<<Beati gli antichi che non avevano antichità>>: la battuta di Denis de Diderot torna alla mente ogni volta che, davanti allo scempio della natura e delle bellezze che l'uomo è riuscito a creare nel corso dei secoli, si rimane in preda allo sgomento e all'impotenza.
Se potessimo fotografare dall'alto le nostre spiagge alla fine dell'estate, cioè dopo il passaggio dei barbari della modernità, ci accorgeremmo (se mai ce fosse bisogno) che noi italiani le usiamo come una grande discarica a cielo aperto per vecchi articoli sanitari, elettrodomestici in disuso, tappi di bottiglie, sacchetti di plastica, siringhe, cicche di sigarette e lattine: di tutto, di peggio.
Se aggiungiamo l'erosione naturale del mare, le cave lungo i fiumi e la cementificazione della coste, il quadro dello sfascio ambientale è completo. Ma poichè non c'è mai limite al peggio e la <<mamma>> dei cretini e dei truffatori è sempre incinta, ecco apparire anche i mercanti di sabbia. Come quelli che su un famoso sito internet per aste, hanno messo in vendita, a partire da un euro e 99 centesimi, sacchetti di sabbia rubati dalle spiagge di varie località tra cui la nostra Vieste, che ottiene così un altro riconoscimento internazionale magari non voluto. Il «souvenir» è disponibile in ,comode buste sigillate con una foto dimostrativa, a riprova che la sabbia è stata raccolta proprio nel posto indicato. Ma sarebbe sbagliato pensare a ad una volgare truffa come quella cinematografica di Totò che, con la complicità di Nino Taranto, vende la Fontana di Trevi allo sprovveduto emigrato italo-americano Deciocavallo. Dietro l'asta telematica – come sostiene Legambiente che ha denunciato il traffico delle sabbie d'oro – c'è il mercato degli appassionati di minerali. C'è chi porta via dall'Isola del'Elba i bellissimi sassi levigati di Pomonte per costruire suggestivi muretti di cinta in pietra o i ciottoli picchiettati di nero della spiaggia delle Ghiaie, dove sbarcarono gli Argonauti, portati a casa per dare al salotto un tocco di magia.
Del resto, nell'Italia dei predatori della natura perduta non sono molti ad essere senza peccato. Tra gite scolastiche e aziendali e week-end <<mordi e fuggi>>, solo in pochi riescono a resistere, all'impulso di rubare qualche <<ricordino>>, soprattutto quando, nelle mille grotte del Belpaese, si trovano di fronte alle spettacolari meraviglie della natura. Ma è la cosa più stupida che si possa fare: una volta sulle mensole di casa, strappati al loro ambiente naturale, i cristalli non brillano più e si trasformano in polverosi promemoria del nostro stupido egoismo. Dobbiamo lasciare che sculture cesellate dai millenni restino un piacere per i nostri occhi e per quel di chi verrà dopo di noi. Se davvero amiamo il nostro Paese, non possiamo continuare a scriverlo sulla sabbia.