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Il procuratore Vincenzo Russo: “Non cè una ripresa della criminalità organizzata sul Gargano”

Si parla spesso dei disagi con cui la macchina della giustizia deve confrontarsi. Quali sono le difficoltà operative nel caso del Tribunale di Foggia?

«La difficoltà principale che ci troviamo ad affrontare è quella del personale, sia per quanto riguarda la magistratura che per quello amministrativo. Abbiamo delle carenze di organico e delle assenze per vari motivi, maternità, malattia, ecc., e naturalmente non vi sono sostituzioni. Ci troviamo così in difficoltà di fronte a fenomeni criminali piccoli e grandi che ci danno sempre molta preoccupazione e per cui la nostra attenzione deve essere sempre alta. Anche se in pochi, abbiamo tanta energia, tanta voglia di fare bene e tanta sinergia tra di noi che sono sicuro riusciremo a continuare ad avere dei buoi risultati».

Negli ultimi tempi a Foggia sono comparsi messaggi di avvertimento, lettere con proiettili ed il clima politico e sociale sembra risentirne. Qualche anno fa l'ex sindaco Agostinacchio prospettò anche l'arrivo dell'esercito. Oggi che clima si vive a Foggia? La situazione è peggiorata?

«Non credo che la situazione sia peggiorata. Ritengo si tratti di filoni episodici legati a momenti particolari. Non credo vi sia un disegno complessivo per quanto riguarda la crimininalità perche molti fenomeni criminali di grandi dimensioni sono stati debellati. Vi è anche uno sforzo da fare nei confronti della piccola criminalità che se non controllata adeguatamente può sfociare in episodi più gravi. Devo dire però che anche le nostre forze dell'ordine presenti sul territorio sono molto capaci, competenti e professionali, animate, proprio nell'ambito di questo clima che si è creato tra tutti noi, da tanta abnegazione, buona volontà e spirito di sacrificio».

Per quanto riguarda la criminalità sul Gargano, ad esempio quella legata alla faide, qualcuno dice che è cresciuta come capacità ed opera in maniera più nascosta e subdola. In questi anni come si è evoluta?

«Non credo che vi sia una ripresa dei fenomeni mafiosi o di criminalità organizzata nel Gargano. Certamente alcuni filoni resistono ancora, sono ancora in piedi. Anche se non dobbiamo essere completamente pessimisti. Dobbiamo dire che, anche in collaborazione con la Dda [dipartimento distrettuale amtimafia, ndr] di Bari, la guardia rimane sempre alta perché questi fenomeni possono sempre riesplodere da un momento all'altro. Vi sono, peraltro, ampie zone in cui vi è emarginazione, degrado, disoccupazione e quindi è evidente che queste situazioni possono alimentare i fenomeni criminali».

Sul tema della collaborazione dei cittadini, siete soddisfatti per come risponde la gente di Capitanata che dovrebbe essere la prima a dare sostegno al vostro lavoro?

«Per la verità percepiamo che i cittadini di Foggia, del Gargano, della Capitanata in generale ci sono molto vicini. Deve però ancora maturare, come anche in altre zone d'Italia, soprattutto al Sud, questo spirito di collaborazione, cioè questo intendimento di denunciare i fenomeni estorsivi, di usura, specialmente da parte delle vittime. Abbiamo dimostrato spesso che quando c'è stata la collaborazione dei cittadini con denunce siamo prontamente intervenuti ed agli stessi denuncianti non è accaduto assolutamente nulla perché anche le forze dell'ordine in questo ci hanno molto supportato con la loro attività di controllo e prevenzione. L'invito che rivolgo sempre ai cittadini è di avere fiducia nelle forze dell'ordine e nella magistratura perchè noi siamo vicini a loro. Con il loro aiuto e con la loro collaborazione certamente riusciremo a debellare non tutti i fenomeni ma certamente a ridurre il peso della criminalità».

Le polemiche che spesso infuriano a livello nazionale fra mondo politico e magistratura arrivano anche a Foggia?

«Foggia non vive una realtà diversa. Qualche contrasto qualche incomprensione fra politica e magistratura come a livello nazionale magari può esserci anche a Foggia. E' certo però che noi dobbiamo dare ai cittadini un'immagine di unità, di raccordo fra le istituzioni altrimenti i cittadini si sbandano e anche sotto questo profilo può essere foriero di ulteriori fenomeni criminali. Le istituzioni devono lavorare di raccordo, non devono apparire all'esterno in contrasto o lacerate tra di loro, nel rispetto dei ruoli ed dei compiti che ciascuno deve affrontare. Da parte della magistratura vi è la massima serietà, il massimo equilibrio nello svolgimento di ogni qualsiasi tipo di inchiesta anche quelle che, purtroppo, ci sono di tipo amministrativo-politico. L'importante è non usare due pesi e due misure, andare avanti nei confronti di tutti con molta serenità».

Antonio Troia