Piatto ricco mi ci ficco e in Puglia piangono per lo schizzare verso l’alto dei prezzi delle concerssioni per le spiagge. “I canoni annuali per le concessioni demaniali marittime sono schizzati alle stelle: dal 2020 al 2021, infatti, il minimo richiesto ai gestori dei lidi balneari è aumentato di circa 7 volte. Una proporzione eloquente per chiarire la ratio sottesa alla mozione che abbiamo presentato per impegnare la Giunta regionale ad intervenire affinché il governo nazionale provveda a riequilibrare le richieste ai concessionari”, si legge in una nota dei consiglieri regionali pugliesi di Forza Italia Giandiego Gatta, Stefano Lacatena e Paride Mazzotta. L’aumento, spropositato e incomprensibile, è stato decretato dal Ministero delle Infrastrutture il primo dicembre del 2020 e mette in seria difficoltà soprattutto quelle piccole imprese che dispongono di concessioni di ridotte dimensioni tanto da ritenere i ricavi insufficienti e poco equi. Secondo dati ministeriali, le concessioni in Italia oggi sono circa 52mila e 500, di cui 27mila e 300 ad uso “turistico-ricreativo”.
Per la Puglia, pleonastico dirlo, rappresenta una vera e propria stangata: l’economia che ruota attorno al mare, infatti, è decisamente ragguardevole e concorre a pieno titolo a qualificare la nostra offerta turistica. Imporre canoni così elevati ai concessionari significa, in molti casi, far desistere l’impresa dal prosieguo delle attività ed è per questo che ci auguriamo che non solo la nostra mozione sia condivisa da tutto il Consiglio regionale, ma che il governo nazionale si dimostri sensibile e provveda a modificare la decisione assunta dall’esecutivo precedente. Dunque, è stato il “decreto agosto” a contenere un primo, esoso tentativo di riforma dei canoni sulle concessioni demaniali marittime. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 14 agosto, ha infatti stabilito le cifre pagate dai titolari di stabilimenti balneari e chioschi sulla spiaggia: per circa ventimila concessionari il canone aumenterà a 2500 euro all’anno a partire dal 2021 (in precedenza la cifra minima era di 362,90 euro) e al contempo sono stati aboliti gli elevati valori Orni, che avevano comportato delle cartelle da centinaia di migliaia di euro per le circa trecento imprese pertinenziali italiane.
Mai nessun governo finora aveva avuto il coraggio o la volontà di introdurre una tale rivoluzione sui canoni demaniali marittimi, necessaria per eliminare a detta dei proponenti i profondi squilibri che le stesse associazioni di categoria denunciavano da tempo, tra chi pagava troppo e chi pagava troppo poco. E anche se la misura non è sufficiente per poter parlare di un vero e proprio riordino, si può dire che l’articolo 100 del “decreto agosto” sia un primo passo verso una riscrittura complessiva del meccanismo di calcolo dei canoni, a cui il governo probabilmente continuerà a lavorare una volta terminata l’emergenza sanitaria. Intanto, vista l’importanza del provvedimento che abbiamo già anticipato in un articolo precedente, analizziamo nel dettaglio i contenuti del testo e le conseguenze per il settore. Risolti i contenziosi dei concessionari pertinenziali l’articolo 100 del “decreto agosto” è stato inserito direttamente dal consiglio dei ministri per risolvere l’ingiustizia dei circa trecento concessionari pertinenziali. Una misura analoga era arrivata a un passo dall’approvazione all’interno del “decreto rilancio”, sotto forma di emendamento approvato all’unanimità da tutte le forze politiche, ma il testo era stato stralciato all’ultimo minuto.