Menu Chiudi

Bisogno di manodopera, ma gli immigrati ci sembrano troppi (video)

Sono circa centoquaranta anni che i missionari Scalabriniani si occupano principalmente di emigrati. Hanno fatto loro l’invito evangelico “ero straniero e mi avete accolto”. Al contrario della politica, che ha come unico scopo il consenso di chi può essere a favore o sfavore dell’emigrato, gli Scalabriniani hanno sempre avuto una visione oggettiva e concreta dei flussi migratori, sempre esistiti per stessa natura umana. L’incontro nel salone di San Giuseppe Op. con il professor padre Renzo Prencipe ha chiarito alcuni concetti semplicissimi sulle dinamiche dell’emigrazione e di come sia la stessa, ieri ed oggi. L’uomo si è sempre spostato per esigenze di sopravvivenza, legata all’agricoltura, pastorizia, lavoro o rifugio da evidenti pericoli. Questi spostamenti hanno portato comunque all’evoluzione dell’uomo stesso. Non abbiamo mai avuto una visione obbiettiva sull’immigrazione, perché a raccontare è sempre qualcuno che ha tempo e modo di scrivere, l’uomo in cammino ha molto tempo per pensare ma pochissimo per poter scrivere. Quindi tutto quello che sappiamo e che ci arriva sia dai mass media che dalla politica, sono solo delle posizioni comode per poter vendere o vendersi a seconda del ruolo che si ricopre. Secondo la stima dello IOM (organizzazione internazionale per le migrazioni) fino al 2022 sono circa 281 milioni di persone quelle in movimento, che per quanto sia un grande numero è pari solo al 3,6% della popolazione mondiale. La domanda evidente da porsi, e che sottolineava Padre Renzo, è come sia possibile che 8 miliardi non riescano a gestire il proprio 3,6%. Ma la domanda lascia il tempo che trova. Più che trovare una risposta, Papa Francesco da quattro semplici regole per poter gestire i flussi migratori: 

Accogliere, quindi una più ampia possibilità di ingressi sicuri e legali nei paesi di destinazione, che sia garantita e semplificata la concessione di visti umanitari.  Proteggere, difendere i diritti dei migranti a prescindere dal loro status migratorio, che cominci già dalla loro patria con adeguata informazione e salvaguardando pratiche di reclutamento illegali.  

Promuovere, non è altro che la stessa promozione umana, far si che sia i migranti che le comunità che li accolgono siano messi in condizioni di realizzarsi come persone in tutte le sue forme come quella religiosa, lavorativa e culturale. Integrare, che non significa assimilare o sopprimere l’identità del migrante o della comunità che accoglie, ma bensì una maggior conoscenza reciproca che porta a formare società e culture che siano spere più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini.

Non è mancato certo ricordare da parte di Padre Renzo i 180 milioni di migranti che dalla seconda metà dell’800 fino al secolo scorso, dall’Europa si spostavano nelle Americhe, e quanti di questi anche italiani e nostri antenati. L’opposizione da parte della platea ha sottolineato come in nostri migranti forgiati da una “cultura” cristiana avessero un dialogo diverso con le popolazioni di destinazione, mentre oggi con gli immigrati mussulmani ci troviamo troppo distanti su costumi e abitudini. Un’opposizione subito smontata dai numeri che vedono circa il 70% dei migranti di estrazione cristiana e solo in minima parte mussulmana.

Gaetano Simone