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VIESTE AL BIVIO TRA IL (PRESUNTO) NERO SUL FISCO DELLE AZIENDE TURISTICHE E LA QUALIFICAZIONE DI UN’OFFERTA PIU’ IDONEA

Da una parte i risultati sull’evasione fiscale elaborati nella ricerca dell’economista e collaboratore de l’Attacco, Nicola di Bari, pubblicati giorni fa. Un’indagine che, parten­do dalla consultazione di dati ufficiali del Ministero Economia e Finanze sui redditi dichiarati nel ‘21 dalle imprese turistiche, parla di un reddito medio lordo annuo irrisorio, circa 15mila euro: sarebbe quello risultante per gli operatori turistici di quattro comuni dal Gargano, Vieste com­presa, in cui, stando a di Bari (il quale ha condotto l’indagine sulle oltre 800 imprese dei territori sondati, sia in regime di contabilità ordinaria che a contabilità semplice) il nero tra le aziende del comparto viestano ammonterebbe a oltre il 60%.

Dall’altro lato i dati presentati alla Bit di Milano dalla Regione Puglia, che parlano di una Capitanata quale la sola in Puglia, insieme alla pro­vincia di Taranto, a non essere tornata ai dati prepandemia rispetto ad arrivi e presenze turistiche. E anche se Vieste, con oltre 1 milione 960mila presenze dichiarate, resta regina incontrastata del turismo pu­gliese, la Perla del Gargano è chiamata a districarsi in uno scenario più complessivo così tortuoso e ad affrontare nuove sfide sul versante del­la qualificazione turistica (anche in chiave identitaria) per mantenere il record.

Restano critici sul punto, infatti, alcuni osservatori, ovvero un impren­ditore del comparto, un esperto di marketing territoriale e un politico lo­cale ascoltati da l’Attacco. Nonostante l’amministrazione Nobiletti ab­bia fortemente integrato, nel tempo, l’offerta turistico-culturale di Vieste con cartelloni primaverili-estivi zeppi di eventi di alto profilo, vedasi la mostra di Banksy o quella dedicata a Zeffirelli nella suggestiva cornice del Castello Svevo, nella scorsa programmazione da maggio a settem­bre. O come il poliedrico Festival internazionale di Musica classica “Cristalda e Pizzomunno”, la Vieste en Rose che esalta i vini rosati pugliesi, Vieste in Love, Archeofilm Festival, il Libro Possibile, Festambiente Sud e via discorrendo.

Ma la Perla del Gargano appare a un pezzo di opinione pubblica co­munque davanti ad un bivio per decidere il suo futuro turistico.

“Sono d’accordo con chi sostiene che oggi esistono talmente tanti stru­menti di controllo incrociato che è difficile, forse impossibile, evadere molte tasse. La percentuale di evasione indicata nella ricerca mi sem­bra un po’ irrealistica”, afferma un ex dirigente di partito in stand by dalla politica, che, dunque, preferisce non essere menzionato ma che altret­tanto ritiene di offrire la sua visione sui temi posti da l’Attacco.

Poi pro­segue: Oggi si deve necessariamente, per via di ragioni di pubblica si­curezza, notificare a carabinieri o polizia chi dorme nella struttura. Que­sto dato si incrocia con il dato da comunicare alla Regione e poi c’è un terzo controllo, attinente alla comunicazione prevista sulla tassa di soggiorno. Riuscire a nascondere percentuali molto alte di ospiti per me è impossibile. Certo un po’ di evasione nel comparto può sempre esserci, magari più legata a case vacanze con piccoli giri d’utenza, ma parlerei di percentuali quasi impalpabili nel contesto più generale. Aggiungen­do anche che per gran parte del circuito di settore gli strumenti di contatto con l’utente finale oggi risiedono in piattaforme come Airbnb e Booking: di lì non si scappa, si tratta di pagamenti tutti necessariamente tracciati.

Poi, magari, non so – ipotizza l’interlocutore -, si può anche giocare su altro e cercare di abbassare il reddito con l’intento di evadere una parte di tasse. Bisognerebbe verificare caso per caso. Rispetto all’offerta turistica – cambiando argomento su input de l’Attacco – non so cosa si intenda per identità, ognuno ha la sua idea o la sua visione sul tema, però francamente mi sembra che sia andata sempre così.

Ma­gari attualmente si organizza qualche evento in più, sicuramente si rie­sce a programmare qualcosa in più di prima, però non mi pare sia av­venuto uno stravolgimento della qualità dell’offerta turistica rispetto a 10 o 15 anni fa. Siamo fermi alla riconversione delle nostre strutture tu­ristiche avvenuta con la legge 3 regionale, la legge Giubileo, e mi pare che oggi Vieste annoveri un’offerta turistica ancora molto legata ad un turismo balneare. E poco altro”, conclude il politico.

