Menu Chiudi

FOGGIA/ IL FUTURO INCERTO DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI

A fine aprile scadrà il mandato del presidente Arena, entro ottobre quello del direttore Di Terlizzi. Il nodo nomine e il problema della sede.

Entro fine estate sarà scritto il futuro dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, che delle istituzioni di formazione artistica pugliesi (le altre sono a Bari e Lecce) è quella che vanta il maggior numero di studenti (oltre 650). A fine aprile scadrà il mandato da presidente di Massimiliano Arena, individuato dall’ex ministra dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, nell’agosto 2021.

Non sarà rinnovato; toccherà all’attuale ministro, Gennaro Sangiuliano, individuare altra personalità tecnica in grado di raccoglierne il testimone, partendo dal presupposto che chiunque dovesse essere sarà certamente più prossimo alla sensibilità culturale dell’attuale governo.

Insieme al mandato di Massimiliano Arena, potrebbe sfumare anche la mai esplicitamente dichiarata – ma sotto-traccia coltivata, per larghi tratti auspicata – idea di traghettare l’Accademia di Belle Arti di Foggia dallo storico stabile di corso Garibaldi, proprio di fronte al Comune, in uno degli edifici dismessi del Quartiere fieristico (Arena è anche commissario straordinario dell’Ente Fiera, contiguità che avrebbe potuto accelerare ogni procedura di trasferimento in caso vi fosse stato un concreto seguito).

Ed ecco dunque che a molti studenti viene da sospirare «l’abbiamo scampata bella», nel senso che si sarebbe potuto trattare dell’ennesimo provvedimento assunto quasi a dispetto di un’istituzione accademica che fa fatica a mostrarsi al resto della città. «Il ragionamento potrebbe essere stato – spiegano studenti interpellati nei corridoi dell’accademia – che, dati gli ampi spazi presenti in fiera, avremmo avuto la possibilità di sviluppare meglio i nuovi corsi di studi e la vocazione alla scenografia, alla regia e alla fotografia che storicamente la nostra accademia vanta», senza però contare che l’eventuale trasloco in un luogo triste e incompiuto come la fiera ne avrebbe decretato la morte per cessazione di sollecitazioni e interazioni. «Ah, di sicuro – continuano gli studenti – noi che veniamo dalla provincia di Andria, Barletta e Trani saremmo tornati a quella di Bari. Se siamo venuti qui è proprio perché questa accademia si trova in centro, vicinissimo al cuore della città. In fiera non ci andrebbe nessuno, ma questo forse lo si ignora».

L’altra scadenza con cui si troverà a fare presto i conti l’Accademia di Belle Arti di Foggia è quella del mandato del direttore, attualmente retto da Pietro Di Terlizzi. La nomina esaurirà i propri effetti in autunno (ottobre), anche in questo caso ci saranno valutazioni di natura tecnica accompagnate da inevitabili sollecitazioni politiche.

L’individuazione, in questo caso, sarà assai più delicata di quella del presidente, che non ha alcun ruolo didattico o scientifico. L’Accademia di Belle Arti di Foggia, più vivendo una tiepida primavera di rilancio, resta una specie di istituzione nascosta, un corpo quasi estraneo di cui poco, anzi pochissimo, è dato sapere. In verità molto, sul piano della condivisione sociale e istituzionale, sta cercando di fare il vicedirettore Antonino Poti, che potrebbe essere tra i candidati a succedere a Di Terlizzi, promuovendo nuovi corsi e soprattutto seminando maggiore empatia tra le istituzioni locali e le altre accademie pugliesi.

Un percorso di crescita dell’immagine interamente vanificato dalle intemerate dell’attuale presidente Massimiliano Arena, assurto alle cronache per la conferenza stampa di presentazione del presunto ritrovamento di un autoritratto di Leonardo da parte di un collezionista locale (se anche le accademie si prestano all’autodafé, l’arte non ha davvero scampo), ma pur sempre un percorso di crescita che ha portato in accademia una nuova visione del futuro.

Un futuro in cui il trasferimento in un «hub della fiera di alcuni dei nostri corsi, che altrimenti non sapremmo più dove allocare dal momento che sono molto cresciuti, non sarebbe visto come una sconfitta ma come una opportunità, soprattutto perché l’amministrazione comunale -spiegano dalla direzione – non ci vuol dare gli altri spazi dell’ex caserma dei vigili urbani».

In qualità di docenti, artisti e ospiti, per le stanze di corso Garibaldi sono transitati tra gli altri Elio Filippo Accrocca, Libero de Libero, Sandro Chia, Salvatore Fiume, Giovanni Albanese e Renato Guttuso prima che l’oblio cui si è autorelegata l’allontanasse da qualsiasi condivisione con la città: ecco perché la necessità di espansione di un’istituzione tra le più prestigiose di Puglia viene vissuta come l’atterraggio di un marziano anche dalla politica locale, perché a questa officina di talenti (in cui insegnano straordinari docenti provenienti da tutta Italia) è sempre mancata l’autorevolezza di chi chiede lasciando però qualcosa al territorio.