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“OMNIA NOSTRA”, VERDETTO D’APPELLO ALLE PORTE. TREMANO BOSS E PICCIOTTI DEL CLAN LOMBARDI-SCIRPOLI-RADUANO

A Bari il secondo grado del processo contro l’organizzazione criminale egemone a Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste. Tra gli imputati anche un politico

Cresce l’attesa per l’appello di “Omnia Nostra”, secondo grado di giudizio contro il clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano. L’udienza è fissata per fine maggio. Alla sbarra i 17 imputati che scelsero il rito abbreviato (altri sono a processo a Foggia con l’ordinario), tutti condannati in primo grado a pene oscillanti da circa due anni all’ergastolo.

Nella lista spicca l’ex boss di Vieste, oggi pentito di mafia, Marco Raduano detto “Pallone”, 40 anni, condannato in primo grado all’ergastolo per gli omicidi di Giuseppe Silvestri e Omar Trotta e per il tentato omicidio di Giovanni Caterino.

Oltre al pregiudicato viestano, attendono il verdetto altri quattro collaboratori di giustizia, i fratelli mattinatesi Antonio e Andrea Quitadamo detti “Baffino”, il viestano Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, ex braccio destro di Raduano e il manfredoniano Antonio La Selva detto “Tarzan”, quest’ultimo pentitosi subito dopo il blitz “Omnia Nostra” del dicembre 2021.

Tra i nomi “eccellenti” figurano inoltre Francesco Notarangelo detto “Natale”, esponente storico della malavita mattinatese, Michele D’Ercole, uomo di fiducia dei boss e riferimento del clan a Macchia e Antonio Zino, fedelissimo del capo Matteo Lombardi alias “A’ Carpnese”, quest’ultimo sotto processo a Foggia col rito ordinario.

Secondo l’impianto accusatorio, il clan avrebbe operato a Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste attraverso una struttura gerarchica ben definita, con vincoli di assoggettamento e ruoli ben definiti. I boss, in particolare Lombardi, il mattinatese Francesco Scirpoli “Il lungo”, Pasquale Ricucci “Fic secc” fino al suo omicidio nel 2019 e Pietro La Torre avrebbero “controllato il territorio dal punto di vista economico e militare – si legge nel decreto di fissazione udienza – mediante un sistematico ricorso alla violenza e alla intimidazione”.

Il clan avrebbe realizzato “una serie indefinita e programmata di omicidi, di tentati omicidi, di attentati alla vita altrui, di estorsioni, di detenzione e possesso di armi, anche da guerra, di detenzione e cessione di sostanza stupefacente, di furti, rapine, riciclaggio oltre ad attività fraudolente nel settore agricolo ai danni dell’Inps e di organismi comunitari”. Avrebbe inoltre acquisito “la gestione o comunque il controllo in via monopolistica di rilevanti attività economiche nel territorio di competenza, finanziate in tutto o in parte con i proventi dell’attività associativa e dei reati scopo”.

Tra gli imputati c’è inoltre l’ex consigliere comunale di maggioranza a Manfredonia, Adriano Carbone, allontanato da Fratelli d’Italia dopo l’operazione di Dda e carabinieri e fervido sostenitore della Giunta Rotice poi decaduta. Il politico è stato condannato in primo grado a un anno e 8 mesi per aver agevolato alcuni membri del clan durante la sua attività di consulente commercialista.

Carbone, in concorso con Antonio Zino, Raffaele Fascione, Giuseppe Impagnatiello e Michele Bisceglia, avrebbe “attribuito fittiziamente alla ‘Fascione Giovanni e C. snc’, amministrata da Raffaele Fascione, il denaro impiegato per le opere di adeguamento dei locali riconducibili alla Divine Whims srls, in realtà sostenute nella cifra pari a 35mila euro da Zino, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ovvero di agevolare la commissione dei delitti di cui agli articoli 648bis e 648ter del codice penale”.

I nomi e le condanne in primo grado

In attesa del verdetto d’appello Luciano Caracciolo (8 anni), Adriano Carbone (un anno e 8 mesi), Lorenzo Caterino (12 anni), Leonardo Ciuffreda (11 anni e 4 mesi), Giuseppe Della Malva (11 anni e 4 mesi), Michele D’Ercole (11 anni), Giuseppe Pio Impagnatiello (10 anni e 8 mesi), Antonio La Selva (4 anni e 8 mesi), Francesco Notarangelo (13 anni e 4 mesi), Alexander Pacillo (9 anni), Andrea Quitadamo (4 anni), Antonio Quitadamo (12 anni e 4 mesi), Marco Raduano (ergastolo), Pietro Rignanese (13 anni), Giuseppe Sciarra (9 anni e 4 mesi), Moreno Sciarra (8 anni) e Antonio Zino (12 anni e 8 mesi).

Parti civili Regione Puglia, Antiracket nazionale, Antiracket di Vieste, Camera di Commercio e i Comuni di Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Manfredonia.

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