Tre assegnati da anni al Gargano devastato a settembre dall’alluvione. Il rapporto della task force voluta da Renzi. Dodici le opere finanziate e mai partite, potevano evitare morti e danni. E i fondi ora rischiano di essere revocati. Un dossier accusa: dieci milioni mai spesi così si poteva evitare il disastro ambientale.
Cinquanta case abusive, racconta per il momento l’inchiesta della Procura. Ma sull’ alluvione di settembre del Gargano – due persone morte, case, storie, imprese distrutte – c’è un numero che fa ancora più inpressione: tre milioni, come tre milioni di euro, che erano lì a disposizione degli enti locali da anni proprio per cominciare alcune opere necessarie a evitare tragedie di quel tipo. Soldi che invecé non sono mai stati nemmeno toccati ma fino a oggi sono rimasti lì a dormire. Ad accorgersene è stata, dopo un lungo lavoro con gli uffici e con la Forestale, la nuova struttura della presidenza del Consiglio #Italiasicura. Il capo, Erasmo D’Angelis, proprio in estate aveva messo in mora gli enti, minacciando la revoca del finanziamento. Ma poi il settembre è venuto giù tutto. Proprio a Vieste, tra l’altro, dove sono pronti e mai spesi (così almeno risultava al 31 1uglio di quest’anno cinquecentomila euro dal 26 novembre del 2007. A cosa servivano? «Mitigazione del rischio idraulico» c’è scritto negli atti. Tre soltanto sul Gargano. Ma quando si sentiranno piangere gli amministratori per il prossimo disastro ambientale è dieci il numero che bisogna tenere a mente: dieci come i milioni stanziati dai ministeri per prevenire il disastro ambientale negli anni scorsi e per il momento mai spesi. Sono soldi freschi, disponibili ma che rimangono a dormire in qualche piega di bilancio dei vari enti locali. Il caso non riguarda , soltanto la provincia di Foggia ma, omogeneamente, tutta la regione. Per dire a Diso, provincia di Lecce sono stati stanziati 700mila euro a novembre del 2008 e però mai usati. «E’ necessario- hanno spiegata gli uffici alla task force di Palazzo Chigi –una ridefinizione del progetto a seguito delle, prescrizioni dell’ Autorità di bacino. Inoltre è ancora in corso la procedura di verifica per la Via (la Valutazione d’impatto ambientale) alla provincia di Lecce e alla Regione». Per tornare in provincia di Foggia a Cagnano Varano era assolutamente necessaria la realizzazione di una barriera davanti all’isola Varano. A novembre del 2008 per questo sono stati stanziati un milione e mezzo di euro e invece niente. Ma a oggi siamo ancora in progettazione: «Il parere di compatibilità dell’intervento non è stato ancora acquisito. E sussiste inoltre il problema del «patto di stabilità» che impedisce di sbloccare i fondi già assegnati per tale intervento». Sulla Murgia a ogni alluvione sono tutti con il fiato sospeso. Eppure a Gravina e Spinazzola hanno due milioni di euro mai spesi. Quattrocentomila sono per Gravina e nello specifico per la «manutenzione straordinaria e opere di ingegneria naturalistica» e un milione e mezzo a Spinazzola dove erano previsti lavori di «sistemazione idrogeologica in via Le Grotte». In entrambi casi siamo ancora in fase di progettazione con il sistema tutto bloccato da una serie di permessi che tardano ad arrivare. A Giovinazzo da anni un tratto di costa è assolutamente off limits, ma soprattutto pericoloso. Per questo a novembre del 2008, dunque sei anni fa, vengono destinati dal Governo due milioni per il «consolidamento della fascia costiera per cedimenti e crolli della costa rocciosa». E invece. Invece «il contratto e l’appalto di esecuzione dei lavori con la ditta aggiudicatrice è stato risolto – si legge nel dossier di Palazzo Chigi – E si è proceduto all’affidamento di un nuovo incarico progettuale e all’esecuzione di nuove indagini geognostiche, sismiche, oltre a rilievi topografici e batimetrici». Addio. D’altronde – mentre gli altri soldi continuano a essere incagliati alleTremiti, a Copertino, a Cellino San Marco o a Monopoli – c’è chi, come proprio a Ginosa e Castellaneta Marina, nonostante le promesse ancora aspetta i soldi promessi a ristoro delle passate alluvioni. E al di là dell’ assistenza al danno non vede risolto ancora il problema: non a caso, a ogni acquazzone, si grida al disastro. Oppure c’è chi, come testimonia un’inchiesta della procura di Foggia, quei soldi li ha avuti ma non li ha spesi esattamente nel migliore dei modi. A Biccari, per esempio, secondo alcuni rilievi i pozzi che sono stati costruiti sono molto meno profondi di quello che avrebbero dovuto essere. E così come sono servono a niente, o comunque molto poco. I famosi pozzi con il fondo.
Giulio Foschini
Repubblica-Bari
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