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Nuove rivelazioni su Padre Pio? No, sono le solite panzane

A proposito del libro di Luzzatto, Antonio Socci ribatte sul quotidiano Libero

Se Gesù tornasse e fosse visto an­che oggi mentre cammina sulle acque, certi giomali 1'indomani ti­tolerebbero: «Clamoroso. Gesù di Nazareth non sa nemmeno nuo­tare». Come certi dotti che, aven­do Gesù guarito un paralitico, lo accusarono

Di aver compiuto il miracolo di sabato, giorno festivo. Finisce nel ridicolo il pre­giudizio che nega l'evidenza. Un tempo lo usavano contro Gesù, poi contro i santi, come padre Pio.

Ho appena consegnato alla Rizzoli (e sarà in libreria i114 novembre prossimo) il mio libro su questo grande santo e su al­cune cose sconvolgenti che ha compiuto e – avendo consultato decine di volumi, compresi quelli della causa di beatifica­zione – ho fatto una indigestione di fango. È impressionante la varietà di accuse, in­sinuazioni e calunnie che per mezzo se­colo gli sono state rovesciate addosso. Spesso da parte ecclesiastica. Le "virtù eroiche" che la Chiesa ha infine ricono­sciuto a padre Pio, dichiarandolo – per vo­lontà di Giovanni Paolo li – "beato" nel 1999 e "santo" nel 2002, si riferiscono an­che all'umiltà evangelica con cui ha sop­portato in silenzio tanto fango: «Beati sa­rete voi», avvertì Gesù stesso «quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11).

I perseguaati

D'altra parte alla fine i crocifissi vinco­no sempre. È una storia vecchia. Una cosa (soprannaturale) è la Chiesa, altro sono gli uomini di Chiesa. Gli uomini di Chiesa bruciarono Giovanna d'Arco e la Chiesa l'ha fatta santa. Gli uomini di Chiesa han­no perseguitato Giuseppe da Copertino, Giuseppe Calasanzio e don Bosco; la Chiesa li ha fatti santi. Così con padre Pio. Padre Gerardo di Flumeri, vicepostulato­re della causa, ha scritto: «A causa delle stigmate, padre Pio fu sospettato di essere un imbroglione, un mistificatore, un ne­vrotico, un ossesso. E questi sospetti pro­venivano non soltanto da miscredenti, dagli atei, ma addirittura da alcuni suoi confratelli, da qualche superiore e anche dalle autorità ecclesiastiche. Padre Pio su­bì condanne dal Sant'Uffizio e restrizioni alla sua libertà di apostolato».

Alla fine la verità ha trionfato. Ma, com'è noto, le antiche accuse messe in gi­ro riemergono periodicamente dagli ar­chivi. C'è per esempio quella, fra le più note e meschine, secondo cui il padre stesso si sarebbe procurato le stimmate con degli acidi. L'insinuazione nacque dal fatto che padre Pio – era cosa nota e ov­via – dopo la stimmatizzazione del 20 set­tembre 1918 usava la tintura di iodio e poi l'acido fenico sperando di tamponare il sangue che fluiva in quantità dalle ferite e per pulire le piaghe aperte. Certi ecclesiastici in malafede ci co­struirono sopra la loro accusa. Sono gli stessi che lo accusarono di profumarsi perché dalla sua persona crocifissa ema­nava a volte uno straordinario aroma di fiori. Anche questa insinuazione era in­fondata. Infatti questo fenomeno sopran­naturale si verificava soprattutto quando il padre era lontano (faceva sentire il suo profumo ai suoi figli spirituali nei mo­menti di bisogno) e anche dopo la sua morte e lo attestano centinaia di testimo­nianze (l' "osmogenesia" ha riguardato anche altri santi). Ieri, sul Corriere della sera, Sergio Luz­zatto ha pubblicato un biglietto con cui padre Pio chiedeva a una sua figlia spiri­tuale di comprargli in farmacia «200-300 grammi di acido fenico puro per steriliz­zare». E un'altra sostanza analoga. Oltre­tutto perché in piena epidemia di spa­gnola in convento si usavano per steriliz­zare le siringhe per fare le iniezioni ai frati ammalati (era proprio il giovane padre Pio a farle, come infermiere d'emergen­za). E dov'è la notizia? La cosa in sé è del tutto risibile. La notizia però non sta nel fatto, quanto nell'insinuazione con cui in quell'estate 1919 fu fatta arrivare in Vati­cano. Ed è quel sospetto che ieri ha fatto fare il titolo al "Corriere": «Padre Pio, ecco il giallo delle stigmate». Sottotitolo: «Nel 1919 fece acquistare dell'acido fenico, una sostanza adatta per procurarsi pia­ghe alle man[».

