Menu Chiudi

LE RADICI DEL MITO SONO SUL GARGANO

Più lontano nel tempo di quanto si creda, nelle ra­dici culturali, mi­tologiche, misti­che del Mediterraneo. Monte San­t’Angelo che svetta sul gigante Gar­gano. È un racconto avvincente quello che ci consegna l’italianista di radici garganiche Rino Caputo. Lo fa per aiutarci a comprendere una volta di più la centralità della città dei due siti Unesco, e ora Capi­tale pugliese della Cultura per il 2024.

Professor Caputo, l’importanza di Monte Sant’Angelo.

«Vorrei proprio partire dal risvolto multidisciplinare, veramente culturale, senza distinzioni di settore, con una riflessione che nel lontano 1959 faceva Ernesto de Martino sull’Espresso, affermando «che nulla accade sul promontorio garganico che non abbia importanza per tutta l’umanità”. Ebbene, lui partiva dall’antichità greca e troiana, constatando che il gran sacerdote della spedizione achea verso Troia, era Calcante, Calcas, che con mutazioni fonetiche non è altro che Garganus. E, dunque, non un guerriero, ma il sacerdote di tutti i Greci, ovvero Gargano come sede

sacrale per tutto il mondo greco arcaico. Calcas diventerà Gargano ma anche Gargantua nell’alterazione ironica di Rabelais, il gigante Gargano, con questa idea sempre di grandiosità anche quando siamo nell’ambito parodico. Per questo De Martino dice che, dopo secoli, dopo che si sono perse le tracce di Calcante, guarda caso dall’Oriente torna san Michele, e il culto micaelico si insedia esattamente dove c’era Calcante, nella grotta del santo dove poi sorgerà la basilica».

Ancora nel segno della sacralità.

«Che va tenuta presente al di là dei mutamenti dei culti, il sacro è ubicato sempre lì nei secoli. Poi, c’è un aspetto laico che vorrei rimarcare, perché a Monte Sant’Angelo è ambientato il bel racconto di Arthur Miller, ora tradotto in italiano, Monte Sant’Angelo. Nel testo si avverte questo rapporto con l’arcaico, anche in senso deteriore, perché è il civilizzato nordamericano che dal centro del mondo arriva in un luogo che può sembrare la periferia, e qui ritrova alcune emozioni fondamentali attraverso la mediazione del compagno di viaggio Jim Longhi, un intellettuale di New York legato al Gargano, non diversamente dal grande Joseph Tusiani da San Marco in Lamis, a compiere la traiettoria New York-Gargano, in forte rapporto con l’origine».

Restiamo in questo territorio: il poeta Cristanziano Serricchio.

«È l’espressione migliore del rapporto tra il locale e il generale, macro e microtesto, è garganico e tuttavia legato ai centri culturali nazionali perché si laurea a Roma, scrive in lingua italiana anche di cose garganiche, perché è un poligrafo, autore di racconti, romanzi, saggi, articoli: è stato l’intellettuale, il letterato più completo, attraverso i generi. Serricchio mantiene saldamente le radici nella sua patria, anche piccola patria, il paese, ma al tempo stesso ha le antenne nel mondo».

Il “gigante” Monte Sant’Angelo, non uno ma due siti Unesco, la sua rilevanza si rinnova nel tempo.

«Contribuisce anche l’estensione del territorio, appartenente a questa lunga linea del sacro nel Gargano, perché non possiamo dimenticare che persino le vie d’accesso nei secoli siano state connotate dal sacro, pensiamo alla famosa Via Langobardorum. Attraverso quattro stazioni, che avevano a che fare con i quattro evangelisti, si arrivava infine alla base del monte, che veniva poi asceso dai pellegrini dopo una notte di riposo nella conca rotonda di San Giovanni, San Giovanni Rotondo appunto, che diventerà famoso dopo. Ma prima, era l’ultima stazione prima dell’erta scoscesa che porta alla basilica di san Michele. Il centro proietta così la sua importanza anche territoriale, al centro della famosa retta, che parte da Mont-Saint-Michel e arriva in Palestina».

Quello micaelico resta un culto resistente nei secoli.

«La durata è legata a tutta la storia della civiltà mediterranea e quindi occidentale, anche qui c’è quel sincretismo secolare tra la cultura classica e cristiana, che si insedia sulle basi della cultura pagana. Succede dappertutto nell’Italia meridionale, ma in particolare a Monte Sant’Angelo dove il culto arcaico diventa cristiano per mezzo di una figura importantissima come l’arcangelo Michele, difensore del bene».

Monte Sant’Angelo oggi, dopo, dopo un recente passato difficile, punta sulla cultura: che chance è?

«Questa caratteristica di essere nel Gargano una città intensa, che ha intrecciato tanti valori compresi quelli negativi, conferisce a Monte un protagonismo importante. Questa può essere davvero un’occasione per valorizzare tutti gli aspetti della sua cultura nel senso antropologico, come ci hanno insegnato i De Martino, i Lévi-Strauss. Monte Sant’Angelo ha davvero un deposito di cultura enorme, importante per tutta la Puglia».

repubblicabari