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ACQUA/ L’ANTITRUST BOCCIA LA PUGLIA: «COSTI PIÙ ALTI RISPETTO AL RESTO D’ITALIA E C’È POCA QUALITÀ»

Nel mirino l’operato dell’Autorità Idrica Pugliese su due aspetti del servizio di distribuzione dell’acqua: l’eccessiva onerosità dei costi a carico dei cittadini e l’eventuale affidamento della gestione in house all’Aqp.

«Si invita, quindi, l’amministrazione a comunicare, entro il termine di trenta giorni dalla ricezione della presente segnalazione, le iniziative adottate per rimuovere le criticità sopra rilevate». La conclusione è dell’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) che mette nel mirino l’operato dell’Autorità Idrica Pugliese. In particolare, due aspetti del servizio di distribuzione dell’acqua (e altri ambiti connessi come la depurazione): l’eccessiva onerosità dei costi a carico dei cittadini e l’eventuale affidamento della gestione idrica in house all’Acquedotto Pugliese.

I rilievi partono dai contenuti della relazione annuale consegnata all’Anac. «Il servizio in questione – è scritto nel bollettino ufficiale dell’Antitrust, firmato dal presidente Roberto Rustichelli – risulta essere stato affidato ex lege alla società Acquedotto Pugliese spa far data dall’11 maggio 1999 e fino al 31 dicembre 2025 per un valore pari a 12.893.000 euro».

 Poi la prima stoccata in merito all’eccessiva onerosità per il cliente finale: «Relativamente ai costi del servizio per gli utenti – prosegue la comunicazione – la ricognizione riporta i valori della bolletta media applicata nell’ultimo triennio 2020-2022 per l’utenza domestica (costituita da una famiglia tipo di tre persone con un consumo medio pro-capite di 150 litri/giorno), pari a 398,07 euro per il 2020, 408,9 euro per il 2021 e 421,81 euro per il 2022, dando atto della crescita della spesa media sostenuta dall’utenza nel 2022 del 3,2% rispetto al 2021, in ragione di un contemporaneo aumento dei costi operativi.

Si evidenzia che la spesa media annua per l’utenza risulta superiore rispetto alla spesa media ponderata sostenuta nel 2022 dall’utenza domestica residente tipo nell’area geografica di riferimento “Sud e Isole” (pari a 352,5 euro), nonché rispetto alla media ponderata su scala nazionale (pari a 325,9 euro)».

I pugliesi, quindi, pagano mediamente il 16,4% in più rispetto a chi vive nelle altre regioni del Sud e delle Isole e il 22,7% rispetto alle altre zone d’Italia.

E ancora c’è il rilievo sugli standard. «La qualità tecnica della gestione risulta complessivamente insufficiente per Acquedotto Pugliese spa – sostiene l’Antitrust – essendo carente dal punto di vista delle perdite idriche e non raggiungendo gli obiettivi di qualità in relazione all’adeguatezza della fognatura, allo smaltimento dei fanghi e alla qualità dell’acqua depurata».

Infine, l’ultima stangata riguarda la volontà di trasferire il servizio in maniera strutturare ad Acquedotto Pugliese con l’apertura del capitale sociale ai Comuni. «Sebbene la scelta del modello gestionale in house rientri tra le modalità gestionali ammesse dall’ordinamento – conclude l’Antitrust – l’esercizio di tale discrezionalità deve pur sempre trovare riscontro nella motivazione degli atti amministrativi che conducono alla scelta del modello di gestione del servizio.

Detti oneri motivazionali hanno una funzione prodromica alla realizzazione dei principi concorrenziali. In ragione delle considerazioni sopra esposte, l’Autorità auspica che codesto Ente si adoperi tempestivamente per far sì che il servizio idrico nel territorio di propria competenza sia espletato con alti livelli di qualità, sicurezza e alle migliori condizioni economiche, a beneficio degli utenti, anche in vista dei futuri affidamenti che saranno disposti».