Nessuna cospirazione

Primo. In questo biglietto di Padre Pio non c'è davvero nessuna aura di segretez­za cospirativa che possa alimentare i so­spetti, ma al contrario un tono di serena normalità quotidiana («Carissima Maria, Gesù ti conforti sempre e ti benedica! Vengo a chiederti un favore. Ho bisogno di aver da 200 a 300 grammi di acido feni­co puro per sterilizzare. Ti prego di spedir­mela la domenica e farmela mandare dal­le sorelle Fiorentino. Perdona il disturbo»). Mandare un tale biglietto in giro è semmai prova di purità e di una coscienza solare. Secondo. A quella data (estate 1919) padre Pio portava già le stigmate da un anno e dunque sarebbe comico afferma­re che nell'estate 1919 egli si procurò dell'acido per prodursi delle ferite nel set­tembre 1918. Terzo: le ferite che portava non erano «macchie o impronte, ma vere piaghe perforanti le mani e i piedi» e quel­la del costato «un vero squarcio che dà continuamente sangue» (cose incompa­tibili con bruciature da acido). Quarto. Il padre portò le stimmate per 50 anni e non poté certo procurarsi – con la segretezza del cospiratore –per mezzo secolo dosi in­dustriali e quotidiane di acido (oltretutto per interi periodi fu segregato e sempre controllatissimo).

Ma soprattutto su quelle stimmate ci sono i referti medici di fior di studiosi, dal professor Romanelli al professor Festa, che a quel tempo le analizzarono, ripe­tendo le visite a distanza di anni e arrivando sempre alla conclusione che non pote­vano essere state prodotte né dall'artificio umano, né da uno stato psicopatologico, ma avevano un'origine non naturale. Ro­manelli argomenta, come scrive Fernan­do da Riese, che non può essere stato l'acido a provocare le ferite perché esso “non permetterebbe ai tessuti causticati di dare sangue e sangue rutilante”, so­prattutto di venerdì, come invece ha con­tinuato ad accadere per decenni. Il dottor Festa ha confermato con altri studi. Inol­tre l'acido avrebbe dato origine a ferite di­verse da quelle dai contorni netti. Questi medici negarono anche l'origine nervosa perché mai nella letteratura scientifica si era verificata e perché se anche fosse «una volta prodotte (tali ferite) dovrebbero se­guire il decorso di qualunque altra lesio­ne, cioè guarire o suppurare».

La conferma del medico

E invece per mezzo secolo le stimmate di padre Pio sono state un miracolo per­manente: né rimarginavano, né suppura­vano, dando sempre sangue fresco. Il pro­fessor Bignami, che essendo di idee posi­tiviste neanche ammetteva l'ipotesi so­prannaturale, finì per fornire la migliore conferma: fece isolare e sigillare per giorni le piaghe con la certezza che sarebbero infine guarite o migliorate e invece si veri­ficò l'esatto contrario.

Le stimmate, che padre Pio peraltro portò con immenso imbarazzo (senten­dosene indegno), sparirono solo quando il santo lo chiese come grazia al Cielo e cioè alla vigilia della sua morte nel 1968: si chiusero improvvisamente (come erano venute) e senza lasciare traccia. Con quel­le sofferenze padre Pio "pagò" milioni, letteralmente milioni, di grazie ottenute per chiunque soffrisse (si studino i dossier medici) e milioni di conversioni: comuni­sti, massoni, protestanti, agnostici (perfi­no qualche ecclesiastico) che trovavano la fede dopo essere andati a San Giovanni Rotondo magari con ostilità o pregiudi­zio.

Si convertivano non perché padre Pio facesse discorsi o teorie colte. No. Solo per la sua santità, cioè per la potenza di Dio. Perché lui si prendeva letteralmente su di sé le loro sofferenze, senza averli mai visti il padre mostrava di conoscere il loro pas­sato, leggeva nella loro anima, otteneva la guarigione di malati inguaribili, si mani­festava a distanza col suo profumo e la bi­locazione, prediceva eventi che sarebbe­ro accaduti e compiva altre opere scon­volgenti. II mistero di padre Pio è ancora da capire.

Antonio Socci

Libero