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Vecchie e micro, in Puglia le famiglie perdono colpi

Famiglia motore dello sviluppo. E’ quanto mette in evidenza il rapporto Ipres (Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali), indagine presentata giovedì sera a Bari. Un dossier che, con numeri e percentuali, va al cuore del problema: nei nuclei familiari pugliesi ci sono sempre meno figli e sempre più anziani.

La famiglia resta centrale nelle dinamiche sociali e in quelle economiche. Ma la sua forza è destinata a diminuire se, attraverso adeguate politiche sociali e fiscali, non si riuscirà a invertire il negativo della “curva demografica”. In parole povere, più culle per tutti, aiutando le giovani coppie ad avere più fiducia e a non aver paura di mettere al mondo un bebè.

Calo delle nascite La Puglia è in linea con la costante tendenza all’invecchiamento della popolazione e con il calo delle nascite. Stessa lunghezza d’onda tra il “tacco d’Italia” e il resto del Paese anche per il contesto economico e culturale, l’inclusione sociale, il rischio povertà, i rapporti tra tempo di lavoro e ritmi di vita e tra lavoro, maternità e congedi parentali.

Invecchiamento Per quanto riguarda l’invecchiamento, la popolazione con oltre 75 anni è destinata ad aumentare nel corso degli anni, passando dal 6,8% del 2001, al 20,1% del 2050; al contrario, la popolazione con meno di 5 anni, secondo le previsioni, nel 2050 sarà meno del 5%. Gli anziani non autosufficienti nel 2004 erano poco meno di 140mila e nel 2020 saranno oltre 230mila, con un aumento del 62%.

Come stiamo cambiando Il rapporto presenta le trasformazioni in atto. Ecco alcuni dati fondamentali: l’aumento delle famiglie unipersonali (il 28,9%), con prevalenza di donne ultrasettantenni; la diminuzione delle famiglie con cinque o più componenti; l’aumento del numero delle famiglie, ma con la diminuzione della loro dimensione media; l’aumento di quelle monogenitoriali.

Donne penalizzate C’è un problema nel rapporto tra famiglia e mercato del lavoro, soprattutto per le donne, per le quali la maternità è considerata un fattore di rischio. Un problema che ne innesca un fenomeno: il crescente livello di povertà. «Sono preoccupanti i dati relativi alla crescente povertà che colpisce soprattutto le famiglie numerose – ha detto Pietro Pepe, presidente del Consiglio regionale della Puglia -. Gl’indici pugliesi sono superiori a quelli nazionali, ma leggermente migliori di quelli meridionali». La ricerca Ipres non offre solo un’analisi della situazione della famiglia in Puglia, ma analizza anche leggi e strumenti del welfare regionale (asili nido, spesa per l’infanzia, i minori, gli anziani, gli immigrati, le dipendenze). La famiglia è, quindi, lo snodo centrale delle politiche del welfare e dello sviluppo. «In Puglia – ha spiegato Pepe – è mutato lo scenario con l’approvazione della legge n.19 del 10 luglio 2006 sul sistema integrato dei servizi sociali, che per la prima volta affronta in maniera integrale il ventaglio delle questioni sul tappeto. La famiglia resta l’agenzia di socializzazione fondamentale – ha continuato il presidente -. Rilanciare adeguate politiche per la famiglia è, quindi, essenziale, ma va altresì fondato un nuovo patto formativo tra società, scuola e informazione per promuovere le dinamiche di sviluppo e di coesione». Un rilancio non facile, su cui occorre lavorare iscrivendo la questione “famiglia-sviluppo” al primo punto dell’agenda politica europea, nazionale e regionale, come hanno evidenziato Gaetano Piepoli, presidente dell’Ipres, Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Tribunale dei minorenni di Bari e l’assessore regionale alla Solidarietà sociale Elena Gentile.