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Comunità Montana ai ferri corti

Il segretario generale replica al presidente: “ma quali privilegi, s’informi”

Il segretario generale della Co­munità montana del Gargano, Ugo Galli, rimanda al mittente, cioè al presidente dell'ente, Ni­cola Pinto, le accuse di sue presunte omissioni, e non solo. Pinto, come si ricorderà, aveva parlato di non meglio precisati privilegi che – sottolinea – «non trovano rispondenza in nessu­na norma giuridica». Galli chiarisce che, per quanto riguarda l'azione am­ministrativa svolta dagli uffici dell'ente, essa «si è costante­mente ispirata alla stretta os­servanza di tutte le norme giu­ridiche». Inoltre, il segretario generale confuta l'assunto se­condo il quale Pinto non sa­rebbe stato posto a conoscenza della interpretazione della nor­ma di legge regionale riguar­dante la presa d'atto delle no­mine dei nuovi rappresentanti comunali a seguito di elezioni amministrative, poichè – pre­cisa Galli – sin dal 24 agosto scorso, «lo stesso presidente era stato informato del con­tenuto della diffida prefettizia caratterizzata dall'accoglimen­to della prospettazione inter­pretativa da me formulata». «Interpretazione – chiarisce Galli – che, peraltro, mi era stata richiesta, in via esclu­siva, dallo stesso organo di go­verno, il giorno prima». Ma c'è di più. Galli si chiede in base a quali norme giuri­diche vigenti il segretario ge­nerale dell'ente debba «essere preventivamente autorizzato dal presidente allo scopo di interloquire con soggetti isti­tuzionali, quali la Prefettura, ovvero, con componenti l'or­gano rappresentativo, come Carmine D'Anelli, nella qua­lità di primo firmatario della richiesta di convocazione del Consiglio».

Comportamenti – che a pa­rere di Galli – rivelano, ancora una volta, l'esistenza di «un malitenso ruolo del presidente della Comunità montana del Gargano, poichè il quadro or­dinamentale vigente non con­sente a tale figura politica di autorizzare chicchessia, soprattutto in sede di svolgimen­to di compiti di natura tecnica, che la legge demanda, unica­mente, agli organi burocrati­ci».

Galli valuta poi inquientan­te il «manifestato intendimento di Pinto di restituire all'organo politico compiti di indirizzo e controllo, poichè se queste sono le premesse, siamo lontani dalla lettera e dallo spi­rito delle leggi vigenti».