«Se il 9 febbraio il centrosinistra non ci darà risposte sull'ipotesi governo istituzionale, convocheremo il consiglio montano per la prossima settimana"»: il capogruppo di FI Gino Di Rodi lo aveva detto alla vigilia. E forse oggi "sarà costretto" proprio a dare esecuzione ai suoi propositi. Perché? Perchè la riunione tra Pd e Sdi dell'altro ieri non ha partorito nulla in merito.Tanto che le due forze politiche della ex Unione si sono aggiornati, per l'ennesima volta. Un dato questo che certifica come i due partiti continuino ad essere divisi "sul come" risolvere la crisi: il Pd (con Aldo Ragni della segreteria provinciale) continua a dirsi contrario all'ammucchiata (esecutivo di salute pubblica con esponenti del centro-destra) "siamo in campagna elettorale, l'elettorato potrebbe non capire". Una visione dettata più da "puro spirito di conservazione" che da forza politica munita di sensibilità istituzionale, che evidentemente non ha in debita considerazione il momento tribolato che l'ente montano sta vivendo in seguito agli interventi della magistratura. Mentre lo Sdi (Cappucci e Columpsi) si dice pronto ad aprire al centro-destra per una cogestione dell'ente, a patto però che FI Udc "non ne facciano una questione di numero di assessorati". In realtà tra i due partiti è in corso una battaglia feroce per la presidenza dell'ente montano. Il Pd preme per Gino Vergura presidente e lo Sdi per Matteo Cappucci. Mentre Giuseppe Columpsi parrebbe fuori e pronto a dimettersi. In più lo Sdi non tollera la situazione che si è venuta a creare in giunta con un Pd egemonico, il quale con Emanuele Leggieri, Domenico Esposito, Antonio Draicchio (prima diede le dimissioni poi le ritirò) ed appunto Vergura, occupa quattro caselle su cinque: allo Sdi il solo Columpsi.