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Il Circolo ARCI “Jalarde di Rignano Garganico presenta il programma autunnale-

La Caverna del Brigante" presenta la sua PROGRAMMAZIONE AUTUNNALE, volta a valorizzare la figura del brigante Gabriele Galardi, vissuto nella seconda metà dell'Ottocento a Grotta Paglicci, noto sito archeologico risalente al Paleolitico e ubicato nelle campagne di Rignano Garganico.

Inoltre per i Soci: volumi di autori locali, archeologia, film, giochi di società, internet e riscoperta dell'antica tradizione eno-gastronomica rignanese e garganica.

 

Ecco nel dettaglio la programmazione dal 4 settembre al 31 dicembre 2007

 

LUNEDI'

Chiuso

 

MARTEDI'

Dalle ore 20.00 alle ore 24.00

Giochi di società antichi e moderni

 

MERCOLEDI'

Dalle ore 20.00 alle ore 23.00

Mercoledì letterari

A disposizione dei Soci volumi e autori locali

 

GIOVEDI'

Dalle ore 20.00 alle ore 23.00

I film dell'ARCI – Pellicole a tema

 

VENERDI'

Dalle ore 20.00 alle ore 24.00

Alla riscoperta delle antiche ricette rignanesi e garganiche

Degustazione pancotto, musciska, caciocavallo, "cavedidde", pane "trumbate", lampascioni, olive locali, taralli, prupati, olio locale, vino locale e non solo

SU PRENOTAZIONE ENTRO IL GIORNO PRECEDENTE – CONTRIBUTO SOCIALE > Euro 10

Cell. 349/4009003 – Tel. 0884/326152

 

SABATO

Dalle ore 20.00 alle ore 24.00

Alla riscoperta delle antiche ricette rignanesi e garganiche

Degustazione pancotto, musciska, caciocavallo, "cavedidde", pane "trumbate", lampascioni, olive locali, taralli, prupati, olio locale, vino locale e non solo

SU PRENOTAZIONE ENTRO IL GIORNO PRECEDENTE – CONTRIBUTO SOCIALE > Euro 10

Cell. 349/4009003 – Tel. 0884/326152

 

DOMENICA

Dalle ore 20.00 alle ore 24.00

Alla riscoperta della cucina straniera e bio

Degustazione pietanze tipiche rumene, albanesi, polacche – Pietanze vegetariane e biologiche pure

SU PRENOTAZIONE ENTRO IL GIORNO PRECEDENTE – CONTRIBUTO SOCIALE > Euro 10

Cell. 349/4009003 – Tel. 0884/326152

 

Tutte le sere negli appositi spazi a disposizione dei Soci: bevande e stuzzichini.

Per finire: visite guidate gratuite al Museo di Grotta Paglicci e della Preistoria del Gargano (con il solo pagamento del biglietto d'ingresso); incontri periodici tematici sull'immigrazione e l'emigrazione.

 

Rignano Garganico, 30 agosto 2007

 

Il Presidente del Circolo ARCI

"Jalarde – La Caverna del Brigante"

Angelo Del Vecchio

 

 

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MA CHI E' JALARDE?

 

Gabriele Galardi, alias “Jalarde”, classe 1824, originario di San Paolo Civitate, fu uno dei tanti briganti che nel periodo 1961 – 64 imperversarono sul Gargano con ruberie ed uccisioni, ai danni di proprietari e cittadini ed affrontando in vari combattimenti, nel nome e nel simbolo dei re Borboni, le truppe piemontesi e gli allora “cacciatori di taglia”, come Rebecchi, La Cecilia ed altri. Di lui ne fa cenno lo stesso La Cecilia di San Severo, nel suo diario, pubblicato con il titolo “A caccia di briganti in terra di Puglia”, Quaderni del Sud/Lacaita 1985. Dove, in nota si dice che Gabriele fu Rosario, originario di San Paolo Civitate, guardiano di anni 37 si distinse nel giugno 1861, durante le invasioni dei Comuni di San Marco in Lamis e di Rignano Garganico, per la “particolare violenza con cui operò “misfatti e delitti contro le persone e le proprietà private. Ebbe come compagni “al duol” in quei frangenti i sammarchesi Agostino Nardella, alias Potecaro, ucciso in combattimento sulla Via per Rignano Garganico il 4 giugno di quell’anno (una delle cause a spingere le orde brigantesche ad invadere il paese), Angelo Maria Del Sambro, alias Lu Zambre , contadino di 35 anni fucilato il 29 giugno 1962, Aniello Rendina e Carlo Gaggiano, alias Carlicelli (del primo non si sa niente, il secondo, bracciante di 30 anni, fu ucciso dai suoi stessi compagni nel dicembre 1862). In particolare, si rese protagonista e complice di malefatte, oltre che di Del Sambro e del suo compaesano Nicandro Polignone, dei rignanesi Francesco Caterina, alias Franceschiello, guardiano presso i marchesi Cappelli, e dei fratelli Nisi, che resero veramente difficile la vita a La Cecilia. Sempre nello stesso manoscritto si racconta dell’assedio alla masseria dei Gabriele, da cui sfuggirono i suddetti briganti, a seguito di un errore tattico dei loro inseguitori, che si limitarono ad arrestare due briganti – pastori più una donna, prelevando nel contempo 1700 pecore e 5 capre, che furono restituite ai legittimi proprietari. Qualche anno dopo, Polignone e Galardi si presentarono alle autorità provinciali, dichiarandosi disposti a collaborare. Ottenuta la grazia, si diedero di nuovo alla macchia. Il fatto suscitò una dura critica della giunta municipale di San Severo nei confronti del prefetto De Ferrario e del Generale Mazé De La Roche, dimostratisi in tale occasione assai buoni ed ingenui. Fin qui la storia documentale. Il resto è storia orale, tramandata di generazione in generazione, intrisa di fatti, in alcuni casi veritieri in altri arricchiti dalla fantasia. In primo luogo, Galardi non fece la fine degli altri, cioè si salvò dalla cattura e dalla fucilazione, trovando rifugio in caverne e nascondigli più remoti ed impenetrabili del Gargano. Si sa che il rifugio preferito fu una misteriosa caverna, grotta Paglicci, alle pendici di Rignano, che rese famosa a quei tempi, non solo per via della sua lunga permanenza, ma anche perché qui si riunivano i più importanti briganti e malfattori dell’epoca (Vardarelli, Caruso, Schiavone ed altri). In proposito si dice che qui fu sepolto il loro tesoro, mai trovato, neppure da Leonardo Esposito, il cercatore sannicandrese che vi consumò l’intera esistenza negli anni 1950 –60 senza trovare mai niente. Invece, come si sa il tesoro vero c’era e c’è ancora e di valore incalcolabile. Il riferimento è ai quarantamila reperti e passa venuti alla luce in questi ultimi decenni, riferiti al Paleolitico, a cui potrebbero aggiungersi tanti altri ancora, grazie all’opera di un altro tipo di ricercatori: gli archeologi. Si sa ancora che il brigante era molto conosciuto dal popolo rignanese. Tant’è che ebbe rapporti anche di tipo amoroso. Di un suo figlio, nato morto, se ne parla nell’apposito registro, conservato nell’archivio parrocchiale.