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Vieste/ Don Tonino Baldi: “Il sacrificio di Mario ci sproni tutti a rivedere i nostri modi di vivere

Mario ha perduto la vita in modo violento mentre assolveva ai suoi doveri di onesto commerciante.

Non possiamo sentirci estranei davanti a questo terribile fatto di cronaca nera che ha addolorato una normale famiglia di lavoratori. Non possiamo sentirci estranei per l’umana solidarietà che normalmente lega gli abitanti di una piccola città come Vieste, dove ci si conosce quasi tutti senza particolare fatica. Ma anche perché questo triste momento, insieme a quello di poco meno di un mese che ha tolto la vita ad Antonio Dimauro, hanno ferito tutta la nostra comunità cittadina.
Il dolore ci coinvolge ancora di più perché a procurarli sono stati due giovani della nostra stessa comunità cittadina. Quando si è della stessa città ci si deve sentire tutti come in una grande famiglia. Ed invece si è passati – per poco conto – dall’essere fratelli all’essere nemici, ad essere assassini. Ed infine perché i giovani sono la speranza del domani ed un giovane che uccide non trasmette nessuna buona speranza circa il domani…
Considerando i ripetuti momenti di grave violenza degli ultimi anni, dovuti a estorsioni a rapine e a rapimenti, a maltrattamenti e soprattutto agli omicidi (oltre agli ultimi due, si vedano anche gli omicidi dei fratelli Giovanni e Martino Piscopo e di Michele Mafrolla) è facile rimanere scossi e pieni di sconforto.
Ci si chiede perché? Ma cosa sta accadendo? Eppure Vieste è la perla del Gargano, è l’isola felice! Queste domande legittime ora aspettano risposte altrettanto legittime.
Reagire! E’ questa quasi la parola d’ordine che risuona come un’eco di bocca in bocca in questi giorni così tristi in cui è scesa su Vieste come una nuova coltre di paura e di sofferenza. Una paura che per certi aspetti sta togliendo anche la serenità e la speranza soprattutto pensando ai più piccoli e ai bambini. Una paura che sfocia tante volte in una evidente perdita di speranza. “Vuol dire che a Vieste sono saltate tutte le regole” Qualcuno ha apertamente sostenuto questa affermazione.
E’ vero sono saltate tante regole. Ma non dobbiamo e non possiamo perdere di vista che – accanto a evidenti personalità malavitosi – ci sono anche tante persone, bambini, giovani e adulti davvero oneste e buone che credono nei valori e li rispettano educando a quelle regole che rendono la vita autentica e felice.
Quello che conta è crederci davvero e coalizzarsi lavorando tutti in una nuova sinergia educativa perché ognuno faccia la sua parte: Politica, Forze amministrative Comunali, Forze di polizia, Scuola, Chiesa ed altre agenzie educative.
Non si può neanche dimenticare che alla base di tutto è necessario che ci siano le famiglie perché è proprio la famiglia ad essere la culla della vita che trasmette i valori eterni della fede, dell’amicizia, della bontà, del non fare agli altri ciò che è cattivo e non si vuole per sé.
Ma… purtroppo, per tanti versi la famiglia non c’è, è assente. E allora reagire vuole dire  soprattutto impegnarsi a recuperare la famiglia intesa come la fonte di ciò che vale davvero.
Che i genitori non rimangano più solo a guardare. Che non trasmettano più l’idea che vince solo il più forte o che – se si sta bene personalmente – il dolore e la sofferenza degli altri interessano poco. Che educhino i propri figli non all’idea che solo il denaro e il successo contano ma che a contare è ciò che dura nel tempo, plasma la persona rendendola davvero uomo o donna rispettabili e procura così autentiche gioie che sfidano anche la morte. Che accolgano, se famiglie cristiane, la Parola e la Volontà di Dio come l’autentico insegnamento verso ciò che è davvero importante per la vita della terra e quella del cielo!
Reagire allora significa vivere l’amore che è autentico solo se non è limitato ad un momento o solo ad alcune persone. E perché l’amore possa essere eterno e aperto a tutti, dovrà affondare le sue radici in Chi può sanare le nostre piaghe, asciugare le nostre lacrime e darci una spinta per superare tutte le difficoltà e gli scogli della vita. Reagire allora, per chi crede, significa tornare a fare i cristiani non solo in alcune occasioni ma in tutti i giorni dell’anno.
La nostra preghiera e il nostro impegno è che Mario non sia morto invano. Che il suo sacrificio ci sproni tutti a rivedere i nostri modi di vivere e di essere.
Mario potrà sorriderci dal cielo se vedrà che Vieste, dopo la pausa del pianto e del dolore, riprende a vivere cercando e raggiungendo quei motivi per cui vale davvero la pena di vivere e di sacrificarsi.
Perché, per chi crede, dopo la vita, c’è la Vita.
E per tutti, credenti e non, come direbbe il Manzoni nei Promessi Sposi, si finisce per star meglio se anziché cercare di star bene si cerca di fare il bene.

Don Tonino Baldi