"Aiutati ché Dio ti aiuta", l’ho sentito dire spesso a Vieste, da quando la frequento. Il proverbio è quanto mai calzante, quando si parla di trasporti da queste parti.
Partire in treno da Roma per raggiungere il Gargano, è quasi come fare un tuffo nel passato. Un tuffo molto poco piacevole: più di 8 ore per percorrere meno di 400 chilometri, in un percorso che inizia bene e poi si perde allegramente nel verde della macchia mediterranea. Perché in realtà, il viaggio sarebbe un po' più facile, prendendo un magnifico pendolino che unisce in sole 3 ore e mezzo per 3 corse in media al giorno Roma a Foggia. E invece no. Troppo bello per essere vero. Gli orari dell'Eurostar non coincidono mai con quelli della «Garganica», il trenino locale. Del Far West, lo chiamano, non si capisce se affettuosamente da queste parti.
Ma iniziamo dal principio. Si sale sull'unico treno che permette di beccare la coincidenza a Foggia con solo un'ora e 35 minuti di attesa. È un "Intercity plus" che parte da Roma alle 8,52, arrivando nel capoluogo pugliese alle 13.20. Appena 4 ore e 28 minuti di viaggio, per 345 chilometri. Poco male. L'aria condizionata non funziona nel vagone, impossibile starci. Ci distribuiamo tutti in piedi negli altri scompartimenti del treno, aggiungendoci ad altra gente che viaggiava in piedi, per mancanza di posto. Seduti sulle valige, si chiacchiera e te la fai passare.
Ovviamente, il treno porta ritardo: quasi venti minuti, ma poco importa: c'è più di un'ora, prima di prendere la coincidenza. Si arriva finalmente a Foggia, senza sapere che lì cominciano i veri guai. Perché dopo Foggia è finito il mondo. Scendiamo dall'Intercity e andiamo a procurarci il biglietto per la «Garganica», che sembra quello dell'autobus e si compra nell'edicola della stazione, con 1,90 economici euro. A Foggia dovremo farne un altro per Rodi, meta del viaggio, a 4,60 curo. La prenotazione non è possibile via intemet né in nessun altro modo, anche perché non serve. Il treno in questione è molto poco gettonato e poi capiamo perché. Manca ancora più di un'ora alla partenza. Finalmente arriva il mezzo. Si presenta uno scenario da Far West dove un trenino da un vagone (nei momenti di ressa sembra ne abbia due) e senza aria condizionata (che non è di serie) aspetta i suoi sette passeggeri per percorrere poco più di cento chilometri in poco meno di tre ore. Un trenino che unisce Foggia e San Severo, le due stazioni collegate con le FS, a tutti i paeselli del Gargano, da Peschici a Rodi Garganico sulla costa, tranne Vieste (chissà perché) fino a quelli dell'entroterra.
«Bisogna essere sfigati a prenderlo», dicono due ragazzi di queste parti. «Tutti si fanno venire a prendere a Foggia in macchina, servono oramai un cinquantina di minuti». Purtroppo per noi, oggi nessuno della famiglia era disponibile. Apprendo che per raggiungere il Gargano da Roma c'è anche un pullman che dalla stazione Tiburtina parte ogni giorno alle 11 e alle 17. Ci mette sei ore, perché ferma in tutti i paeselli. «Però è abbastanza scomodo», racconta una ragazza, «perché la domenica parte troppo presto, alle tre di pomeriggio, considerato che sei arrivato alle undici di sera del venerdì». Neanche questo è prenotabile da internet, ma solo dai tabaccai del paesello in orario da negozio o alla stazione Tiburtina, e solo lì. Non è possibile nemmeno per telefono e non è concesso a nessuno neanche fare cambi di orario.
Ma torniamo a noi. Finalmente il trenino parte, andiamo a cento chilometri all'ora. Nell'unico vagone vola tutto, ma non si possono certo chiudere i finestrini. Comunque, quando il treno è in movimento, entra abbastanza aria. Arriviamo alla stazione di San Severo. Si scende e si aspetta mezz'ora. «Cambiamo treno?», chiedo. «No, è lo stesso», risponde il bigliettaio, «solo che ripartiamo tra mezz'ora». Ho abbastanza tempo per andare all'edicola della stazione a procurarci il secondo biglietto. Finalmente ripartiamo e questo dovrebbe essere finalmente l'ultimo viaggio. Andiamo però a 30 all'ora. «Abbiamo rallentato perché le rotaie in questo tratto non permettono di andare più veloci», spiegano ancora bigliettaio e autista, gente davvero cordiale.
«Ogni volta dico che è l'ultima!», esclama Daniele quasi trentenne, seduto di fronte a me che ha la fidanzata a Vieste. «Lo dico tutte le volte che mi capita di dover prendere questo treno», continua l’innamorato. «Poi invece penso al mare stupendo e alla mia lei…». Eccolo, il mare. Scende finalmente a Rodi, sono le cinque di pomeriggio. Dopo più di otto ore di viaggio, non è a Hong Kong, ma sul Gargano. Deve ancora sorbirsi altri 40 chilometri mi dicono.
Sì è vero Vieste è un paradiso. Tutto è arrivarci. Fortunato lui che è innamorato.