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COMMISSIONI INVALIDI, A FOGGIA VISITE DI 41 SECONDI A PAZIENTE

Più di 100 pazienti convocati a visita in commissioni invalidi, con medici che spesso ne dirigono più di una. Procedure di rinnovo «dimenticate» per oltre un anno e mezzo e ancora in corso oggi dopo l’annullamento del bando. Le denunce presentate dal consigliere regionale Antonio Tutolo, che ha evidenziato irregolarità da parte della Asl Foggia, trovano conferma negli approfondimenti effettuati dal Nirs guidati dall’avvocato Antonio La Scala. Un report che ora potrebbe finire alla Corte dei conti, dove sono già in corso gli accertamenti partiti dalla denuncia di Tutolo.

Il tema riguarda infatti l’accentramento nelle mani di pochi professionisti di una funzione delicatissima. Convocare tutte insieme 100 persone in precarie condizioni di salute non è il massimo e, naturalmente, consente ai componenti delle commissioni di accumulare compensi ingenti. Il tutto dedicando (considerando sedute di 3 ore) la bellezza di 41 secondi a paziente.

La scorsa estate gli ispettori sanitari hanno acquisito in Asl tutta la documentazione. Ed hanno trovato conferma a quanto denunciato da Tutolo. Ci sono o ci sono stati quattro medici che dirigono più di una commissione (è vietato dalla legge), e uno che ne ha dirette addirittura quattro. Stesso discorso per i segretari: uno ha svolto lo stesso incarico per quattro commissioni contemporaneamente.

E molti di loro sono ancora in carica, perché la procedura per il rinnovo (dopo l’annullamento disposto a luglio del bando del 2021, arrivato comunque con un anno di ritardo) non è ancora stata completata. Il limite stabilito da un regola­mento della Regione è pari a 45 visite per ciascuna seduta, con un com­penso (per ogni caso definito) di 10 euro per il presidente, di 8 per i com­ponenti e di 4 per il segretario, e una maggiorazione di 6 euro per le visite domiciliari.

Soldi che ai dipendenti pubblici vengono corrisposti solo se le sedute si svolgono oltre l’orario di lavoro, un punto su cui non sem­brano esserci stati controlli.

La commissione di Foggia, per esempio, in alcune sedute ha visi­tato anche 90 pazienti: nel 2021 ha rispettato il limite delle 45 persone solo in due casi su 83 sedute, nel 2022 in un solo caso su 86 sedute, nel 2023 in 27 casi su 91 sedute (questo pro­babilmente perché nell’agosto 2023 è cominciata l’ispezione del Nirs).

Nelle altre sedi il numero delle se­dute è stato minore, ma il limite delle 45 persone non è mai stato rispettato ad esempio a San Marco in Lamis e Sannicandro Garganico, a San Se­vero, Torre Maggiore e Apricena, almeno fino a quando non sono ar­rivati gli ispettori della Regione. Il massimo però è stato raggiunto a Cerignola, dove nel 2022 in otto se­dute sono state invitate più di 100 persone, e in due casi 136 e 138. In alcuni casi per giustificare quei nu­meri i presidenti hanno convocato doppie sedute, mattina e pomerig­gio.

Solo che diverse volte questo stratagemma ha comportato la bilocazione dei presidenti, che risul­tavano impegnati (ad esempio il 14 gennaio 2021) dalle 14,30 alle 17,30 a San Severo e dalle 16 alle 18 a Tor­remaggiore (stessa commissione). La Asl si è difesa spiegando che per i pazienti oncologici c’è l’obbligo di convocazione entro 15 giorni, e che le pluri-designazioni di presi­denti e segretari sono conseguenza dei pensionamenti intervenuti nel corso del tempo.

Ma questo c’entra poco, perché a giugno 2020 – quando sono scadute le commissioni nomi­nate nel 2017 e si erano già verificati pensionamenti – la Asl ha proceduto alle proroghe delle commissioni, disponendo pluri-incarichi a rotazio­ne tra i presidenti. Una delle conseguenze, al vaglio della Corte dei conti, sono i com­pensi d’oro erogati ad alcuni medici.

Un esempio è il pluridirettore Giu­seppe Rossi (presidente a Foggia e contitolare a San Marco in Lamis e San Severo) che nel 2022 ha perce­pito 116mila euro lordi di stipendio come primario di Medicina legale e 107mila euro come compenso ag­giuntivo (in questa voce rientra an­che la partecipazione alle commis­sioni). I compensi di per sé sono le­gittimi, ma resta da capire se il man­cato rinnovo abbia causato danni erariali alle casse pubbliche.

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