste, è stata anche la presenza di una scolaresca – ha aggiunto Micaela Paciel­lo -. I ragazzi erano sinceramente emozionati e coinvolti e alcuni di loro hanno voluto stringerci la mano. Si è sentita chiaramente la vicinanza di una città che evidentemente ha delle ferite ancora aperte e che non vuole dimenticare”.

 “Carissimo nonno Giulio – le parole di Donatella alla cerimonia di posa della pietra d’inciampo – , per lunghi anni di te, noi nipoti e tua figlia Car­mela, troppo piccola all’epoca per avere anche solo il più vago ricordo di te, sapevamo unica­mente che risultavi disperso in Germania. E’ stato necessario un viaggio nei campi di con­centramento austriaci di Mauthausen, di Gusen, nel castello di Hartheim – una discesa negli inferi dell’umanità -, perché dentro di me sor­gesse prepotente il desiderio di avere notizie di te, di conoscere la tua storia, di avere un luogo in cui piangerti, tu che per noi risultavi solo di­sperso chissà dove. E’ bastato fornire il tuo no­me alla Croce Rossa Internazionale, effettuare delle ricerche all’Ufficio anagrafe del Comune di Vieste, dove tu sei nato e poi a Buchenwald, perché ai nostri occhi si disvelasse un mondo, il tuo mondo ed una verità per troppi anni igno­rata, anche per la colpevole inerzia delle autorità (Tribunale, Comune) ­che, pur entrate in possesso delle notizie riguardati la tua morte, cionondimeno non le hanno mai comunicate alla tua famiglia, a cominciare da tua moglie Mi­chelina. Oggi che frammenti della tua storia ci sono noti – sappiamo che, arrestato dalla Gestapo in Austria, sei stato deportato come de­tenuto politico prima a Dachau e poi a Buchen­wald -, noi siamo felici di conoscerla e la custo­diamo con orgoglio nei nostri cuori e la traman­diamo, come in una ideale staffetta, perché nessuno dimentichi l’orrore che è stato e per­ché l’orrore non si ripeta mai più, anche se tanti, troppi segnali intorno a noi ci fanno temere il contrario. Noi ti siamo grati per il sacrificio della tua vita, anche se ci sei mancato: ci è mancato il padre, il nonno che avresti potuto essere e che non sei potuto diventare. Oggi quel percor­so di ricerca delle radici, iniziato 7 anni fa, giun­ge a compimento – o magari è solo un ulteriore passo -, con la posa di questa per noi preziosa pietra di inciampo, davanti all’abitazione in cui hai vissuto gli ultimi brandelli di una vita libera, lontano dai tuoi affetti, prima che tutto finisse. Grazie nonno e arrivederci”.

l’attacco