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“Io schiavo di Puglia”, l’articolo di Gatti premiato dalla Commissione Europea

Aveva 38 anni e veniva dalla Romania. Viorel Ciuriuc era arrivato in Italia da un paio d’anni, insieme alla moglie, e da un paio d’anni lavorava nelle campagne daune, tra Foggia e Cerignola. Era irregolare, era un clandestino, nonostante fosse un cittadino neo comunitario. Probabilmente non sapeva nulla della inchiesta pubblicata da Fabrizio Gatti sull’Espresso, tutta dedicata al fenomeno dello sfruttamento della manodopera, neo ed extra comunitaria, in Capitanata. Probabilmente avrà incrociato lo sguardo di quell’uomo dalle fattezze slave che prendeva appunti di nascosto. Probabilmente avranno camminato insieme al seguito del caporale, o avranno cenato insieme, in uno dei miseri casolari che ospitano gli schiavi di Puglia. Probabilmente avrà avuto un moto di simpatia per quell’ultimo arrivato che sembrava un po’ imbranato, e che non aveva nessuna dimestichezza con il lavoro dei campi. Probabilmente non avrebbe comunque mai saputo – anche se fosse vissuto – che quel tipo strano era un giornalista, e che quegli appunti presi di nascosto sarebbero diventi un articolo dedicato anche a lui e che quell’articolo gli sarebbe poi valso il premio di miglior giornalista europeo dell’anno. Un premio per il miglior articolo contro le discriminazioni. Una iniziativa della Commissione Europea, che ha premiato Gatti tra i 568 candidati di tutti i paesi dell’Unione. Un articolo che ha scoperchiato una realtà conosciuta, ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare e denunciare. Quell’articolo ha costretto tutti noi, tutti noi foggiani – giornalisti, imprenditori, sindacalisti e politici – a riconoscere che esisteva una situazione di degrado, di sfruttamento, di umiliazione ed anche di violenza, ed ha costretto tutti noi ad aprire gli occhi , che tenevamo ostinatamente e colpevolmente chiusi e che, ancora oggi, facciamo fatica a mantenere aperti.