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Vico – NON E’ PENELOPE… MA E’ COME SE LO FOSSE

 

Non è Penelope, non aspetta Ulisse, non ci sono Proci – non ce ne sarebbe nemmeno spazio – al numero civico 10 di Corso Umberto I di Vico del Gargano. Tesse la tela Maria Voto, sposata, 51 anni, due figli adulti e un meraviglioso nipotino. Qui nascono le originali tele lavorate con i telai di un tempo. Un piccolo laboratorio di tessitura, interamente occupato da due antichi telai, che ha fermato come per magia il trascorrere del tempo: ogni modernità si è fermata sull’uscio di “la Tela”.

Qui tutto è rimasto come i ricordi delle nostre nonne, ma tutto si materializza con i fili ordinati, i colori, il movimento dei pedali, mentre lentamente cresce sotto i nostri occhi meravigliati la tela di lino, la canapa, il cotone, la lana. Sono andato a trovarla per una chiacchierata

– Come è nata questa passione per gli antichi telai?

La mia avventura con i telai è iniziata il 2000 con un corso di formazione del Parco Nazionale del Gargano e di Italia Nostra teso alla riscoperta e tutela delle antiche tradizioni artigianali del territorio. La tessitura a telaio era molto diffusa in tutto il Gargano, ma il paese che eccelleva fra tutti era Vico del Gargano. Le nonne raccontano che in ogni famiglia c’era un telaio. Se ne contavano oltre 800 con altrettante tessitrici. Il corso durò cinque mesi e fu tenuto da due insegnanti, un’anziana tessitrice di Vico per il cotone e il lino, una più giovane di Carpino per le altre produzioni. Attualmente sono l’unica tessitrice ad aver proseguito in questa antica e nobile arte, ritenuta minore come spesso accade con i lavori di donne.

– Dopo il corso cos’è successo?

Posso dire che mi sono innamorata dei telai, della tessitura garganica e di tutto il mondo celato dietro di essa, nel momento stesso in cui per la prima volta sedetti sulla panca e schiacciai il pedale. Il 2003, dopo un periodo in una cooperativa finita ancor prima di nascere, decisi di aprire un laboratorio a Vico, fortemente convinta a non disperdere il lavoro prezioso di tante donne che prima di me avevano animato le case del centro storico del paese con il “battito di vita” creato dal canto gentile dei telai. Donne contadine, spesso semianalfabete, povere, che avevano saputo creare tessuti finissimi noti anche alla Corte del Borbone.

– Chi viene a visitare il tuo laboratorio?

L’interesse che negli anni ho saputo creare nei turisti è notevole. Il mio laboratorio è meta e tappa obbligata per molti di loro, in quanto unico, o ultimo, testimone della nostra cultura e tradizione del telaio, punto d’incontro e di riferimento in un mare di botteghe di finta tipicità. Purtroppo non posso dire di aver suscitato lo stesso interesse nei nostri amministratori e in Enti vari. E, spiace dirlo, neppure nei miei concittadini. Chi viene nel mio laboratorio, situato in un locale tipico di fine 800, nel centro del paese, ha l’opportunità di vedere i miei telai in azione e tutti i manufatti che produco: asciugamani di lino con disegni in “pizzo spagnolo” originali dell’800, copriletti e tovaglioli in lino e canapa nel tessuto conosciuto come “u sckacck”, tappeti di lana, cuscini e borse in tecnica mista: spighette, righe e denti di cane. Tessuti apprezzati soprattutto per la finezza dei filati e la raffinata semplicità.

– Il futuro di questa prezioso artigianato?

Oltre ai miei due telai, in paese ci sono ancora pochissimi esemplari, tenuti per motivi affettivi dai proprietari ma non funzionanti. La mia speranza è stata per molti anni quella di poter trasmettere questo sapere ai giovani, ma dopo 14 anni ho dovuto arrendermi all’evidenza.

– Eppure c’è un gran parlare sui mestieri a rischio scomparsa.

Nessun Ente, nessun amministratore, nessuna autorità di formazione ha capito la potenzialità che un corso di tessitura, diffuso sul territorio, avrebbe potuto offrire alle innumerevoli donne disoccupate del Gargano. Negli anni ho ospitato molte reti televisive, un gran parlare, ma tutto si è esaurito nel giro di poche ore.

– Oggi c’è un turismo attento e stufo di cineserie. La tua è una produzione di alto artigianato.

Credo che non solo la tessitura, ma ogni altra forma di artigianato potrebbe costituire un pezzo di economia di nicchia. In fondo non è difficile capire che il turismo di qualità va alla ricerca di prodotti tipici, originali e unici. Nell’epoca di Internet noi donne garganiche potremmo arrivare molto lontano, ben al di là del nostro naso.

Michele Angelicchio