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OMICIDIO NOTARANGELO A VIESTE GLI ARRESTATI IN SILENZIO DAVANTI AL GIP. LA GUERRA TRA I CLAN DELLA MAFIA GARGANICA E LE INCHIESTE DOPO IL RACCONTO DEI PENTITI

Scelta del silenzio davanti al gip di Bari Antonella Cafagna per Michele Notarangelo, 27 anni di Vieste, arrestato il 13 aprile con 4 compaesani – i tre pentiti Marco Raduano di 40 anni, Danilo Pietro Della Malva di 37, Orazio Coda di 34 e il ventisettenne Michele Lapacciana – nell’inchiesta sull’omicidio del suo omo­nimo Giambattista Notarangelo, assas­sinato a 46 anni a colpi di fucile e pistola il pomeriggio del 6 aprile 2018 mentre dava da mangiare ai maiali in campagna.

Omi­cidio di mafia collegato alla guerra tra il clan Raduano e i rivali Perna/Iannoli. Notarangelo è ritenuto uno dei killer insieme ai pentiti Coda e Della Malva rei confessi e Antonio Fabbiano che fu as­sassinato 20 giorni dopo, il 25 aprile 2018, quale risposta del gruppo Perna/Iannoli all’omicidio Notarangelo.

Il gip accogliendo parzialmente le ri­chieste della Dda ha disposto i domiciliari per Coda e Della Malva; e il carcere per Raduano (arrestato “solo” per ricetta­zione e armi perché avrebbe fornito la “Jeep Renegade” rubata, due pistole e un fucile usati per l’agguato; rigettata invece la richiesta d’arrestarlo quale mandante dell’omicidio), Michele Notarangelo e La­pacciana, quest’ultimo accusato di fa­voreggiamento e ricettazione perché dopo il delitto avrebbe ricevuto le armi dell’agguato.

Anche Lapacciana difeso dall’avv. Angelo Pio Gaggiano, si è avvalso della facoltà di non rispondere: è stato in­terrogato dal gip di Foggia su rogatoria del collega di Bari firmatario dell’ordinanza cautelare.

Notarangelo è stato invece sentito in videocollegameto con il carcere napo­letano di Secondigliano dove sconta 10 anni: è difeso dagli avv. Salvatore Vescera e Francesco Americo. Il pm Ettore Cardinali gli contesta il concorso in omicidio aggravato da premeditazione, motivi abietti e mafiosità per i metodi utilizzati e per aver agito per agevolare il clan Ra­duano in quanto il clan volle dare “una dimostrazione di forza criminale sul ter­ritorio, eliminando un soggetto legato alla locale criminalità storica quale cugino di Angelo Notarangelo” (il capo-clan ucciso da killer ancora ignoti a gennaio 2015, agguato mafioso che diede il via alla scissione nel gruppo e alla scia di sangue)

“che non riconosceva la supremazia cri­minale del gruppo Raduano, e comunque soggetto vicino al gruppo rivale Per- na/Iannoli”.

Ad accusare Michele Notarangelo sono i presunti complici Della Malva (“Sparò su mio ordine, poi infierì sul cadavere esplo­dendo tutti i proiettili del caricatore”) e Orazio Coda (“Della Malva gli disse: ‘spa­ragli alle gambe’, quindi Della Malva sparò al petto della vittima e Notarangelo gli scaricò tutto il caricatore della pi­stola”); e altri 2 pentiti Marco Raduano (“Della Malva, Coda e Michele Notaran­gelo avevano il compito di individuare i nostri rivali”); e Giovanni Surano che sostiene d’aver appreso dallo stesso Mi­chele Notarangelo e da Fabbiano del loro coinvolgimento.

Michele Notarangelo sconta 10 anni per il tentato omicidio di Giovanni Cristalli gambizzato il pomeriggio del 14 ottobre 2019 nei pressi del municipio di Vieste, ferimento collegato alla guerra di mala. Cinque giorni dopo su decreto della Dda i carabinieri fermarono Notarangelo quale autore materiale della sparatoria e un compaesano accusato di avergli passato l’arma.

Notarangelo ha anche rischiato d’essere ucciso nella guerra tra clan la sera del 25 aprile 2018 quand’era insieme a Fabbiano: killer armati di mitra e pistola fecero fuoco, colpendo Fabbiano che morì qualche ora dopo in ospedale mentre Notarangelo fuggì, rifugiandosi a casa e rimanendo illeso. Per l’omicidio Fabbiano e il tentato omicidio Notarangelo è in corso in corte d’assise a Foggia il processo a Giovanni Iannoli, esponente di spicco del clan Perna/Iannoli: si dice innocen­te.