A dodici anni dalla precedente, la Regione Puglia tenta la riforma del piano regionale delle coste. Ma la rivoluzione si blocca subito per le proteste dei Comuni. Il motivo? Nella bozza di legge, presentata ieri mattina dal consigliere regionale delegato all’Urbanistica Stefano Lacatena, si prevedeva che il 50 % del demanio marittimo fosse concesso agli operatori balneari e l’altro 50 rimasse pubblico.
Con la legislazione attualmente in vigore, la parte liberamente fruibile dai cittadini è al 60 per cento, i lidi occupano il 40. I sindaci hanno protestato perché significherebbe dare più spazio ai privati. E così la misura è stata, per il momento, congelata.
«La risorsa mare è limitata – spiega Francesco Zaccaria, sindaco di Fasano, delegato Anci nell’incontro con la Regione -. Bisogna ripristinare il giusto equilibrio fornendo i servizi per le famiglie che non possono permettersi l’accesso ai lidi privati. Forniremo le nostre osservazioni pensando a Guglielmo Minervini che con questa legge cercò di raggiungere il difficile equilibrio tra iniziativa privata e interesse pubblico».
Per l’ex procuratore di Lecce Ennio Cillio, attivista di Italia Nostra, occorre considerare anche «un limite in relazione all’ampiezza della spiaggia e al numero di fruitori ospitati. Questo nel senso di garantire la fruibilità pubblica e, solo per la parte residua, di assicurarne anche la concessione. È un bene di tutti, questo deve essere l’uso prioritario».
Non la interpretano così i sindacati dei balneari. Il ragionamento è questo: nella legge vigente, la 17 del 2015, l’equilibrio tra spiaggia libera e in concessione è solo apparentemente a favore della prima (60/40), in realtà in quel 60 per cento sono comprese le cosiddette spiagge attrezzate. Facendo due conti la parte realmente libera è pressappoco del 52 per cento, non cambierebbe granché.
E veniamo ad un’altra novità: le «spiagge con servizi» non esisteranno più. «Hanno generato solo problemi, finendo, di fatto, col dar vita a veri e propri stabilimenti in evidente elusione di legge», spiega Lacatena. La necessità di una riforma del piano coste è legata essenzialmente a due fattori: la scadenza fissata dalla normativa statale al 30 giugno 2027 per avviare le procedure di affidamento delle concessioni demaniali e il fatto che, in dodici anni, solo 8 su 69 Comuni costieri si siano dotati di un piano comunale delle coste, strumento essenziale per pianificare oltre che le gare per concessioni demaniali anche i servizi.
Per Giuseppe Mancarella, presidente Federterziario balneari, sono proprio le procedure complicatissime della legge attuale ad aver «messo in ginocchio i Comuni. Occorre semplificare, mettere ordine alle regole». Il cuore del nuovo strumento, difatti, per Lacatena, «è l’aver rimosso il doppio livello di pianificazione, responsabilizzando molto i Comuni. L’idea – spiega – è quella di introdurre un sistema attraverso cui i Comuni avviano le procedure in virtù della maggiore conoscenza del territorio, con il controllo e la verifica regionale in sede di copianificazione».
Aspetto, anche questo, controverso. Per il sindaco Zaccaria, infatti, «i Comuni più piccoli dovrebbero avere meno competenze perché non hanno organici adeguati per affrontare sfide amministrative così ricche di interessi». Seppur soddisfatto per l’apertura e il dialogo, per Mauro Della Valle, presidente Confimprese Demaniali Italia, «si sono persi 30 anni di pianificazione. Fu Raffaele Fitto, con la sua legge, a rendersi conto che il vero pianificatore può essere solo il comune costiero».
Lacatena, intanto, recepisce tutto ed è pronto alle modifiche, «la bozza è totalmente aperta – garantisce – Vogliamo che tutti siano d’accordo. L’obiettivo della Regione è tutelare la libera fruizione della costa, negli aspetti economici, in quelli ambientali e paesaggistici.
Dobbiamo garantire la libera fruizione e l’accesso al mare a tutti i cittadini». Per Antonio Capacchione, presidente nazionale Sib, «il fatto che arrivi a fine legislatura, in limiti mortis, non va bene. Sperando – dice – che venga approvato dal Consiglio regionale». Cosa, come è noto, affatto semplice.
corrieredelmezzogiorno