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ITALIA NOSTRA SUL PORTO DI RODI

Sulla diatriba tra il sindaco di Rodi Garganico, Carmine D’Anelli, e il presidente regionale di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, rispetto all’implemento del 30% dei posti barca previsti per il realizzando porto turistico e al rischio cementificazione della costa e dei fondali, oggi interviene l’associazione Italia Nostra, presieduta dalla combattiva Menuccia Fontana. L’ambientalista vichese giudica positivamente il progetto, ma invita nel contempo il Comune di Rodi a stare attento nel non distruggere la parte di ponente della riviera rodiana, dove insisterà il porto che, una volta ultimato, potrebbe contenere fino ad un massimo di 450 barche. “Esteticamente il progetto è ben fatto – spiega Fontana – ovviamente non sono un tecnico per poter giudicare bene l’impatto ambientale che avrà la struttura sulla spiaggia e sul mare. Un’opera così pensata potrebbe agevolare il turismo in questa parte del Gargano, ma è ovvio che dobbiamo stare attenti a non distruggere quello che di bello abbiamo. A tal proposito vedo bene l’intervento di vigilanza degli Enti superiori”. Fontana, pur ricordando di “rispettare il territorio”, vuole buttare acqua sul fuoco della polemica che nei giorni scorsi ha visto protagonisti D’Anelli e Tarantini e che, da qualche giorno, interessa anche i vertici dell’ambiente e dell’urbanistica della giunta Vendola. Legambiente, come noto, ha chiesto apertamente l’interessamento sul caso degli assessori Michele Losappio e Angela Barbanente, che nei prossimi giorni potrebbero decidere sul bloccare o meno l’opera in base ad una possibile violazione della valutazione di impatto ambientale. "La valutazione di impatto ambientale riguardante il porto turistico di Rodi Garganico – ricordava Tarantini – è stata operata su una ipotesi progettuale che prevedeva la realizzazione di poco più di 350 posti barca, mentre si sta firmando un contratto per realizzare una infrastruttura per 450 barche. Se è così si rende necessaria una nuova Valutazione di Impatto Ambientale, anche se ad un numero superiore di barche non dovesse corrispondere un aumento delle cubature del porto. Parte considerevole della valutazione di impatto riguarda, infatti, le ripercussioni che la concentrazione del numero dei natanti può avere sugli ecosistemi marini e costieri". In altre parole il sindaco D’Anelli avrebbe previsto la realizzazione di circa il 30% di posti barca in più, a discapito probabilmente dell’orografia e dell’ambiente. Sulla questione nei giorni scorsi, si è registrato l’intervento dello stesso primo cittadino che, rispondendo direttamente a Tarantini, ha assicurato l’imminente avvio dei lavori, prevedendo la firma del contratto con la Cidonio per il prossimo 17 marzo. Ma a quanto ammonta l’area interessata dai lavori? I tecnici parlano di circa 90.000 metri quadri di superficie, quasi 29.000 metri quadri lo specchio d’acqua necessario. Il tutto spendendo quasi 17.000.000 di euro, circa 35 miliardi di vecchie lire. Inutile ricordare che a Rodi si voterà nella prossima primavera-estate per rinnovare la carica di primo cittadino e l’intero consiglio comunale. Ovvio l’ingresso del porto turistico nei programmi e nelle diatribe partitiche rodiane, che certamente interesseranno gli Enti superiori e le politica garganica, dauna e pugliese che conta. Per concludere, Legambiente è entrata direttamente in altre battaglie ambientaliste che interessano le comunità di San Giovanni Rotondo (la possibile cementificazione della Pineta di Padre Pio) e Monte Sant’Angelo (la realizzazione di un distributore pensile).