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E’ morto Michele Vescera indimenticato stopper del primo Atletico Vieste

 

La sua ultima “rovesciata” gli è stata fatale. Non è riuscito a “stoppare” la malattia: Michele Vescera, indimenticato centromediano (difensore centrale), del “primo” Atletico Vieste. E’ morto a Crespellano, in provincia di Bologna, dove da qualche anno, per ragioni di lavoro, aveva deciso di abitare con la famiglia. Aveva 63 anni. Michele raggiunge, Ninuccio Bosco (l’allenatore), Nicola Mantuano (portiere), "Angioletto" D’Errico (ala), Vincenzo Maiorano (il Toro – portiere), Michele Mattera (centrocampista), Antonio (ala) e Mario Cariglia (centrocampista). Tutti convocati “urgentemente” per dare sicuro lustro alla SUA nazionale.
La famiglia dell’Atletico Vieste piange non solo un insuperabile difensore, ma soprattutto un leale sportivo. Ciao mastino!   

Così lo ha descritto ninì delli Santi nel suo “Campanile Sera, all’alba dell’Atletico Vieste”
(Ediz. "La Ricotta")

Dall’Arbitro: Vescera…..Michele  2-3-5
Michele Vescera, il Mastino. Era un buon giocatore e gran francobollatore. Quando mi maltrattavano a difendermi correva lui. Sì, era il mio personale protettore! Nella tranquillità della spogliatoio, ragionava, ma l’ardore della partita lo travolgeva. Non c’era modo di calmare Michele Vescera il Mastino, specie nelle partite che contavano. Michele Vescera aveva la capacità di teatralizzare le cose insignificanti. Tanto da essere ricordato più per le sue “rovesciate” che come francabollore di centravanti….pochi quelli che la fecero franca sotto di lui.
 Mi risulta complicato descriverlo. In tanti, troppi, tendono a criticare giocatori di quella tempra e caratteristiche. Allora mettiamola così: facciamo un po’ di curve nella speranza di prenderlo. Più o meno tutte le squadre hanno chi crea e chi distrugge. Il precisino che verrà controllato in partita dal lottatore; quest’ultimo un tipo forte, con una grande fede e poco pudore (calcisticamente parlando). Il lottatore non manca mai all’appuntamento con lo sforzo. Commuove per la sua generosità ma non sbalordisce né prende mai decisioni. Di solito ha il vizio della demagogia, ed è sempre a un passo dall’eroismo o dalla figuraccia. Vive (meglio dire sopravvive) spremendo fino all’ultimo i propri scarsi mezzi, buttandosi sui piedi degli avversari, correndo e collegando i reparti. La sua missione consiste nel chiudere gli spazi, annullare i talenti. Distruggere. Non far segnare l’attaccante che marca. Ebbene, non ho niente da dirgli, i miei rispetti! E’ con gli altri che invece voglio parlare. Con quelli creativi: con il giocatore abile. Con quei costruttori di allegria ai quali la natura ha fornito le stesse armi del lottatore: due gambe, due polmoni, due coglioni, ma in più ha dato il talento per giocare bene, per distinguersi. Una voce particolare, un dono del cielo. Ed è a loro che chiedo: non vi vergognate di lasciarvi sopraffare da un mediocre? Di perdere senza combattere? Di arrendervi così facilmente? Perché non difendete la virtù che vi rende privilegiati con la stessa convinzione di coloro che sanno di dover lottare come un Michele Vescera? E dico loro: usate le gambe, i polmoni, i coglioni in attesa dell’ispirazione che, come dicevano i classici, va meritata. Ma soprattutto sfruttate il vostro dono, aggredite con l’abilità, la creatività, la precisione. Non aspettate, non abbandonatevi, non tradite la natura che con voi è stata generosa. Coraggio vuol dire provarci, ritentare anche dopo un errore. Vuol dire rischiare cento volte la giocata geniale, sfidare i fischi e dimostrare al lottatore che quello svantaggiato è lui. Ah, quanti “campioni”, sono sicuro: son tornati nello spogliatoio a testa bassa e con la solita frase fatta: “quel cinque non mi ha lasciato respirare”! Mi dispiace dirtelo, “campione”, ma il mediocre sei tu….
Che Mastino quel Michele Vescera!