Dopo la designazione del consiglio comunale di Rodi. Con la mancata nomina come rappresentate della minoranza l'ex presidente viene di fatto estromesso dall'ente.Sono destinate a provocare un terremoto le notizie che giungono da Rodi Garganico, dove l'altro giorno il consiglio comunale, in ossequio alle direttive emanate dal prefetto Sandro Calvosa, si è riunito ed ha eletto i tre membri (due di maggioranza Carmine d'Anelli e Salvatore De Felice ed uno di minoranza, Libero Mario Carnevale) da inviare alla Comunità montana del Gargano. A tal riguardo va ricordato che esiste un sollecito prefettizio inviato a tutti e tredici comuni ancora rientranti nell'ente montano, di ottemperare al tutto in tempi rapidi per consentire la formazione della rinnovata assemblea, che come si ricorderà è scaduta lo scorso 22 ottobre. Nicola Pinto è stato fatto fuori dall'assise rodiana, quale membro di minoranza, ragion per cui, di riflesso, sarà estromesso anche dalla comunità montana. Un destino quanto meno inglorioso per l'esponente socialista. Quel che colpisce di tutto ciò però è, oltre allo stop decretato a Pinto, soprattutto quando accaduto dopo. Infatti come da prassi, a votazione avvenuta per la nomina dei tre membri, di solito in consiglio comunale si vota per la cosiddetta «immediata esecutività» della delibera. Ebbene, sapete con quanti voti è passata? All'unanimità, cioè con 16 voti. Vale a dire che hanno votato allo stesso modo sia la maggioranza che l'opposizione. Pertanto un atto che avrebbe dovuto avere una connotazione meramente tecnica, alla fine ha finito, visto il risultato, per assumerne una squisitamente politica. Spontanea a questo punto sorge la domanda: che anche gli ultimi fedelissimi (di Pinto) a Rodi lo stiano abbandonando? In attesa della risposta, par di capire che si affacciano tempi duri per gli interpreti di un certo modo di far politica. Anche in Comunità Montana del Gargano l'orizzonte tende al nuvoloso per Pinto. Non si esclude per esempio che nei prossimi giorni venga dato l'ok al varo di operazioni volte e a garantire il futuro politico dell'ente. Già lo scorso consiglio montano tra i banchi di maggioranza erano state notate larghe assenze. Il segno forse di un qualcosa che non va più. Del resto, è opinione di molti, lo stesso caso di Draicchio, il quale prima si dimette da assessore e poi ritira le dimissioni, starebbe a dimostrare come la maggioranza non sia più compatta come una volta. E che ognuno vada per conto proprio.