I libri di Socci e Luzzatto hanno riacceso il dibattito sul frate di Pietrelcina. Ma è ripreso anche il linciaggio mediatico che lo trasforma in un’icona trash.Miracolo. Di Padre Pio parlano ormai anche i colti e gli scettici. Un tempo era il padre del popolino, dei parroci e delle donnette, visitato e criticato di nascosto dalle classi dirigenti, laiche e intellettuali del Paese, sprezzanti verso un fenomeno che ai loro occhi istruiti sapeva di peronismo religioso. Ora, invece la musica è cambiata. Due libri, di Luzzatto e di Socci, hanno riacceso le attenzioni intorno al controverso frate cappuccino. E la tv torna spesso sulla sua vita e le sue polemiche; è accaduto l'altra sera con un bel programma su Retequattro. Padre Pio in realtà corre due pericoli opposti e paralleli: uno, che viene dall'alto, e mira a demolire l'aura di santità, a dimostrare che fosse quasi un impostore. L'al tro è che la sua santa immagine si trasformi nell'icona kitsch del Mezzogiorno superstizioso e tardone, che non investe in sviluppo e solidarietà ma in pacchiana paccottiglia e feticismo monumentale.
Faccio un esempio, di cui ho letto sulla Gazzetta del Mezzogiorno. A Rignano Garganico sorgerà una statua del Santo di Pietrelcina alta sessanta metri che costerà dieci milioni di euro. Sarà la millesima statua di Padre Pio, che è ormai dappertutto, perfino nei condomini e nelle stazioni di servizio del sud. Ma questo monumento sarà gigantesco, come la statua della Libertà e il Colosso di Rodi. Sarà il frutto di una specie di azionariato popolare, coagulato tramite un sito internet, dieci milioni di pixel da un euro l'uno, in modo che ogni azionista potrà dire di aver portato il suo mattone. A promuovere l'iniziativa assiro-babilonese è un circolo culturale locale, ma il promotore è quell'ex frate Giuseppe Cionfoli passato dalla mistica leggera alla musica leggera, dal sacerdozio all'isola dei famosi. E mi pare davvero un progetto all'altezza di questa parabola, la riconversione di un santo in una star da reality, anzi da santiry show, degna di Las Vegas più che del Gargano. Per carità, non si tratta di denaro pubblico ma di private e volontarie donazioni; e non voglio nemmeno addentrarmi nell'ipermercato della fede, tra simoniaci, creste e business, che ruota dietro i circuiti della devozione. Ma un santo come Padre Pio che ha aiutato e miracolato tante persone, meriterebbe di veder devolvere queste cifre enormi in opere di bene, assistenza ai malati, aiuto ai bisognosi, e in mille opere di vera beneficenza per il sud. La statua invece è finalizzata al turismo religioso e ad un culto che rischia di sfociare nell'idolatria. Il mio disagio non nasce dalla diffidenza verso la devozione forte e diffusa a Padre Pio, ma al contrario, dal rischio che iniziative come queste squalifichino il Santo, il suo culto e i suoi devoti. E diano una brutta mano a questa rinnovata ondata di linciaggio verso Padre Pio, pompata da giornaloni, circoli laicisti e gruppi anticlericali, logge e lobbies ostili al santo terrone e alla devozione antica e genuina che suscita. Hanno ripreso 1'assurda storia delle stimmate artificiali, procurate con farmaci e le antiche insinuazioni sulla sua vita. Stimmate durate mezzo secolo e poi scomparse all'approssimarsi della morte, non sono frutto di acidi. Si riprendono le famose registrazioni in confessionale per insinuare intimità sessuali con le devote. Non credo, ma lasciatemi dire una cosa scandalosa: cosa volete che sia rispetto ad un grandioso percorso di santità un cedimento sessuale? Ma davvero dobbiamo misurare la santità con questi metri miserabili, da virtuismo borghese e da puritanesimo quacchero? Mi è capitato di sentire fior di atei militanti che si appellavano perfino all'autorità di un Papa, Giovanni XXIII, ostile verso il frate di Pietrelcina, per sostenere la loro campagna contro Padre Pio. Ho loro chiesto se credevano al dogma dell'infallibilità del papa; assolutamente no, mi è stato risposto, e allora perché dovremmo credere a priori all'autorità di un papa, peraltro corretto dal suo successore Paolo VI e vistosamente smentito da un suo grande successore, papa Giovanni Paolo II? Padre Pio è un santo eletto per grazia di Dio e volontà della nazione, assurto agli altari per una forma insolita di elezione diretta, quasi di democrazia plebiscitaria applicata all'agiografia. È un santo che odora di Medio Evo, ma suscita devozioni insospettabili e una vastità impressionante di testimonianze sui suoi miracoli. Certo, poi c'è il risvolto fastidioso, la speculazione, il mercatino, il kitsch. Ma di fronte ad una società che si crede più smagata ma poi coltiva superstizioni ancora più ridicole, legate agli oroscopi, ai segni zodiacali e a mille nuove superstizioni, il culto di Padre Pio rivela la familiarità con il sacro e l'irruzione del religioso nella vita quotidiana, il bisogno, anzi la fame di santità e di fede di una società orfana di senso e braccata dalla disperazione e dalla solitudine. Lasciate che di Padre Pio ciascuno di noi coltivi un altarino domestico, e magari conservi nel proprio portafogli un'immagine, un ricordo, una traccia che ci è stata tramandata da una persona cara e che forse evoca una storia tragica e miracolosa. L'anno prossimo sarà il quarantennale del '68, e tanti – me compreso – dedicheranno libri e iniziative a quell'anno. Sarà un caso, ma in quell'anno parricida, se ne andarono tre padri: Padre Pio, Giovannino Guareschi, che si fece seppellire con il tricolore con lo stemma sabaudo e Vittorio Pozzo, glorioso commissario della Nazionale che drogava i suoi calciatori con gli inni patriottici. E chiuse i battenti la tv educativa del Maestro Manzi. Che sia avvenuta allora, anziché nel '43, la morte della patria?
Marcello Veneziani
Libero