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Il sale della vita

Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno: và e d’ora in poi non peccare più».Yehoshua ben Yosef, il Vangelo.Domenica ho letto l’editoriale di Eugenio Scalfari sulla Repubblica. Ancora una volta ho assistito ad un atteggiamento che mi preoccupa sempre. Quello cioè di una persona che si dichiara ateo e laico e che vuole insegnare a chi crede cosa credere, a chi è cattolico cosa significa essere cattolico. Così si atteggiava spesso Oriana Fallaci quando dichiarava il suo ateismo, eppure nei suoi ultimi testi contro l’Islam difendeva la cultura cristiana della sua Firenze e dell’Europa. Vorrei dire a Scalfari che la fede non è una questione politica e sociale e non è una questione culturale ma dell’incontro con una persona che è Gesù e con il suo messaggio che poi diventa scelta politicha, sociale e culturale perchè con Gesù si incontra una visione della persona, del lavoro, della verità, della famiglia, dell’amore. Non si può sotto la scusa dell’amore giustificare tutto. Non si può in nome di una falsa idea della libertà, intesa come poter fare ciò che si vuole solo perchè ci piace, pensare che niente faccia male alla persona. E non si può neppure condannare sempre la componente cattolica del popolo italiano per tutto il male che c’è nel nostro paese. Ho riportato all’inizio di questo intervento una parte del vangelo di Giovanni in cui è chiaro il modo di vedere, di vivere, di comportarsi di Yehoshua, il fondatore del cristianesimo. Davanti alla donna, che essendo trovata in flagrante adulterio rischiava la lapidazione (ancora oggi questa legge vale per i mussulmani), la libera da coloro che la volevano uccidere, la rimanda libera, ma le dice «non peccare più». Esiste la persona ed esiste il peccato. Esiste il male che non può essere eliminato solo nominalmente cioè chiamandolo bene o fingendo che non esiste. Giovanni XXIII diceva: «Occorre distinguere il peccato dal peccatore». Se guardiamo con sincerità, con verità, senza preconcetti nè pregiudizi la realtà della Chiesa vediamo che solo la comunità cristiana si fa veramente carico del dolore di questa umanità. Se cercate dove trovano da mangiare, da vivere, dove stare, gli extracomunitari: andate nelle parrocchie e cercate della Caritas, del volontariato, delle persone che fanno da mangiare nelle mense, senza chiedere nè di dove sono, nè che religione praticano, nè se hanno i documenti in regola ma solo perchè sono persone. Fate un giro fuori dalle chiese le domeniche, in tutta Italia, e vedrete chi chiede la carità, chi non viene scacciato, chi viene accolto e trova aiuto e scoprirete che la maggioranza sono  zingari mussulmani. Perchè è facile proporre di liberalizzare la droga ma i centri per il recupero di tossicodipendenti sono gestiti in gran parte da preti. Lanciamo condanne contro la prostituzione e contro il commercio delle persone, la schiavitù di oggi, la tratta degli schiavi eppure sono povere suore, frati, preti, volontari che si interessano veramente e con scarsissimi mezzi delle persone che hanno bisogno. Venendo all’articolo di Scalfari già il titolo è una superba, presuntuosa e arrogante dichiarazione di fariseismo e di condanna di chi la pensa in modo diverso: «Chi non ama i diversi non è cristiano». Ho più paura di chi presume di potermi giudicare ed afferma di non giudicare, di chi condanna rivestendosi dei panni del comprensivo o del libertario. Mi ricordo che negli anni settanta Pasolini, emarginato dalla sinistra libertaria, diceva che i figli dei ricchi borghesi, industriali, liberi professionisti, burocrati contestavano violentemente i poveri carabinieri e i poliziotti che invece erano i veri proletari, figli di emigranti, di contadini. Tutto questo era già menzogna. Oggi davanti ad alcune questioni come aborto, divorzio, droga, coppie di fatto, accoglienza degli stranieri dobbiamo fermarci e chiederci la persona, l’essere umano come ne esce. Quale immagine di persona genera le scelte che si fanno. Basta con frasi ad effetto che  non aiutano nessuno ma creano dolore nelle conseguenze sull’umanità. La domanda non è sulla libertà ma sulla verità, unica condizione perchè anche la libertà generi vita e felicità.