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L’OPERATORE

“MANCA UNA VISIONE STRATEGICA A LUNGO TERMINE, SCELTA DEL TARGET E SOSTENIBILITA’ DEI SERVIZI”, LA CRITICA AL COMUNE DEL TITOLARE DI VILLAGGIO

Sulla presunta ampia evasione delle aziende turistiche di Vieste, c’è l’analisi del titolare di un villaggio vacanze del posto, scettico sui risultati della ricerca di Di Bari. “Bisogna scindere –premette – la persona fisica da quella giuridica in un’azienda. Penso che il reddito medio indicato nella ricerca sia riferibile ai soggetti che appartengono ad una determinata società d’impresa ma non ne sono i legali rappresentanti, in tal caso il parametro reddituale di 15mila euro sarebbe giustificabile senza ricorrere all’ipotesi di evasione, perché la stagione turistica è corta e tanti figli di imprenditon lavorano nelle proprie aziende per un periodo di massimo 5-6 mesi.

A conti fatti, a simili condizioni, ciò che si riesce a introitare è più o meno quella cifra. Detto questo, non escludo – continua la fonte de l’Attacco – che qui un pò di evasione continui ad esserci, ma non credo sia molto alta, anche in funzione dei tempi attuati. Oggi come oggi -spiega – i controlli esistono e sì applicano in modo incrociato. Dal punto di vista tecnico, un villaggio turistico per essere classificato con un certo numero di stelle deve presentare precisa documentazione allo Sportello del Turismo della Regione Puglia, secondo la legge n. 11 del ’99.

Per arrivare ad una simile classificazione la struttura turistica deve quindi garantire dì possedere determinati standard, e quando si effettua la dichiarazione si indicano anche le caratteristiche della struttura, ovvero di quanti bungalow sia dotata e quali i servizi annessi, come bar, market, ristorante. E’ tutto indicato nella planimetria della struttura ricettiva che va consegnata per legge.

Cosa che contribuisce a garantire un tracciamento piuttosto efficace dell’attività dichiarata. Anche se – precisa l’imprenditore concordo che fino a 7-8 anni fa nel centro storico tante attività commerciali e b&b risiedevano all’Interno di immobili accatastati come depositi o stalle. In quei casi è probabile potesse annidarsi anche l’evasione fiscale.

Ma va detto pure che negli ultimi anni il Comune di Vieste ha operato sollecite verifiche su simili situazioni, che hanno poi portato ad un massiccio cambio d’uso di quegli immobili da parte dei titolari d’impresa”.

Chiuso il capitolo evasione fiscale, l’analisi dell’operatore turistico si sposta, sulle politiche amministrative viestane a supporto della qualificazione dell’offerta ai villeggianti, versante sul quale il giovane imprenditore appare piuttosto critico verso il governo Nobiletti. “Manca una visione strategica a lungo termine, una scelta del target di vacanzieri su cui si intenda puntare e l’implementazioni di servizi in chiave turistica più green – esordisce sul punto l’operatore -. In tal senso non vedo un filo conduttore negli interventi effettuati da quest’amministrazione: appaiono più che altro azioni spot. A mio modo di vedere, non ha portato alcun risultato il Piano strategico quinquennale del turismo adottato nel ’21 dal Comune di Vieste con la consulenza, per oltre 40mila euro, dell’esperto di destination management Josep Ejarque.

 Ed anche le nuove iniziative inserite negli ultimi anni nel cartellone estivo comunale non sono state, purtroppo, foriere di un innalzamento strutturale del target turistico. Certo, il Libro possibile, tra gli altri ora presenti, è un bell’evento che porta a Vieste ospiti nazionali di livello, ma deve essere un punto di partenza, non di arrivo”.

Per l’operatore di settore ascoltato da l’Attacco mancano inoltre sia azioni amministrative per incentivare quelle attività turistico-commerciali che decidano di restate aperte tutto l’anno per propiziare la tanto agognata destagionalizzazione, sia una precisa pianificazione urbanistica, con regolamenti ad hoc, che renda la Perla del Gargano più accattivante agli occhi dei suoi visitatori.

“Le arterie centrali di Vieste, come corso Battisti e corso Fazzini – cita a mo’di esempio -, sono piene di negozi di bangla che vendono suppellettili dalla Cina. Mentre a Positano nella via delle botteghe possono aprire solo negozi d’arte e artigianato locali”.

Infine la bocciatura anche sull’erogazione di servizi in chiave più sostenibile. Come sul versante del trasporto pubblico: “Oggi come oggi – afferma la fonte – molti turisti desiderano poter lasciare la macchina appena giunti sul posto e spostarsi col servizio pubblico, a Vieste molto carente, durante il periodo di villeggiatura.

Quest’amministrazione, al contrario, continua a realizzare parcheggi auto per portare soldi in cassa. Mi chiedo cosa impedisca invece di realizzare un servizio di beach-taxi: si eviterebbero gli ingorghi di macchine sulle strade litoranee, i pericoli dovuti al parcheggio selvaggio, i furti d’auto nelle zone più periferiche, dove le spiagge sono più belle e incontaminate e dunque spesso oggetto di visita del turista più curioso”.

Per il titolare del villaggio vacanze, in definitiva, “Vieste non è ancora pronta per ospitare un target turistico più elevato: anche per questo servirebbe diminuire i numeri delle presenze invece che continuare ad agevolare il tradizionale marasma.

l’attacco