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«Aumenti selvaggi per pasta e pane»

Secondo la Cia, infatti, l'aumento del prezzo del grano non giustifica i «rincari che si sono avuti al dettaglio». Per l'imprenditore pugliese Vincenzo Divella è sospetta la scarsità di grano e perciò invita il governo a vigilare. L'a.d. dell'omonimo pastificio prevede nuovi rincari a ottobre. Per la Coldiretti, invece, il problema è che l'Italia importa troppo grano. Certo è che l'aumento dei prezzi ha indotto gli italiani a tagliare i viveri dell'1,8% nei primi 7 mesi dell'anno

«Gli aumenti della pasta e del pane non trovano alcuna giustificazione. Gli incrementi che in questi ultimi mesi hanno caratterizzato le quotazioni del grano non hanno nessun riscontro reale con i fortissimi rincari che si sono avuti al dettaglio. Siamo, quindi, in presenza di speculazioni e di rialzi selvaggi». E' quanto segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori. «Quello che sta avvenendo in questi giorni – secondo la Cia – danneggia sia i consumatori, costretti ad un preoccupante “salasso” per acquistare prodotti di prima necessità, sia gli agricoltori che vedono lievitare a dismisura, lungo tutta la filiera dal campo alla tavola, il prezzo praticato alla produzione». La Cia ricorda che, in Italia, il prezzo del grano è come quello praticato venti anni fa, quando era pari a 50 mila lire al quintale, mentre oggi è pari a 26 euro. Quindi, i rincari che si stanno avendo al consumo appaiono fuori luogo e totalmente ingiustificati. «I prezzi praticati sui campi – rileva la Cia – si gonfiano in maniera abnorme nei vari passaggi che portano alla vendita al dettaglio. E questo non avviene solo per pane e pasta. Si riscontra nell’ortofrutta e nel latte. Settori in cui nella filiera si possono avere rincari anche superiori al 900%».