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VIESTE/ IL BOSS CONFESSA: “COSÌ HO UCCISO”

Depositati i primi verbali con le esplosive dichiarazioni di Marco Raduano. “L’ho deciso per dare un futuro a mio figlio, per cambiare vita, perché sono stato vittima di diversi tentativi di omicidio”.

 «Confermo la volontà di collaborare con la Giustizia. L’ho deciso per dare un futuro a mio figlio, per cambiare vita, per­ché sono stato vittima di diversi tentativi di omicidio, perché vor­rei condurre una vita da normale cittadino, e perché sono dispia­ciuto e pentito per quello che o fatto: ho commesso direttamente 5 o 6 omicidi ma sono coinvolto in più di 10, la maggior parte sus­seguenti al mio tentato omicidio» (rimase ferito il 21 marzo 2018 a Vieste).

«Ero il capo del gruppo mafioso viestano contrapposto al gruppo Perna/Iannoli; il mio gruppo ave­va alleanze col clan Lombardi/Scirpoli/La Torre, ex gruppo Romito, a loro volta alleati con il clan Moretti di Foggia. Invece i Perna/Iannoli ermo alleati coi Libergolis/Miucci, alleati con i Sinesi/Francavilla».

Sono le prime dichiarazioni rese il 20 marzo nel carcere di L’Aquila al pm della Dda Ettore Cardinali e agli investigatori da Marco Ra­duano, 40 anni, viestano, a capo dell’omonimo clan di Vieste della mafia garganica, detto «Pallone», condannato a 19 anni per traffico di droga e all’ergastolo (in primo grado) per mafia, due omicidi e 1 agguato fallito. E’ stato catturato dai Ros il 2 febbraio a Bastia (in Corsica) dopo quasi un anno di latitanza: evase il 24 febbraio 2023 dal carcere di Nuoro dove scontava la condanna per droga.

Il verbale d’interrogatorio pieno di omissis è stato depositato a disposizione della difesa (non è quindi più coperto da segreto istruttorio) in 2 processi in corso in corte d’assise a Foggia per altrettanti omicidi collegati alla scia di sangue che a Vieste da gennaio 2015 a estate 2022 ha contato 19 fatti di sangue con 10 morti, 1 lupara bianca e una serie di agguati falliti.

Raduano verrà sentito come teste nei processi relativi all’omicidio di Antonio Fabbiano assassinato il 25 aprile 2018 di cui è imputato Gio­vanni Iannoli (già sconta una serie di condanne tra cui 14 anni e 6 mesi inflitti per aver tentato di assas­sinare Raduano); e all’omicidio di Mariano Solitro, ammazzato il 29 aprile 2015, per il quale sono in attesa di giudizio ancora Iannoli e il pentito Danilo Pietro Della Mal­va, già esponente di spicco del clan Raduano. Iannoli difeso dagli avv. Giulio Treggiari e Michele Arena si dice innocente.

Quanto all’omicidio di Fabbiano e tentato omicidio di Michele Notarangelo, Raduano ha detto che «questo delitto di cui sono ese­cutori Giovanni Iannoli e Gianmarco Pecorelli» (assassinato il 19 giugno 2018, due mesi dopo l’ag­guato a Fabbiano) «è scaturito in seguito al mio tentato omicidio del 21 marzo 2018.

Fabbiano appar­teneva al mio gruppo, sulla sua morte ho avuto informazioni di­rette sia da Iannoli sia da Notarangelo che mi confidò d’aver riconosciuto gli autori senza om­bra di dubbio, in un incontro cui erano presenti anche Della Malva e Orazio Coda», altro pentito. «Notarangelo mi disse d’aver rico­nosciuto il tono di voce di Iannoli che gli gridò contro: “infamone, vieni qua”. Notarangelo conosceva molto bene Pecorelli col quale era amico di vecchia data.

Con Iannoli cercai di fare la pace tramite un mio parente: gli mandai una let­tera in cui proponevo una pace in quanto loro avevano ucciso Fab­biano e io avevo ucciso Pecorelli: l’unica condizione che posi fu che mi avrebbero dovuto consegnare Girolamo Perna per ucciderlo». Perna, sfuggito a due agguati a settembre 2016 e marzo 2017, fu assassinato davanti casa il 26 apri­le 2019 da killer ancor ignoti.

Quanto all’omicidio Solitro, il neo pentito ha confermato sostan­zialmente quanto già dichiarato dall’altro collaboratore di Giusti­zia Della Malva che ha confessato il delitto e chiamato in causa Gio­vanni Iannoli quale esecutore. «Io e … cercammo di uccidere Solitro già nel 2008 quando facevo ancora parte del clan Notarangelo» (ca­peggiato da Angelo Notarangelo alias «Cintaridd» ucciso alle porte di Vieste il 26 gennaio 2015, altro agguato ancora in cerca di autori) «perché non si approvvigionava di droga a Vieste.

Successivamente furono Omar Trotta» (ucciso a Vieste il 27 luglio 2017, ergastolo a Raduano quale mandante) e… (no­me coperto da omissis) a chie­dermi l’assenso per uccidere So­litro che aveva denunciato Trotta e lo aveva fatto arrestare.

Ne parlai anche con Della Malva, gli scon­sigliai di farlo ma non mi opposi. Dopo il delitto ne parlai con Ian­noli» (nel 2015 non c’era stata ancora la spaccatura tra il gruppo Raduano e il clan Perna/Iannoli) «che mi confermò d’essere stato lui l’autore, dicendomi che Trotta e…» (nome coperto da omissis) «gli die­dero 10mila euro per uccidere So­litro: gli sparò alla schiena, poi scappò con Della Malva, buttando fucile in un canale».